Creato da iside1988 il 06/07/2013

Ishtar

il rigeneratore, la trance, l'harmonia oppositorum, i dissoi logoi, l'amore sacro e profano, il desiderio, la passione, l'ubriachezza desta e rigeneratrice...la vita...

 

Am I mad?

Solitudine, noia....wow,che bel modo di invogliare a leggere un post!!!

Vabbuò è che....non so che me piglia, ma so che...per qualche strana ragione, io sono l'eterna insoddisfatta.

Forse perché voglio tutto o nulla. Sicuramente non sono proprio capace di stare da sola, e se questo capita, vado in panico, comincio ad avere pensieri negativi come "resterò zitella tutta la vita", "invecchierò/ingrasserò/diventerò noiosa e nessuno mi vorrà più" e così via.....e......mi imbatto in qualcuno che mi sembra la persona più speciale del mondo. Ed è veramente così, all'inizio! Poi, si arriva allo stallo: mi comincio a guardare intorno e mi rendo conto di essere INSODDISFATTA!

Sono due anni che ho questa storia. Lo sapevo sin dal principio che non era una cosa passionale, che lui fisicamente non mi attirava e che la nostra era un'intesa dettata dalla stessa passione per la musica, dal fatto che, essendo musicista potevo parlargli di cose che nessuno aveva mai capito prima, che poteva apprezzare la mia mente artistica e anche un po' della mia follia e delle mie estasy musicali....poi mi sembrava una persona così spensierata, con cui vivere le esperienze più entusiasmanti. Ma l'incantesimo è già svanito e al suo posto ha lasciato un vero e proprio orco: si, musicista ma a ca@@i suoi (critico su tutto quello che non è jazz o al massimo Iron Maiden, Dream Theater e....il suo gruppo! quindi figuratevi come descrive le mie di esperienze musicali), urla (letteralmente) per un nulla!

Poi....quello che vi sto per dire vi farà sbellicare dalle risate: MI SEMBRA DI STARE CON SHRECK! Vabbé che, sin da quando ci siamo messi insieme, era ben piazzato ma ora.....sta lievitando! Poi in mia presenza (direte voi: è normale se uno sta insieme) rutta....e.....vabbé non continuo...

Immaginatevi il sesso..............

"Non si bada all'apparenza": infatti io non lo facevo prima, ma ora, ORA NON LO SOOOOOOOOO cioé lo so: non mi piace "stare con lui", non mi attira fisicamente - e mi fa male anche dirlo perché sostanzialmente gli voglio bene, perché sono una falsa visto che con lui faccio la super arra@@@ta- però nn va!!!

Sono stupida, secondo voi, a pensare, mentre sto con lui,che vorrei non si arrivasse mai a dover fare certe cose? A parte che è manesco e non vi dico quante gomitate mi ha tirato in faccia o in altri punti senza nemmeno accorgersene! ma la cosa su cui ci tengo davvero a sfogarmi è questa:

 

  • Siamo io e lui e, non solo lo stiamo facedo, non solo ho imparato ad abituarmi alle cose più perverse per lui, lui cosa fa? mentre facciamo sesso si DISTRAE e si...bhé si, si affloscia il giocattolino...! soprattutto con la tv (funzionalità multitasking assente). Ma sapete io come mi sento????NON SO DAVVERO COSA FARE.....e, ritornando al principio.....o sono matta io perché non mi so accontentare e vedo solo difetti o....nn lo so. Qualcuno me lo sa dire per favore???????? 
  • In attesa di "aiuti" e di vostri commenti, vi saluto

con disillusione e/o confusione/disperazione,

Iside

 

 
 
 

Smell of changes

Post n°8 pubblicato il 13 Settembre 2013 da iside1988
 

Una vita che non scrivo qui eh? Ora scrivo perché avverto una forte pressione dentro di me. Vorrei farlo come in un diario privato, per sfogarmi, ma anche per poter condividere quello che sento cn qualcuno -grande o piccolo- che possa sentire e capire, attraverso le mie parole, cosa provo. Così facendo mi sento meno sola, in poche parole!

