Creato da Syrdon il 05/11/2014
l'andata e ritorno del cuore
 

 

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Confine

Post n°130 pubblicato il 08 Giugno 2015 da Syrdon

L'altro paese era laggiù, oltre la barriera invisibile del confine. Aveva camminato per due giorni, braccato dal latrato di cani da caccia, cercando fiumi, terra marcia, pioggia, che rallentasero le sue ricerche. man mano che saliva il clima si seccava, la vegetazione si diradava. Ora, a duemila metri, l'aspetto inconfondibile di una terra straniera, distesa davanti a lui come il corpo esanime di una donna. Respirò profondamente. Riempì i polmoni prima di cominciare la discesa.

Sentiva l'odore acre della sua pelle sudata. Una barba folta stava crescendo sulle guance. le gambe gli facevano male perchè si era fermato all'improvviso e il sangue impazzito le nutriva come per una corsa.

Laggiù, in pianura,  fino a dove si poteva vedere, ci sarebbe stata vita, di nuovo. Immaginava il corpo caldo di una puttana, perdio!, ci avrebbe speso un po' di soldi ma il suo uccello ne aveva bisogno. E fanculo se tutti lo pensavano un povero prigioniero politico in fuga da una dittatura, la prima cosa a cui avrebbe pensato era una donna, e che donna!. Si ricordava che al porto della prima città, su cui le montagne incombevano come una bottiglia di vino su un bicchiere, c'erano delle mulatte con delle cosce generosissime. Già si immaginava su di loro a succhiare dal seno e a farsi divorare l'anima...

Pazzie dell'aria rarefatta. Sentì, nella tasca interna del giaccone, la sagoma familiare del suo ultimo romanzo e i fogli stropicciati delle poesie. Un editore in incognito lo aspettava là in fondo. Una vita lo aspettava al fondo di quelle montagne.

Si rimise i guanti. La primavera era abbastanza avanzata da fargli varcare il passo, ma non ancora da riscaldare l'aria. Non sentiva più nulla. I cani erano lontani, fece un passo in avanti per superare il confine invisibile che, gli dicevano, era su quel pianoro, e quando lo fece, fu come se un colpo dell'ineluttabile lo avesse tramortito. Per la prima volta fuori dalla lingua natia, ne ebbe una subitanea malinconia, pensò che dove andava tutti gli erano stranieri.

Ma sapeva che una volta superato lo specchio non si torna più indietro. Perdere la consapevolezza significa morire.

 
 
 
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