Creato da IntelligenteNONbasta il 08/06/2009

SHINING

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Semplicemente stupendo...

Post n°44 pubblicato il 28 Dicembre 2009 da IntelligenteNONbasta

E così mi ritrovo qui a scrivere di te e di quanto mi fai impazzire…perché vorrei urlarlo al mondo quanto sei speciale per me e quanto mi piaci…   Molte cose già te le ho dette… anche se non mi prendi troppo sul serio.. e ti sembra strano che io possa adorarti e non ti rendi conto di quanto invece sia un istinto naturale essere pazza di te..

Mi piaci perché ogni volta che guardo i tuoi occhi così profondi non riesco a fare a meno di volerti baciare … e mi piace continuare a guardarti negli occhi anche mentre mi baci.. mentre i tuoi occhi sono giusto un po’ socchiusi e sembrano spiragli di una porta che mi da l’accesso al paradiso.

 

Mi piaci perché ogni volta che ti racconto di me e comincio a parlare a ruota libera, sul tuo volto noto un’espressione intenerita e mi sorridi in modo irresistibile.

  Mi piace assecondarti e mi piace prepararti sorprese per farti capire quanto ci tengo a te e mi piaci perché le apprezzi e non le dai mai per scontate e non mi dai per scontata.

 Mi piaci perché ti ripeto sempre che ti adoro ma non ti monti mai la testa.

 Mi piace dirti quello che provo attraverso le parole delle canzoni e mi piace quando le cantiamo insieme abbracciati.

 Mi piace lasciarmi cullare dalla tua voce  calda e sensuale e dal battito del tuo cuore.

 Mi piaci per  come scherzi con me, perché è esattamente il modo in cui scherzo anch’io e mi piace che è così da sempre, perché mi son sentita subito a mio agio con te e mi sembra di conoscerti da una vita.

 Mi piaci perché potremmo parlare ore e ore senza mai finire gli argomenti e spesso ci salutiamo 1000 volte, ma poi cominciamo un nuovo discorso e facciamo mattina.

 Mi piaci perché sai farmi morire dal ridere e tu poi ridi con me e non ci fermiamo più.

 Mi piaci quando approfitti dei momenti in cui nessuno ci può vedere…

 Ti adoro  perché potrei stare ore ed ore senza mangiare e bere e nutrirmi solo di te, senza essere mai sazia.

 Ti adoro  perché sai leggermi dentro e sai rassicurarmi e sai essere paziente con me anche quando sono “esagerata”.

 Ti adoro per tutte le emozioni che mi fai provare, perché mi fai sentire viva e mi fai sentire che anch’io ho un posto nel mondo e quel posto è tra le tue braccia.

 Ti adoro perché dici sempre le cose come stanno e non hai paura di dire quello che pensi.

 Ti adoro perché mi fai sciogliere e abbassare le difese e mi hai fatto di nuovo credere e sperare nella capacità di innamorarmi di nuovo.

 Ti adoro  perché sai essere tenero, ma anche  passionale e perché con te mi sento protetta e sono felice.

 

Mi piaci perché sei intelligente, arguto, simpatico, affettuoso, premuroso e affidabile e perché non sono ancora riuscita a trovare qualcosa che mi dia fastidio di te.. e se anche mi impegno trovo solo pregi.

 Mi piace da impazzire quando mi sveglio e tu mi prendi la mano e mi dai una carezza e quando lo fai mi sento mancare lo stomaco, per la gioia e l’emozione.

 Mi piaci quando camminiamo mano nella mano e ogni 100 metri d’improvviso l’avvicino alla mia bocca e te la bacio e tu non ti lamenti e mi lasci fare e sorridi.

 Ti adoro perché per “liberarmi” devo pagarti  con 100 baci.. e nessuna tassa mi è così gradita.

 Ti adoro quando ti diverti a baciarmi con foga impedendomi di parlare e con la barba mi pungi tutto il volto, perché adoro le tue labbra così voluttuose e saporite.

 Ti adoro quando mi coccoli e accarezzi dolcemente, perché adoro addormentarmi abbracciata a te e adoro usare il tuo corpo sempre caldo, per scaldarmi quando il mattino sento freddo nel letto. 

 Mi piaci e ti adoro, perché sei come sei… semplicemente stupendo.