Sento che, nella mia vita, sono giunta come ad una svolta. Ho terminato gli studi, la cosiddetta "campana di vetro" che ciò comportava si sta sciogliendo piano piano (o di botto? tutto dipenderà da come andranno i prossimi eventi che si avvicinano) e io, chissà come mai (in senso sarcastico dato che lo sono sempre in questi casi), mi sento emozionata, ansiosa, cioé non so come dire, fatto sta che sento come una scossa che parte dal cuore e si dirama agli arti e, ad es., mi fa tremare le mani!

Io non so se sono pronta. Ho 25 anni, è vero, ma dentro mi sento una ragazzina. Non ho mai avuto chissà quale grande vita sociale, ho frequentato solo paesini e paeselli, la città mi spaventa (e parliamo di Benevento o Salerno, talvolta Napoli) figurarsi grandi città come Milano, Torino, Bergamo. Come dovrò comportarmi??? Poi una domanda stupida: e se, sentendo il mio accento del sud, mi scartano a priori o mi trattano con inferiorità? Non lo sooooooo, ho mille dubbi, ho paura che, nel mio tentativo di farmi strada per costruirmi un po' di futuro, possa prendere solo "calci in culo"o delusioni. Non mi sento all'altezza. cari miei.

Cosa ne sarà di me?????? Vabbé, devo scappare....alla prossima (forse).

Kisses 

Isidina spaventata

 
 
 

