Creato da axmm il 25/08/2009

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FRANCA VIOLA

Post n°22 pubblicato il 28 Gennaio 2011 da axmm
 
Foto di axmm

 di Otta von Bass

In questi giorni, a causa di avvenimenti simil politici ben noti, le donne stanno facendo una figura, che definirò con un eufemismo, barbina. Ridotte a semplici giocattoli sessuali o ad approfittatrici, secondo qualcuno vittime (mah…), certe signorine hanno offeso la dignità di tutte quelle donne che si sono impegnate per raggiungere i propri obbiettivi e che hanno lottato per non essere giudicate inferiori all’uomo.

Proprio queste donne hanno dato il via a un’iniziativa su Facebook: perché non ricordare le grandi donne del passato usando una loro foto come immagine del profilo o postare frasi come “Io sono una partigiana” o “Io sono una suffragetta” nel proprio stato?

Tra le varie Rosa Parks, Alda Merini o Elisabetta I, io ho scelto di celebrare Franca Viola.

Forse il suo nome non dirà molto alla maggior parte di voi, ma Franca può essere considerata il simbolo di un nuovo modo di pensare in Italia, poiché è stata la prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore, dopo esser stata rapita e violentata.

Nata ad Alcamo nel 1947, Franca viene rapita il 26 dicembre 1965, a soli 17 anni, dal suo spasimante Filippo Melodia, che fino a quel giorno aveva sempre respinto.

Vuoi per vendicare il proprio onore, vuoi per la sicurezza dell’impunità data dalla parentela con la potente famiglia mafiosa dei Rimi, l’uomo, insieme a ben dodici complici, quel giorno rapisce Franca e il fratellino Mariano, subito rilasciato fortunatamente, la stupra e poi la rinchiude per otto giorni in un casolare. Durante il sequestro alcuni intermediari contattano il padre di Franca e pretendono le nozze riparatrici, alle quali l’uomo finge di acconsentire; in realtà è d’accordo con le forze dell’ordine che al rientro di Melodia e soci in paese li arrestano.

Secondo l’usanza del tempo la ragazza avrebbe dovuto sposare il suo rapitore per non macchiare l’onore suo e della famiglia, poiché nessun’altro avrebbe sposato una donna non più vergine, che sarebbe stata indicata come svergognata nonostante una colpa non sua. Questa pratica era avallata anche dalla legge, poiché il codice penale considerava la violenza sessuale oltraggio alla morale e non un reato contro la persona, anche se minorenne, pertanto il matrimonio riparatore avrebbe appianato ogni contesa tra accusato e parte lesa, come fosse stato una multa, un risarcimento sufficiente a giustificare un’azione vergognosa e la sofferenza che la vittima avrebbe patito per tutta la vita! Non solo la donna doveva provare un dolore fisico e mentale, ma poi doveva pure passare la sua vita con il mostro che l’aveva violentata e perché? Per ipocrisia, per salvare le apparenze e l’onore.

Franca no. Lei si rifiuta. Preferisce la sua dignità all’onore e diventa simbolo dell’emancipazione femminile, oltre a una figura di riferimento per tutte quelle donne che avrebbero subito la sua stessa terribile esperienza.

Nonostante i tentativi della difesa di screditare la ragazza, Filippo Melodia subì una condanna di undici anni, in seguito ridotti a dieci e a due di soggiorno obbligato nelle vicinanze di Modena. Uscito dal carcere nel 1976, venne ucciso due anni dopo da ignoti con un colpo di lupara, una fine che avrà fatto (fa) provare soddisfazione a molte persone, non mentiamo a noi stessi.

Dopo i primi momenti difficili, aggravati anche dalle minacce di morte al padre Bernardo che aveva osato opporsi alle regole non scritte, ma accettate come normali dalla società, e alla devastazione della vigna dei genitori a scopo intimidatorio, Franca riprese una vita normale. Si sposò nel 1968 col fidanzato Giuseppe, suo compaesano, che aveva voluto sposarla lo stesso, nonostante i timori di lei che temeva vendette; in questa occasione anche il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat inviò un regalo di nozze alla coppia per dimostrare la solidarietà di tutto il paese alla giovane eroina.