 

 
 
 

CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?

Post n°43 pubblicato il 04 Dicembre 2009 da IntelligenteNONbasta

La philosophie à l’œuvre dans Le deuxième sexe a fait prendre conscience aux femmes de leur inestimabile droit de dire NON.

Se da una parte la mia lettura degli scritti di de Beauvoir risaliva ai tempi lontani in cui ero una ragazzina, e non mi aveva entusiasmato, nonostante durante l’adolescenza ci si lasci facilmente incantare da un carisma intellettualoide tutto parigino, dall’altra, una volta superata l’adolescenza, la figura “Simone de Beauvoir”, proprio perché di fascino francese, l’ho trovata sempre più sgradevole.

L’immagine che mi si è conficcata in mente è quella di lei seduta al Café de Flore a scrivere e a chiacchierare con Jean-Paul Sartre.

La coppia più “cerebrale”, libera e libertina dell’ultimo secolo francese mi è sempre parsa infida, capace di quella joie de vivre che si concretizza nel sedurre (senza la minima responsabilità etica) le giovani studentesse, priva di un’effettiva originalità intellettuale, impegnata a scandalizzare per il mediocre gusto dello scandalo, contrabbandato però come un gesto eroico di lucida autenticità.

 Il suo volersi imporre agli occhi del mondo come la pensatrice della ristretta cerchia dei maîtres à penser, il suo essere non la donna bella e al contempo intelligente, ma la donna che deve mostrarsi bella e deve mostrarsi intelligente, talmente pretenziosa da volere parlare a nome di ogni donna, così come di svelare gli orizzonti di ogni singolo aspetto della femminilità,mi hanno sempre reso piuttosto antipatica de Beauvoir.

 Nei confronti delle persone antipatiche, provo in genere una certa freddezza.  Riuscire però a stendere le circa mille pagine di Le deuxième sexe in poco più di due anni non è un’impresa da tutti.  Le deuxième sexe è un libro da leggere ancor oggi, senz’altro, anche per comprendere i tanti luoghi comuni sulle donne e delle donne del circolo “de Beauvoir”, della bourgeoisie dell’epoca.

  Non pensate che ce l’abbia con Parigi. E’ pur sempre a Parigi che c’è il ritratto sessualmente più intrigante dell’intera storia dell’arte, la Gioconda, e quello più perspicuo, L’Origine du monde. E’ pur sempre Parigi che vede George Sand vestirsi da uomo, consente a Coco Chanel di lanciare lo stile androgino, ospita al contempo l’edonismo di Colette e l’ascetismo mistico di Simone Weil.

 Quanto diverse sono le due Simone – Weil e de Beauvoir – quanto apprezzo la prima, e non la seconda, sia negli scritti, sia nella coerenza di vita, e cosa non darei per assistere a un loro incontro/scontro nel cortile della Sorbonne, per assumere le difese di Simone Weil e rimproverare a Simone de Beauvoir l’alterigia, l’indifferenza, la competitività nei confronti delle donne, nonché l’ordinario desiderio di essere solo un altro, ennesimo, uomo tra gli uomini. 

Magari Le deuxième sexe, sebbene sia l’opera beauvoiriana per eccellenza, di successo, quella più ricca e venduta, è un testo che non ha più nulla da dirci, perlomeno sotto il profilo filosofico, sempre che abbia avuto da dirci qualcosa in passato, e/o che non fosse meramente «a modern-day sex manual», come lo giudicava Blanche Knopf.

E se nel volume c’è qualcosa di filosofico, esso si trova talmente ingarbugliato con molte altre considerazioni non sempre appropriate. 

C’è di sicuro un po’ di Agostino, Aristotele, Diderot, Engels, Hegel, Kierkegaard, Marx, Merleau-Ponty, Montaigne, Montesquieu, Nietzsche, Platone, Rousseau, Sartre; c’è di sicuro un po’ di accidente, Altro, Assoluto, determinismo, dualismo, essenza, esistenzialismo, fenomenologia, immanenza, materialismo storico, nulla, mitsein, Soggetto, sostanza, trascendenza, Uno, mentre c’è pochissimo Descartes, Locke, Pascal, Spinoza, Voltaire.