Lo spirito armonico mediterraneo

Post n°6 pubblicato il 30 Luglio 2013 da iside1988
 

Canto, musica e danza sono gli ingredienti basilari di questo discorso su alcune danze popolari del sud Italia che mi porterà a scavare nelle loro più arcaiche origini. Queste probabilmente, sono da ricercare nel mondo classico o pre-classico, come d’altronde tante altre manifestazioni culturali odierne del mondo mediterraneo. Vedremo, 
inoltre, come esse possano essere dei veri e propri rituali, alla stregua di quella 
sorta di rituale che era lo spettacolo teatrale in Grecia. In effetti, con il culto 
del teatro queste danze hanno molto in comune, non soltanto per l’ampio uso 
della cosiddetta mousiké costituita appunto, dalla triade canto-musica-danza, 
ma anche per il concetto di enthousiasmos collegabile ai riti in onore del dio 
dell’ebbrezza, dell’unione degli opposti vita e morte, ossia Dioniso ma dove, 
soprattutto, gli abitanti della polis avevano modo di riflettere, confrontarsi con 
le proprie passioni e ottenere per mezzo degli esempi dei grandi eroi del mito, 
la catarsi. A quest’effetto del teatro ellenico, ampiamente conosciuto, ne 
aggiungerei un altro, ovvero l’effetto di rilassamento e ulteriore purificazione 
ottenuto grazie al “pensiero armonico”. Strettamente collegato al mondo 
mediterraneo (dove il mare omonimo con il suo moto ondoso che collega le 
terre che vi si affacciano, permette l’accoglienza del diverso portando con sé un certo grado di liberalismo mentale). 
Il pensiero armonico potrebbe essere quindi, tra le altre cose, uno degli 
elementi costitutivi ideologicamente di rituali come lo spettacolo teatrale nel 
mondo classico oltre che altre manifestazioni dominate dalle tre arti menzionate sopra. 
Per una prima comprensione di esso bisogna analizzare l’etimologia della 
parola“armonia”. Vi ritroviamo il greco harmozèin: connettere, unire. 
Esso nasce dal rapporto anticamente molto forte con la natura (physis). I greci 
modellavano su di esso il proprio agire: i cicli della natura come l’alternarsi 
delle stagioni, il ciclo lunare ecc... venivano osservati e poi imitati con riti che 
li celebravano così come aveva già fatto il mito. 
Lo spirito armonico, perfettamente rappresentato, non dal cerchio e nemmeno 
come vuole il pensiero storiografico per cui tutto tende ad un fine senza 
possibilità di ritorno, dalla retta. Il suo simbolo che, se vogliamo, mette 
insieme i significati dell’uno e l’altro approccio, è la spirale. Stiamo parlando 
di un simbolo che vuole riassumere il significato del ciclo della physis e del 
suo eterno vivere-morire-rinascere, inteso non come ritorno dell’identico, 
bensì come ritorno dell’analogo. Il pensiero armonico mette in campo, per 
prima cosa, l’eterno scorrere del tutto, il “panta rei di Eraclito” a cui si 
aggiunge “l’imprescindibile aspetto dinamico dell’harmonia oppositorum”. 
Sono manifestazioni culturali che potrebbero derivare da un 
mondo mediterraneo antico, dunque, dominato da questo pensiero armonico, 
che potrebbe influenzare ancora oggi molti aspetti della vita dei paesi che 
affacciano su quest’affascinante mare. Se il lettore mi darà ragione, si potrà 
intravedere una sorta di sopravvivenza del rituale dionisiaco-coreutico-
musicale. Luoghi come l’ex Magna Graecia che, ricordiamo, comprende oltre 
la Sicilia, le Puglie e parte della Campania, hanno meglio preservato l'essenza 
ultima delle manifestazioni rituali e mitiche del pensiero armonico. 
