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il mito nella formazione... »

La cultura mitica

Post n°1 pubblicato il 20 Luglio 2014 da laura.foggiato
 

LA CULTURA MITICA.

Un tempo ha portato un sentire; vi è stato il tempo acché il sentire venisse fermato, portato fuori dal tempo, collocato esso stesso in un tempo, passato, ma reso inobliabile, emblematico.

La letteratura greca comincia con i Poemi d'Omero; è convenzione generale farla terminare con l'anno 529 dopo Cristo, quando l'imperatore Giustiniano ordinò la chiusura della scuola di filosofia platonica in Atene.

Dalla comprensione della valenza tradizionale che sono venuti ad assumere i costumi, le usanze, le abitudini, i modi d'azione, in un crescendo di formazione, che è autoformazione, al punto da giungere ad essere ciò secondo cui è bene che si uniformino tutte le azioni, esempio e per ciò stesso modello destinabile ancora alla formazione, in un continuo processo e progresso evolventesi dalle proprie radici, noi ricaviamo una veduta esplicitante di ciò che hanno potuto i discorsi; perché di discorsi si tratta, quando si considera ciò che gli uomini hanno iniziato a dire.

I discorsi sono diventati narrazioni, trasmissibili e da trasmettere, ma, piuttosto, da tramandare, rendendo, ciò che veniva detto, come un detto, fissato, a cui ricondursi, conoscendolo, per insegnare.

Il racconto diventa insegnamento e nell'insegnamento si verifica la formazione, l'educazione; ed è nel processo formativo che si riscontra la valenza umana del mito, prodotto destinato dagli uomini agli uomini.

La caratteristica del mito ad essere tràdito è caratteristica del prodotto culturale che fonda la tradizione; il mito è atto ad essere tramandato come prodotto culturale; il mito tramandato diventa atto ad essere saputo, e ciò che è da sapere costituisce ciò che diventa ricettacolo di sapere e forma costitutiva di apprendimento, cioè processo di formazione su basi fissate esse stesse dopo una progressione, in grado di determinare l'uomo in progresso, nel continuo ricrearsi, testimone e portatore di tradizione.

È venuto a crearsi un argomento atto ad educare gli uomini.

Ma le considerazioni sulla cultura non possono limitarsi o risolversi in uno scorrimento della storia della cultura.

L'opera che diviene testimonianza letteraria o testimonianza artistica, a prescindere da un'analisi necessariamente postuma dei criteri di valutazione dell'opera stessa, porta testimonianza, in ciò che è ed a ciò cui si indirizza, di caratteri che la costituiscono e vanno a costituire il destinatario.

La letteratura greca dei secoli quinto e quarto avanti Cristo è determinata dalle influenze delle opere precedenti; la storia della cultura si svolge secondo quanto diviene classico.

È con i poemi omerici che, nel fissare i discorsi, si vengono a creare, nella tradizione europea, i miti.

In Omero e in Esiodo, il termine mito, nel significato primigenio di parola, discorso, in quanto oggetto da essere riferito, diviene detto; in Omero e nei Tragici, vi è un ampliamento di senso ed il detto diviene dialogo, quale resoconto, conversazione, trattenimento.

Il raccontare stesso rende il mito racconto, narrazione; ma la parola è anche notizia, in quanto nel mito, ciò che viene reso noto nella parola, in quanto detto, assume il significato di notizia; l'annunzio riferito dai Tragici è presentato e sentito come tradizione, l'oggetto stesso del discorso diviene motto, come detto, nell'assumere valenza sentenziosa.

La valenza sentenziosa della parola si presenta già tale in Omero, ove sfuma nel consiglio, nella deliberazione, nel progetto, nella risoluzione, nell'ordine, nella prescrizione, nel comando e diviene anche rimprovero, esortazione, promessa, minaccia, preghiera, pretesa.

Per quanto il detto possa sottostare a criteri di valutazione atti a stabilirne la corrispondenza al vero e al falso, la parola significa inoltre fama e diceria, in quanto il mito viene considerato, nella valenza peggiorativa che un racconto può giungere ad assumere, come parola falsa.

Quindi, i discorsi di trattenimento – tali sono divenuti infatti i miti nelle rielaborazioni tragiche – si fanno racconti e divengono cultura, materiale emblematico per l'insegnamento e la formazione, elogio alla tradizione che li ha prodotti, pregio per la progenie.

Il prestigio che un uomo ritrova nel proprio passato, viene confermato, supportato dalla tradizione mitica: allora, notabile è chi pretende e vanta un'ascendenza eroica.

La valenza culturale, formativa, trova riscontro nell'universalità, infatti non vi è uomo colto, nella primigenia valenza di educato quale formato in una tradizione culturale, che non sappia richiamarsi o riscontrare un richiamo a ciò che è divenuto sapere.