Quando, invece, mi viene detto che la sostanziale innovazione di de Beauvoir si situa nell’insistenza sull’eguaglianza delle donne, replico che di innovazione non si tratta affatto – basta leggersi (tra le altre) le belle pagine di John Stuart Mill e Harriet Taylor ( Sull’equaglianza e l’emancipazione femminile).

 L’esperienza vissuta” di Le deuxième sexe, il libro controverso, polemico, uscito a cinque mesi dal primo, nel novembre del 1949, che ha scandalizzato, e oggi non ci scandalizza più perché i “costumi” sono mutati.

Scandalizza invece e ancora la sottoscritta.

Mi si rimprovererà a questo punto di non aver ancor menzionato il famoso slogan con cui il secondo libro si apre: «Donna non si nasce, lo si diventa».

 In realtà, non volevo nominarlo: è solo uno slogan sovrastimato. Eppure lo slogan riassume la “vera” de Beauvoir, incapace di capire che parlare di “donna”, e non di “donne”, conduce a legittimare determinate pratiche e a delegittimarne altre – per esempio, ad assegnare alla donna e, pertanto, alle donne ruoli culturali, intellettuali, professionali, sociali, distinti e inferiori rispetto ai ruoli assegnati all’uomo e, pertanto, agli uomini.

 Meglio, decisamente meglio, addentrarsi nelle meravigliose complessità della differenza tra sesso e genere leggendo “la più lunga lettera d’amore della storia”, ovvero Orlando di Virginia Woolf.

 Virginia Woolf pensava che la superiorità intellettuale e creativa non fosse né maschile, né femminile, bensì semplicemente androgina, al contrario di de Beauvoir che ha sempre cercato di imporsi come la pensatrice (o il pensatore?) in un mondo declinato tutto al maschile.

 

 
 
 

FATTORE D

Post n°42 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da IntelligenteNONbasta

Si dice ancora: per ogni grande uomo, dietro c’è sempre una grande donna. Perché invece non ammettere che normalmente essa è di fianco, spesso già davanti in un irreversibile sorpasso?”

Emilio Folcher

Negli ultimi mesi sono state scritte molte pagine e sono state spese fin troppe parole per elencare tutto quello che andrebbe fatto per rimettere in moto il paese: liberalizzazioni, mercati più efficienti, fisco più leggero, investimenti in ricerca e innovazione e così via.

Eppure esiste una risorsa più importante, di cui si parla poco: il lavoro femminile. "Fare largo alle donne" e promuoverne l'occupazione è diventato urgente non solo per ragioni di pari opportunità e di giustizia sociale, ma soprattutto perché senza di loro l'Italia non cresce.

L'Italia, senza rendersene conto, sta rinunciando a quello che recentemente si è rivelato essere il vero motore dell'economia mondiale: nell'ultimo decennio l'incremento dell'occupazione femminile negli altri paesi sviluppati ha contribuito alla crescita globale più dell'intera economia cinese.

 Il fattore D, il lavoro delle donne, è un fattore decisivo di crescita perché garantisce più ricchezza alle famiglie. Maurizio Ferrera, con acume e leggerezza, ci insegna a guardare al lavoro femminile in modo rivoluzionario. E ci spiega perché la più grande occasione per il nostro futuro è semplice e sorprendente: fare largo alle donne.

In Italia ci sono molte meno donne al vertice rispetto alla media europea, ma l’analisi sulle società di capitali evidenzia come le imprese guidate dalle donne vadano meglio rispetto alle altre (guidate da soli uomini): accrescono più velocemente i ricavi, generano più profitti, hanno minore probabilità di peggiorare la loro classe di rating e minore rischio di default. Insomma, esisterebbe un vero e proprio “D factor”.

Fatti, non parole!