In effetti, si può notare la continuità con lo spirito di un antico mondo mediterraneo, di alcune danze che, sembrano poter fungere da fil rouge ricongiungente le pratiche di iatromusica e iatrodanza (terapeutiche) elleniche (come il dionisismo, l'orfismo e il coribantismo greco) alle danze popolari di buona parte del sud Italia. 
La pizzica salentina, alcune tarantelle irpine (la tarantella Montemaranese, in 
particolare) la tammurriata campana, sono forme coreutico-musicali 
apparentemente differenti l'una dall'altra ma, in realtà, imparentate per la loro 
connotazione mitico-rituale. Esse sono, soprattutto, frutto di una cultura tutta 
mediterranea che, a sua volta, potrebbe affondare le radici, come già sostenuto 
poc'anzi, in una cultura fondante per i popoli che affacciano sul mare nostrum. 
Forme di terapia psichica e di cura che permettono il distaccarsi momentaneo 
dalla quotidianità e dai suoi problemi per entrare in un mondo-altro grazie a 
ciò che, in potenza, ciascuno di noi potrebbe ottenere, ossia una forma di 
trance. A me piace definirle“danze estatiche”. Questa definizione è giustificata e riconosciuta dai tanti 
cultori di suddette forme coreutiche, che d'altronde, permettono anche a questo grande repertorio culturale di sopravvivere. Parlando con danzatori di 
varia provenienza ed età, infatti, mi è stato confermato che danzando e 
liberando la mente dai pensieri, cosa che avviene sopratutto grazie al suono 
degli strumenti utilizzati per la musica a supporto di queste danze (vedi il 
suono caldo e ripetitivo del tamburello) e facendo sì che gli arti si muovano 
quasi meccanicamente senza concentrazione, è possibile raggiungere uno stato 
mentale simile, per molti aspetti, ad una trance. Potremmo trovare riscontro, 
giusto per fare un esempio, negli stessi studi demartiniani sulle “tarantate” 
salentine che riescono a danzare per ore accusando poco o nulla la stanchezza 
e, al termine della danza, non ricordano quello che hanno detto o fatto. Esse 
presentano tutte le caratteristiche analizzate da Rouget nel suo lavoro sulla 
trance (trance di possessione). 
Spesso si è riluttanti ad accogliere queste forme coreutiche nell’albo dell’arte 
o danza colta, optando a relegarle nel rango di quella minore o, in senso 
dispregiativo, folklorica. Benedetto Croce riflettendo proprio su questo, 
sostiene che la gente “incolta” produca un’arte che ritrae “sentimenti 
semplici” con “cose semplici” mentre l’arte individuale un sentire complesso 
e ricco di sfumature5. Ma se le cose di cui gli artisti popolari possono disporre 
sono semplici, i sentimenti (come i tarantati con la loro danza fortemente 
simbolica dimostrano) possono essere tumultuosi, profondi, complessi e ricchi 
di sfumature. Ciò che li differenzia in realtà è il fatto che si tratta di sentimenti 
condivisi e collettivi, non coincidenti con quelli soltanto individuali. Ci troviamo di fronte ad un’arte diversa che ha semmai come forza in più proprio 
il fatto di essere condivisa e di fare riferimento ad un inconscio collettivo le 
cui origini risalgono ad una remota età dell’oro. 
Analizzerò quindi innanzitutto la storia, le tecniche coreutiche e quelle 
strumentali e musicali senza basarmi unicamente su, quella che è considerata 
da molti etnomusicologi, la “Bibbia del tarantismo” che è La terra del rimorso 
di Ernesto De Martino.Più che “terra del rimorso”, il Salento si possa definire una “terra della rinascita” e queste forme coreutiche e musicali hanno, quindi, un retaggio culturale antico che si fa portavoce di un sistema di pensiero e riti che, se posti come 
modello di comportamento, potrebbero portare ad un nuovo “Umanesimo 
mediterraneo”. 