Nonostante questo passo avanti nel riconoscimento dei diritti della donna si dovette aspettare fino al 1981 perché il vecchio articolo 544 venisse abrogato nel codice penale dall’articolo 1 della legge 442, che finalmente abolì la possibilità di cancellare la violenza carnale con un successivo matrimonio.

 
 
 

Autocromie

Post n°21 pubblicato il 20 Gennaio 2011 da axmm
 
Foto di axmm

 

Autocromie

di Axmm

 

Riprendiamo, giusto per non perdere il vizio, un post che parla di arte. Cosa sono le Autocromie? Non credo che la maggior parte delle persone che leggano lo sappia. Anche le persone appassionate del settore faticheranno prima di collocare e focalizzare l'argomento semplicemente dal suo titolo.

Ebbene, bando agli indugi, in questo piccolo post parliamo di fotografie, e nella fatispecie degli antenati della foto a colori. Per una serie di approssimazioni la foto, nata come procedimento scientifico di cattura e riproduzione della realtà, nasce prima in bianco e nero e poi a colori.

Il primo brevetto risale addirittura al 1903, per divenire commerciale nel 1907. Gli autori furono i famosi Lumière, i due fratelli noti per l'invenzione del cinema.

Purtroppo nonostante l'invenzione fosse interessante e gradevole alla vista la sua diffusione decrebbe a causa dei costi e del procedimento particolarmente complicato.

 

In parole brevi e cercando di spiegare in maniera più semplice possibile, lo sviluppo della foto avviene grazie alla sintesi additiva. Venivano creati più strati con granuli di farina di fecola di patate colorata di tre colori base. Verde, blu-violetto, e arancione, per la precisione. Il nero invece è riempito dal nerofumo. Tenete conto che il primo risultato stampato su vetro è il corrispettivo del negativo, che poi viene ribaltato e stampato su supporto fotografico.

 

L'effetto da vicino era come quello dato da un quadro puntinista. Era poi l'occhio dell'osservatore che colmava gli spazi, e il risultato a distanza era quello di una perfetta foto a colori.

 

L'ultima cosa che da un taglio divertente, mentre i colori diffusi erano quelli su citati quelli che appaiono nel brevetto erano Rosso, Giallo e Blu... cosa c'è di divertente direte voi? Pensateci la prossima volta che cambiate le cartucce alla stampante...

 

 
 
 

PERCHE'?

Post n°20 pubblicato il 20 Gennaio 2011 da axmm
 
Foto di axmm

di Otta von Bass

Il fatto era già preoccupante dopo il primo caso in Arkansas e Louisiana. Poi la Svezia. Poi l’Italia, a Roma e Faenza. Un caso anche in Campania, denunciato dalla Lipu.

Centinaia di uccelli, forse un totale di tre milioni,morti senza un apparente motivo, in varie parti del mondo, a partire dall’ultimo giorno del 2010. Merli dalle ali rosse, corvi, tortore dal collare, tutte specie diverse.

E ancora non ne conosciamo il motivo, sebbene le teorie si sprechino.

I botti di Capodanno che avrebbero spaventato i volatili o un’eclissi di sole del 4 gennaio che li avrebbe disorientati sono avvenimenti troppo limitati. Morti per avvelenamento o per epidemia o per uno sbalzo di corrente delle reti elettriche sembrano essere state accantonate.

Secondo alcuni la spiegazione più probabile è da ricercarsi nel freddo intenso che avrebbe indotto questi stormi a svegliarsi in piena notte e a prendere il volo per migrare verso zone più calde; sfortunatamente per loro, questo genere di uccelli ha un basso orientamento notturno e ciò li avrebbe portati a sbattere contro diversi ostacoli causando traumi al petto (ma non agli organi interni) e le conseguenti emorragie interne.

