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Disamore - Gianna

Post n°136 pubblicato il 29 Giugno 2015 da Syrdon

Perchè nessun uomo l'amava? O meglio, perchè nessuno l'aveva amata? Amata davvero, s'intende, come sono amate donne più brutte di lei. Come sono amate le mogli di quelli che se l'erano presa negli anni, promettendole amore eterno.

Questa seduta vicino a lei, per esempio. Un moretta slavata con la faccia da ragazzina, due figli, imbarazzata, talmente poco donna da non saper indossare nemmeno un vestito come quello, un bianco a pois con delle zeppe infantili. la guardava negli occhi mentre si parlavano, per cercare di capire come avesse potuto sposare quello vicino, farci i figli, e fosse persino riuscita a tenerselo. "Quello", era un quarantenne piacione, niente di speciale, s'intende, uno come tanti, ma con quel gusto della battuta, un certo saper vivere, che intrigava. Ma lei, uno così, non sarebbe riuscita a sposarselo.

Si vedeva che, a lui, lei piaceva. Si vedeva che, se non ci fosse stata la moglie, lui ci avrebbe provato. E chissa? Era da tanto che non scopava, un giretto se lo sarebbe fatto. Ma la sera dopo, inveriabilmente, lui sarebbe tornato dalla moglie e dai figli, attratto da quella forza di gravità, che non riesce a schiodare gli uomini dal buco che si sono scavati.

Ma lui, com'era passato attraverso le maglie di donne più belle della moglie, come si era trovato questo essere insignificante, da fuori, e come aveva potuto accasarsi con lei? O meglio, come avevano potuto quelle donne, le regine dei locali a vent'anni, le belle che portavano in giro fidanzati che sembravano destinati a sposarle, le copie carbone di foto di copertina dei rotocalchi, come avevano potuto, loro, non capire, allora, che stavano semplicemente buttando via il loro tempo?

Aveva implorato amore da uomini che volevano solo il contenitore. Uomini di cui anche lei guardava solo l'esterno. Oppure uomini potenti, uomini che avevano poi scelto altre donne.

"Mi spiace", quanto l'aveva sentita? "mi spiace", detta come un sussurro dal sedile del guidatore, mentre lei ascoltava e, l'ennesima volta, ormai annoiata, non doveva nemmeno trattenere le lacrime.

Anche a lei spiaceva, ma non l'aveva mai detto. Anche lei provava qualcosa, un dolore silenzioso che la mangiava dentro.

Bevve ancora. Scambiò battute col marito di lei che le stava vicino, mentre lui cercava di vedere lo stacco di coscia, di farsi eccitare dal riflesso di una mutanda. Era pur sempre una fuoriserie, Gianna.

Partì la musica. Gianna si alzò, si tuffò nel vortice del suono, una sirena nel mare. Vide la moglie dell'uomo con cui parlava danzare imbarazzata, quasi impaurita dal suo corpo, mentre il marito si dimenava in un ballo di corteggiamento per lei, per Gianna, senza avvicinarsi, solo muovendo braccia e gambe senza fermarsi mai.

Non avrebbe mai potuto amare uno così.

 
 
 
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