 
 
 

L'IDENTITA' FEMMINILE

Post n°41 pubblicato il 30 Novembre 2009 da IntelligenteNONbasta

 

( la Marcegaglia, il mio idolo!)
Non siamo più nell'Ottocento...
Olympe de Gouges aveva storicamente presentito quella emancipazione della donna che la rivoluzione politica e la rivoluzione economica dovevano ugualmente avviare.
Aveva vagamente inteso la storia della donna nel mondo ed era scesa sul terreno della lotta concreta per la sua liberazione. 
Ma fu il senso storico del XIX secolo a offrire le prime spiegazioni della soggezione femminile. Si tentò allora una storia delle istituzioni familiari sotto il canone dell’evoluzione naturalistica-sociale. E sorse l’unica ipotesi che ancora oggi – nel senso comune e nella scienza – riscuote i maggiori consensi: vale a dire che la moderna soggezione femminile derivi dalla lotta per l’esistenza del mondo preistorico.
Nel passato la donna non aveva avuto quasi una personalità: Saffo era vissuta ai margini della società e le regine antiche e moderne, da Semiramide, Zenobia, Cleopatra a Elisabetta, Caterina II e Vittoria, costituirono, nella fortunosa necessità storica della loro posizione, un enigma sotto il profilo dell’autonomia individuale della donna
Essere donna oggi significa aver preso coscienza della propria identità femminile ed essere riuscita a sistemarla, con tutta dignità, nel tessuto sociale.

 Cosa è, però, l’identità femminile e quale il ruolo che alla donna compete nella società odierna?

Quando si parla di personalità femminile non bisogna intendere qualcosa di statico ed immutabile.

 Tutti noi cambiamo continuamente in rapporto all’ambiente, alle vicende e alle relazioni della nostra vita.

 Nel corso dei secoli il ruolo femminile ha subito numerose trasformazioni, con un andamento a volte regressivo a volte straordinariamente progressivo. La personalità femminile si è rivelata tutt’altro che semplice e definibile, anzi complessa, poliedrica ed imprevedibile.

 A me pare che ci sia sempre stata la tendenza a incapsulare la donna in definizioni che ne promuovessero la staticità del ruolo. Il tentativo di farsi valutare come persona, come individuo con caratteristiche proprie è stato appunto un tentativo che non ha mai raggiunto il suo obbiettivo in modo compiuto e soddisfacente; eppure, a mio giudizio, vale la pena di perseguirlo.

La nota scrittrice francese Simone de Beauvoir sosteneva: ”Donne si diventa, non si nasce”. Era sua convinzione, ben documentata storicamente, che le donne e gli uomini ai primordi possedessero una sostanziale parità economica e sociale, dissoltasi con la rivoluzione agricola di 10.000 anni fa. Era sua speranza che sarebbe arrivato un giorno in cui le forze economiche avrebbero reso possibile l’affrancamento delle donne dal loro stato di “secondo sesso”.

Restringendo il nostro auspicio alla donna occidentale, la grande occasione del momento storico che stiamo vivendo può e deve essere quella di riconoscerci come esseri umani, per valorizzare di volta in volta, a seconda delle necessità, le qualità dei due sessi, senza etichette e senza rigidità.

 
 
 

VA' DOVE TI PORTA IL CUORE

Post n°40 pubblicato il 26 Novembre 2009 da IntelligenteNONbasta

 

 

 

Lungo i bivi della tua strada, incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere, dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare, spesso si gioca la tua esistenza e quella di chi ti sta vicino.

Sai  qual'è l'errore che si fa sempre? Quello di credere che la vita sia immutabile, che una volta preso un binario, lo si debba percorrere fino in fondo. Il destino, invece, ha molta più fantasia di noi.

Proprio quando credi di trovarti in una situazione senza via di scampo,  quando raggiungi il picco della disperazione massima, con la velocità di una raffica di vento, tutto cambia, si stravolge, e da un momento all'altro ti trovi a vivere una nuova vita.

 ..per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità, sapere tutto di sè, anche le cose più difficili da accettare.

  ...L'unico maestro che esiste, l'unico vero e credibile è la propria coscienza per trovarla bisogna stare in silenzio - da soli e in silenzio.

E' strano, quando ti aspetti di sentire le cose più grandi davanti a te compaiono le piccole. Sono così piccole e così ovvie che ti viene da gridare: "Ma come, tutto qui?".

  … quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siedi ed aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuto al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta ed aspetta ancora.

Stai fermo, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.

Quando poi ti parla, alzati e va'... dove lui ti porta.

  Un bellissimo romanzo di Susanna Tamaro che aiuta a leggere dentro se stessi, esattamente come fa la protagonista mettendo a nudo la sua anima...

 
 
 

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