 
 
 
 
 

I poteri di Euterpe

Post n°4 pubblicato il 23 Luglio 2013 da iside1988
 

Kylix di DurideI) La musica nella vita sociale dei Greci.

La musica, un.arte potente e antica quanto l'uomo. Musica è, stando all.etimologia del termine, “ciò che ha a che fare con le Muse”, ispiratrici d.arte. Costoro ci forniscono anche la chiave di lettura dell.antica concezione di musica. Figlie di Mnemosyne, esse sono le garanti della memoria, fanno sì che tutto quello che avviene non venga dimenticato, funzione essenziale di un ambito assai caro ai Greci. La mimesis poetica è in prima istanza riferita alla memoria che si fa portavoce di elementi culturali in cui la comunità si riconosce. A tutto questo fa da coronamento l.accompagnamento musicale dato che inizialmente, con mousike techne - derivante da mousa (musa) e techne (abilità), s.indicavano tutte le arti, in un sistema “perfetto”. Successivamente l.ambito d.azione della mousike si restringe a tre componenti: quella sonora (vocale e strumentale), quella contenutistica -ossia la parola poetica- e quella coreografica, o danza. Nessuno di questi tre elementi poteva essere preso separatamente, ma essi costituivano un tutt'uno inestricabile, che aveva il proprio senso solo nella compresenza degli altri due. Quando pensiamo alla musica greca, dunque, dobbiamo immaginarla come composta sempre di due componenti almeno: la voce e gli strumenti musicali. Cui seguiva eventualmente una performance di danza, soprattutto se il contesto nel quale ci si trovava era quello sacro. In effetti, come avviene sin dalla notte dei tempi, anche presso la popolazione greca, il culto religioso prevedeva la componente musicale, anzi a volte essa era l.elemento centrale del culto stesso. La danza e la musica si caricavano di valori simbolici, si facevano portavoci di un messaggio religioso, che tramite la forza di persuasione del mezzo utilizzato, riuscivano a meglio influenzare la sensibilità dei cittadini che vi partecipavano. La musica serviva nel culto, come nel resto della vita del cittadino, per sentirsi parte di una comunità, per ritrovare una sorta di identità all.interno del popolo del quale si faceva parte, di condividerne le usanze. Vari e importanti erano i momenti della vita della polis ad essa dedicati: poteva essere eseguita per sé e in questo senso l.artista andava ad avvicinarsi all.esempio di Zeus o di Achille che suona la phorminx nella solitudine della propria tenda; poteva essere eseguita in gruppo, per il comune divertimento, un.usanza tipicamente spartana; infine, poteva essere eseguita per l.intera comunità come nelle varie espressioni delle celebrazioni sacre: . nel culto religioso, sia in onore di una divinità che in onore degli eroi; . negli agoni sportivi e musicali, spesso connessi ai culti, momenti particolarmente cari ad un popolo così pervaso di spirito competitivo; . nelle circa 105-110 feste private e pubbliche che animavano la polis; . nei simposi. In ogni caso, si trattava sempre di momenti comunitari, la musica aveva una fruizione collettiva che la rendeva universale, esattamente come il messaggio poetico di cui si faceva accompagnatrice irrinunciabile. Fra queste occasioni, un ruolo di primo piano spetta al grande “rito” del mondo greco: il teatro. In effetti, qui la mousike (parola poetica, musica e danza) trova la sua massima applicazione pratica. Le rappresentazioni teatrali erano attesissime, tant'è che quando erano allestiti gli spettacoli durante le principali festività dionisiache, la popolazione vi partecipava in massa. Pensiamo alle Grandi Dionisie, quando ad Atene giungeva addirittura gente proveniente dal resto della Grecia. Erano tutti pronti ad affrontare lunghi viaggi, pur di assistere ad uno spettacolo teatrale. La musica aveva una funzione così pervasiva che addirittura si pensava potesse influire sulla psiche, condizionare il carattere, le scelte, lo stile di vita delle persone. Inoltre, si sfruttava la musica per inculcare nel popolo ideologie politiche. Tutto ciò era, in fondo, possibile proprio grazie alla forte compattezza ideologica della comunità. E ce lo conferma il carattere collettivo dei momenti dedicati alla musica. Nella musica greca non c.è, infatti, spazio per l.interiorità dell.artista, per l.individualità, per l.espressione dei suoi sentimenti, come per noi figli delle esperienze musicali moderne e contemporanee. La musica poteva essere interessante e utile, solo se esprimeva concetti universali, in cui l.intera collettività si riconosceva. La musica è dunque, come suggerisce Rossi, una forma di processo comunicativo in cui la funzione conativa è messa al primo posto, poiché concepita sempre come mezzo per la trasmissione di un messaggio. È, dunque, focalizzata sul destinatario (funzione conativa, appunto). Questa teoria trova conferma nel fatto che gli strumenti e le tecniche musicali non abbiano avuto una significativa evoluzione nel mondo greco, poiché questa avviene per lo più quando vi è l.esigenza da parte del mittente di esprimere qualcosa di sé con la musica. II) Paideìa e musica Il buon cittadino