Secondo altri, e questa sembra essere la spiegazione più scientifica data finora, la causa sarebbe lo spostamento troppo veloce (64,3 chilometri al secondo) del Polo Nord magnetico dal Canada alla Russia, cosa che potrebbe aver causato scompensi imprevedibili nell’organismo degli animali poi morti.

L’eccessiva velocità del polo infatti confonderebbe gli uccelli, che, perdendo l’orientamento abituale, volerebbero lungo rotte con correnti d’aria incognite che potrebbero causare traumi mortali e improvvisi.

Questa tesi spiegherebbe i numerosi e analoghi decessi di pesci avvenuti quasi in contemporanea: essendo specie gregarie e muovendosi in banchi, in gruppo, come gli uccelli, si sarebbero spostati in massa in acque troppo gelide per la loro costituzione e sarebbero quindi morti di freddo.

Inoltre, secondo i geologi ci troviamo nel punto più basso del magnetismo terrestre degli ultimi 2000 anni e questo sarebbe il preludio all’inversione dei poli, ovvero al trasferimento del magnetismo terrestre al Polo Sud.

Questo avrebbe causato alcune crepe nel campo magnetico terrestre, ovvero quell’involucro trasparente che ci ripara dalle radiazioni solari e cosmiche: il più esteso di questi buchi, chiamato “Anomalia dell’Atlantico meridionale”, si estende nella porzione di oceano tra Brasile e Sudafrica.

Poiché gli uccelli si orientano grazie a una bussola magnetica interna, una volta entrati in queste aree perderebbero letteralmente la bussola e si troverebbero incapaci di volare, fatto che spiegherebbe come mai alcuni esemplari arriverebbero a terra ancora vivi, come registrato da testimoni oculari.

Di sicuro non dobbiamo farci prendere dal panico, non dobbiamo iniziare a gridare alla fine del mondo (prevista per il dicembre 2012 nei calendari Maya) o all’esperimento sfuggito di mano ai militari, un fatto simile si era verificato nel 2004 in Cina, ma la notizia aveva avuto ben poca rilevanza mondiale.

 
 
 

Superstar animali

Post n°19 pubblicato il 07 Gennaio 2011 da axmm
 
Foto di axmm

 di Otta von Bass

Si sa, lo strabismo di Venere è indice di bellezza e da oggi lo potremo dire anche parlando del mondo animale.

 

Questa è Heidi, una femmina di opossum di due anni, che vive nello zoo di Lipsia, in Germania, e che grazie al suo sguardo particolare, e molto raro in natura, è diventata la beniamina dei visitatori ed è balzata all’onore delle cronache.

Non è la prima volta che un animale ospite di un giardino zoologico viene adottato dal grande pubblico per la sua storia.

Tutti ricorderanno l’orsetto Knut, il cucciolo di orso polare rifiutato dalla madre nel 2006 e allevato quindi dal personale dello zoo di Berlino. La sua storia fece il giro del mondo e gli portò le simpatie di migliaia di amanti degli animali dopo che il giornale tedesco Bild riportò le parole di un attivista per i diritti degli animali che sosteneva che sarebbe stato meglio per Knut morire da cucciolo piuttosto che subire l’onta di essere cresciuto come un qualsiasi animale domestico. Com’era ovvio prevedere tali affermazioni portarono a un esito totalmente opposto, non solo l’orsetto divenne una baby star, ma fu il primo cucciolo d’orso polare nato nello zoo a sopravvivere all’infanzia degli ultimi trent’anni.

Un altro animale diventato famoso è il polpo Paul, anch’egli vissuto in Germania, in un acquario pubblico di Oberhausen, che nell’estate del 2010 divenne noto al pubblico per aver “predetto” i risultati esatti delle partite dei Mondiali di calcio giocatisi in Sudafrica. Purtroppo la celebrità non ha portato fortuna a Paul, che è morto alla fine dell’ottobre dello stesso anno.