La divulgazione culturale si attua nelle manifestazioni teatrali; i miti considerati racconti antichissimi (Eschilo, Coefore 314), divengono motivo di trattazione o rielaborazione in adattamento a nuove opere, pur mantenendo la loro inscindibile valenza educativa, si prestano all'attualizzazione; il mito identificato in toto con la tradizione (Euripide, Iphigenia Aulidensis), è fondamento del progredire culturale.

La venerabilità degli Dei dipende da ciò che di essi si dice.

Le forme cultuali, seppur autonome, vivono sull'esistenza di racconti sugli Dei.

Le caratteristiche degli Dei si palesano nei culti celebrati dagli uomini, dato che i racconti tramandati sono presenti nelle rievocazioni.

La storia dei siti abitativi è leggenda, racconto favoloso.

È nel fissare il discorso che si definisce, si precisa, si ordina, si crea, si dà ciò che diviene prodotto del discorso, atto ad essere tràdito e fondamento di tradizione; il mito, il discorso narrato vive del discorrere, essendo argomento ed argomentato, definito quale definizione, trovando cioè esistenza e delimitazione nella parola che lo definisce.

Da questo punto il detto viene stabilizzato: il fondamentale è stato scelto.

Ora il discorso è oggetto di discorso: il contenuto del mito viene raccontato, ricordato, trasmesso, divulgato, citato, insegnato.

Vi è scelta di ciò che deve essere detto, formazione di un canone, verifica della conformità ai dettami dei detti traducibili; vi è la determinazione di ciò che diviene atto a formare gli uomini; vi è la cultura.

L'insegnamento è istruzione, conoscenza, apprendimento di discorsi considerati ormai degni di essere saputi.

Nel rinnovarsi, nel ripetersi della singola esperienza, è insegnamento, istruzione, ciò che è stato capito come esempio.

Allora, dalla fissazione dei discorsi cèrniti, dall'inizio della costituzione e definizione della parola da tramandare, comincia ad esistere la narrazione finalizzata all'insegnamento; possa, poi, questo, essere diversificato in discorso di trattenimento, discorso risolventesi in sé, favola o trattatello erudito, mantiene intrinseca la notizia che vive nel racconto, palesando la propria valenza educativa.

Il fondamento, la radice narrativa dei discorsi, sono e propongono, esponendo in vivo, la radicalizzazione di un proseguire, un tramandare caratterizzanti l'esperienza umana e, per ciò stesso, nella loro stabilizzazione, destinati e riferibili ad altro se non all'uomo in formazione, per la sua propria specifica cura.

Il mito vive nel sentire comune; è fondamento e testimonianza del passato, pur non essendo verificabile, esiste nella suggestione che produce, nella pregnanza che ha, nell'influenza che esercita.

Il discorso che è divenuto mito, indipendentemente dalle considerazioni sul mito, considerazioni che, diversamente dal mito stesso, hanno vita, svolgimento e superamento nel fluire del tempo che le produce e le determina, vive di una universalità che non si identifica semplicemente con la totalità di adesione e adeguamento al discorso prodotto e che, proprio per essere extratemporale, mantiene in ogni tempo validità emblematica.

Il mito ha valore universale: a livello culturale, il discorso è radice, fondamento di cultura, oggetto di cultura, classico di cultura; nell'universalità, il mito vale fuori dal tempo, in ogni tempo.

 

Nel processo di evoluzione, il mito, il discorso che diviene mito, viene isolato dall'evoluzione e determina l'evoluzione.

 
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Commenti al Post:
pgmma
pgmma il 06/09/14 alle 07:58 via WEB
La figlia di un mio amico ha terminato qualche mese fa la terza media. L'insegnante a seguito ddel soddisfacente insegnamento, ha chiesto ai ragazzi di scrivere una paginetta di quale essi pensano sia il senso dei 3 anni passati assieme. Ne è venuta una serie sorprendente ed emozionante di compitini cui la professoressa ha fatto seguito pubblicandoli con un suo commentino nelle prime pagine. Quando le cose sono così ben fatte e riuscite, sono una soddisfazione e una bella utilità per insegnanti, allievi, famiglie. Il profondo convincimento che ogni attimo vissuto è parte di un viaggio della esistenza di ciascuno. Se vissuto bene sarà anche ricordato con nostalgia di aver raccolto i significati della vita, il sapore delle parole apprese evitando di consumarle impropriamente con gli eccessi della comunicazione moderna. Un viaggio unico in cui le eccitanti sensazioni di libertà e le possibilità di incontri speciali non possono essere sprecate, specie quando lo studio è la carica per orientare intelligenza in vista della società futura evitando ad ogni costo il comodo rifugio nella mediocrità impotente, ecc... Termina con una frase di Carofiglio che raccomanda di cercare sempre l'allegria, la sorpresa, l'intelligenza, il coraggio, l'umorismo, e questo anche con rischio per giungere alla giustizia, alla bellezza, alle scelte migliori per costruire con audacia il futuro migliore che si desidera per tutti. ----**** perchè scarseggiano troppo insegnanti così ?****----
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