deve essere in grado di rendersi libero dalla schiavitù dell.ignoranza e capace di avere delle idee proprie sugli aspetti più disparati. Il suo carattere dovrà formarsi, venendo incanalato sui retti sentieri della morale comune, in modo tale da poter garantire, una volta formatosi con la cultura e con le abilità che l.educazione accresce e potenzia, il benessere dell.intero Stato. Stando a quanto i due maggiori filosofi dell’Atene del IV sec., Platone ed Aristotele, ribadivano continuamente nei loro scritti. In particolare, Platone ce ne dà un’ampia descrizione nel libro III della Repubblica, dove delinea la sua città ideale. L'importanza di una buona educazione appare chiara sin dall'età classica, tanto da rendere necessaria la messa a punto di un preciso iter educativo da dover rispettare alla lettera per poter garantire una buona formazione del carattere dell.individuo, soprattutto all'insegna della formazione di un ethos collettivo. La paideìa classica, dunque, era un iter educativo che tutti i cittadini liberi dovevano affrontare durante la fanciullezza per potersi formare secondo questi obbiettivi. Essa coinvolgeva, infatti, i giovani e si articolava in due rami paralleli: . la gymnastike, ovvero paideìa fisica, comprendente la cura del corpo e il suo rafforzamento; . la paideìa psichica, volta a garantire una socializzazione armonica dell.individuo nella polis nel senso della koinonìa, il formarsi dell.identità individuale sempre all'interno dei valori condivisi dall'intera comunità. Per quanto riguarda il primo tipo di educazione, esso concretizzava alcuni dei valori della comunità greca. La perfezione fisica era, infatti, un ideale ricercatissimo. Ricordiamo a tal proposito episodi certo non degni di ammirazione ma emblematici in questo senso, come l.eliminazione fisica degli storpi o dei bambini che nascevano con menomazioni. Su questa linea di pensiero, una prima fase dell.educazione fisica dei ragazzi era caratterizzata da un duro addestramento fisico poiché solo un corpo sano, fisicamente efficiente, sviluppato all.insegna del ricavo del massimo delle sue potenzialità, può accogliere anche una mente sana. Il passaggio successivo era a questo connesso: l.addestramento fisico di potenziali guerrieri capaci di affrontare situazioni bellicose, essendo la guerra una fra le attività considerate più nobili e virili dell.uomo greco. Infine la formazione politica che prevedeva lo studio della musica, della poesia, dell.ars oratoria. È proprio questa paideìa psichica che interessava maggiormente Platone, ed è, infatti, su questa che egli fonderà le basi del proprio progetto di rinnovamento (ma al tempo stesso anche conservazione) dell.uomo greco. Prima di lui, Socrate aveva riconosciuto l.ampia importanza dell.educazione nello sviluppo, collegato, però, soprattutto all.opportuno ascolto della Coscienza interiore. Questo avrebbe contribuito davvero alla formazione dell.Uomo Libero, capace di comprendere le vere esigenze della propria coscienza all.infuori di qualsiasi condizionamento sociale e religioso. Ovviamente, questo punto di vista cozzava con l.ideologia basilare della paideìa classica, era visto come un pericolo per la coesione della comunità, giacché poneva l.accento sulle esigenze del singolo, e fu causa determinante della condanna del filosofo, accusato di essere senza Dio e di corrompere la gioventù. Una buona educazione aiutava, dunque, il fanciullo a tramutarsi in “cittadino”, ad acquisire la cultura che, in ultima istanza, è ciò che distingue l'uomo dall.animale, che gli dà dignità di “uomo” in quanto tale che condivide le idee base della vita civile. La musica, tanto importante per la cultura greca, non viene dimenticata nell.educazione che, anzi, le dedica un ruolo di rilievo. Ancor più perché essa era capace, stando alle teorie avanzate nel libro III della Repubblica, di nobilitare l.anima, affinare il carattere per renderlo quanto più virtuoso possibile. L.educazione musicale prevedeva lo studio dei fondamenti della musica in modo tale da formare un cittadino che potesse usufruire della musica non del tutto passivamente, ma comprendendola dal profondo. Molte importanti informazioni riguardo alla paideìa si ricavano da alcuni resti vascolari come ad esempio, la kylix di Duride. Si tratta della decorazione interna di una coppa da simposio pervenutaci in uno stato quasi ottimale. Forse proprio per l.importanza che la musica aveva in questo genere di occasioni, abbiamo un.illustrazione del momento della paideìa destinato ad essa. La mousike non poteva essere rappresentata meglio, in quanto ci viene mostrato l.insegnamento della letteratura e della musica. Potremmo ricavarne una descrizione dei momenti dell.insegnamento musicale e della letteratura. Vi sono raffigurati l.insegnamento rispettivamente della lettura, della scrittura, dell.apprendimento dell'aulos e della lyra. Il tutto nella forma della paideìa classica che prevedeva la presenza di un didaskalos, un allievo e un pedagogo che sovrintende a tutto il lavoro.

 
 
 
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