Merita una menzione a parte la storia di Copito de Nieve (o Floquet de Neu in catalano), l’unico gorilla al mondo affetto da albinismo mai osservato. “Fiocco di neve” venne catturato il 1° ottobre 1966 in Guinea Equatoriale e da lì arrivò al giardino zoologico di Barcellona di cui divenne il simbolo più celebre e dove visse per il resto della sua vita. Purtroppo nel 2001 Copito de Nieve manifestò le prime avvisaglie di una forma di cancro della pelle, probabilmente legata alla sua mancanza di pigmento; quando nel settembre 2003 i veterinari annunciarono che ormai non c’era più nulla da fare, in migliaia si riversarono a Barcellona per un ultimo saluto allo sfortunato gorilla, che fu addormentato il 23 novembre successivo. La particolarità di Copito de Nieve non sta solo nel suo colore e nella sua storia, ma è dovuta anche al fatto che, se in media i gorilla vivono 25 anni, la sua vita sarebbe durata tra i 38 e i 40 anni (la data di nascita, sconosciuta, è collocata nel 1964), un vero e proprio record.

 

 

 

 
 
 

Un precursore della fotografia

Post n°18 pubblicato il 02 Gennaio 2011 da axmm
 
Foto di axmm

 Di Otta von Bass & Axmm

 

Oggi ricorre il 172° anniversario di un evento forse non fondamentale per la storia dell’uomo, ma affascinante per gli appassionati di fotografia.

Il 2 gennaio del 1839 Louis Daguerre fu la prima persona a fotografare la luna.

 Oltre a essere stato pittore e chimico, l’artista francese è diventato noto per l’invenzione del diorama in teatro , una scenografia sulla quale venivano proiettati luci e colori di diversa intensità tramite la cosiddetta camera oscura in modo da ottenere particolari effetti visivi, e del dagherrotipo.

Tale tecnica, che prende appunto il nome dello scopritore, viene considerata come l’antenata della moderna fotografia e fu resa possibile grazie allo scambio epistolare con Joseph Niépce, altro pionere del settore e inventore della già citata camera oscura, e al di lui figlio Isidore: grazie ai confronti tra i due, Daguerre scoprì, già nel 1835, gli effetti che i vapori di mercurio avevano sul rame argentato e riuscì poi a fissare le immagine create dalla camera su lastre di rame rivestite di ioduro d’argento, ottenendo, dopo un lungo tempo di posa, le prime fotografie ante litteram, i dagherrotipi appunto.

Il processo prevedeva cinque passaggi da svolgere in maniera accurata:

  1. pulire la lamina perfettamente con un abrasivo fine e acqua, affinché possa ricevere lo strato sensibile;

  2. applicare il detto strato di ioduro d’argento, che avrà un colore tra il giallastro e l’arancio, in modo uniforme;

  3. inserire nella camera oscura la lastra che avrebbe ricevuto l’azione della luce, per una ventina di minuti, e di conseguenza l’immagine desiderata;

  4. aspettare che l’immagine si fissi (anche se non sarà visibile all’uscita dalla camera). L’immagine viene esposta ai vapori di mercurio scaldato a 60°, il metallo entra in lega con l’argento e forma una sorta di pasta biancastra in corrispondenza della luce, mentre le ombre rimarranno costituite da argento lucido;

  5. rimuovere lo ioduro d’argento affinché non venga modificato dalla luce, rovinando dunque l’immagine stabilita.

Il dagherrotipo finito va poi montato sotto vetro affinché l’argento non si scurisca a causa di residui di idrogeno solforato.

Ma facciamo un passo indietro. Gli astronomi hanno voluto ricordare la prima foto della Luna dando il nome di Daguerre a uno dei crateri del nostro satellite e a un asteroide della fascia principale (3256 Daguerre), non male per un “semplice fotografo”!

 
 
 

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