Creato da: flussodicoscienza28 il 07/06/2011
è una tecnica utilizzata nella narrativa; consiste nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi.

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Quando le canzoni parlano di te

Sarò pur strano e inaffidabile
tutto quello che vuoi tu
Ma non mi dire che non senti niente
se ti stringo forte...

Nobraino - Strano e inaffidabile 

 

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desertificazione

Post n°16 pubblicato il 18 Luglio 2011 da flussodicoscienza28
 

Caro diario,
sono giorni che ci penso, in fondo che male c'è se continuo a mantere viva una piccola speranza? Si lo so che non devo illudermi, che devo guardarmi bene attorno e tutte quelle belle parole che gli altri sono così bravi a donarmi; ma qui in gioco ci sono io, non gli altri. Ci sono i miei sentimenti e le mie emozioni, non quelle di ipotetici sconosciuti. Se farò del male a qualcuno, quel qualcuno sarò io. Ne sono consapevole; ed è proprio questa consapevolezza che mi fa andare avanti.

La consapevolezza di ferirmi? No, la consapevolezza di sentirmi viva.Nel bene e nel male.
Non esistono i princi azzurri nè le principesse delle favole. Esistono solo esseri umani. E cosa c'è  di sbagliato in questo?

Lei odiava affidare i suoi pensieri ad un diario. Sapeva che quei pensieri sarebbero rimasti lì, chiusi tra quelle pagine ed invece avevano bisogno di volare, andar viva, vivere.

Lei aveva bisogno di vivere.

 
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Occhi fissi sul mondo

Post n°15 pubblicato il 13 Luglio 2011 da flussodicoscienza28
 

Hai chiuso le porte al mondo. Come puoi credere che fuori non ci sia qualcosa adatto a te se non hai il coraggio di lanciarti?

Le parole di quella frase prendevano forma davanti ai suoi occhi. La sua scrivania era illuminata dai raggi del sole che dalla finestra disegnavano piccoli cerchi sulle sue mani, sul suo corpo. Osservava il mondo da quella piccola finestra e si chiedeva se non avessero ragione gli altri, era veramente possibile che si fosse così tanto lasciata sopraffare da quella situazione da aver rinchiuso fuori tutto il mondo?
Osservava dalla finestra il continuo movimento del mondo. Tutto  attorono a lei si muoveva. Lei, no! Lei era veramente rimasta immobile.
Le note di Yann Tiersen inondavano la stanza, attorno a lei non c'era nessuno. E questo non perchè si fosse rinchiusa in quelle 4 mura, ma perchè aveva permesso di allontanarsi dal mondo intero. Ed ora non sapeva cos'altro fare. 
Da quella finestra poteva osservare tutto, ma non se stessa.
Si alzò. Si diresse verso il grande specchio posto tra il letto e l'armadio. Si piazzò davanti. Iniziò ad osservarsi. Lei non aveva chiuso le porte al mondo, aveva fatto qualcosa di ancora più grave. Quelle porte le aveva chiuse contro se stessa. Non si riconosceva più.
Allora si sedette, con le gambe incrociate davanti allo specchio che ora sembrava immenso. Quello specchio che sembrava svelarle la sua anima. Le lacrime iniziarono a rigare il suo viso, non le trattenne. Questa volta permise a se stessa di abbandonarsi alle sue emozioni. Si guardava mentre piangeva. I suoi occhi diventavano sempre più rossi e le sue gote erano intrise di liquido salato che fuorisciva dai suoi occhi. Si passò la mano sulla guancia, ma servì a poco. Nel giro di pochi minuti era di nuovo zuppa di lacrime. Le note di Tiersen continuavano a fluttuare nella stanza. Le facevano compagnia in quel caldo pomeriggio d'estate pieno di solitudine.
Vide le sue cicatrici. Le ferite che segnavano il suo cuore. Si accorse che nessuna di quelle piccole lacerazione si era rimarginata. Erano ancora lì, aperte, fresche pronte per sanguinare ancora e ancora....e ancora.
Fece come per toccarle ma il suo cuore non glielo permise. Lui, a differenza sua non voleva più soffrire. Si era trincerato dentro una muraglia fatta di delusioni, sogni infranti, speranza senza futuro. Non permetteva più a   nessuno, nemmeno a lei  di continuare quello strazio .

Mi dispiace...

Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare tra le lacrime. Le dispiaceva perchè tutto quel dolore lo provava anche lei, ma si era così abituata che quasi lo aveva dimenticato. Per lei era normale. Per il suo cuore no. E allora le ricordò tutti quei momenti che lei avrebbe voluto dimenticare. Le portò alla mente quelle frasi, quelle sere, quelle situazioni che lei aveva semplicemente messo da parte. Ignorandole, credendo che un giorno avrebbe potuto dimenticarle.

Forse gli altri avevano ragione. Forse aveva veramente chiuso sè stessa fuori dal mondo. Ma era l'unico modo per poter sopravvivere. Almeno credeva fosse così. 

 Si chiedeva perchè per lei felicità fosse una meta così difficile da raggiungere. Lei non aspirava alla felicità eterna, sapeva benissimo che non esisteva. Desiderava semplicemente la felicità di un attimo. Era stanca si valicare montagne immense , per trovarci dietro, poi cosa? Altre montagne. Non si era mai arresa, ma ora era stanca. Voleva che per una volta qualcuno le dicesse non preoccuparti ci sono qui io. Non c'era nessuno, almeno nessuno che lei volesse. Avrebbe voluto, almeno per una volta, riposarsi. 

Non aveva più voglia di scalare montagne. Aveva deciso di rimanere lì, ferma, immobile ad osservarle. Sapeva che era sbagliato, sapeva che ciò che desiderava si trovava esattamente dietro quegli immensi cumuli di pietra. Ma non voleva muoversi. Non ne aveva più le forze. se continuo così, finirò per perderlo. Non puoi perdere qualcosa che non hai. Anzi, qualcosa che non hai mai avuto. Lei lo sapeva. 
Perchè non posso rimaere qui, a terra? Voglio solo riposare, dormire e magari svegliarmi domani con le forze necessarie per affrontare ciò che mi si presenta davanti! Ma lei aveva dormito così tanto che non aveva più voglia di svegliarsi. Si era abituata a vivere nel limbo delle emozioni, e quel "sentire/non sentire" la faceva stare bene, o meglio, non le provocava quel senso di chiusura alla bocca dello stomaco. 

e allora per una volta , lasciatemi perdere. Non ditemi cosa devo fare. Non ditemi cosa sia giusto o sbagliato. Lasciatemi in silenzio. Un giorno mi rialzerò, ve lo prometto.

 

 
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pensieri

Post n°14 pubblicato il 12 Luglio 2011 da flussodicoscienza28

Di nuovo quella sensazione di non riuscire più a scrivere.
Era come se le parole rimanessero bloccate in gola.
I fogli bianchi rimanevano tali. La penna batteva nervosamente sul tavolo.

Si odiava.

Amava scrivere ed ora le risultava quasi impossibile.

Le mani stropicciavano gli occhi, salivano sulla fronte e affondavano nella massa di capelli neri che le circondavano il viso.

calma, qualcosa dovrà pur venir fuori.
Ma più si sforzava più le parole si allontanavano. 

 

 
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riflessioni

Post n°13 pubblicato il 03 Luglio 2011 da flussodicoscienza28
 

Non aveva mantenuto la promessa. 
Si era fatta nuovamente coinvolgere ed ora nno sapeva come uscirne. Aveva dovuto ammettere a se stessa di esserne innamorata. L'ammissione più difficile che aveva mai fatto.
questa volta sarà diverso
lo aveva ripetuto così tante volte da crederci e , così, aveva abbassato la guardia. Aveva permesso a lui di infilarsi sotto la sua pelle.  
Quasi rimpiangeva quel periodo in cui riusciva razionalmente a dire: non ho sentimenti, ho solo emozioni. Avrebbe voluto ripeterlo, ma quei sentimenti avevano bussato alla sua porta sotto mentite spoglie. Forse lei non li aveva riconosciuti, o forse si. Non aveva più importanza. Aprendo la porta si era spalancato un mondo che aveva faticato a tenere lontano.  
Ancora lui, e ancora una volta la faceva sentire come non avrebbe mai voluto.
Perchè doveva fare così male?
Ogni volta che ci pensava gli occhi le si gonfiavano di lacrime; ma non poteva piangere. E così, alzava gli occhi al cielo, faceva un lungo sospiro e tratteneva tutto dentro di lei.
Sapeva che prima o poi sarebbe esplosa, ma per adesso aveva bisogno di reprimere, fino a quando ne fosse stata capace. 
Era stato difficil guardarsi allo specchio e ammettere , non tanto di essere innamorata, quando di esserlo della persona sbagliata.
Lei amava la persona sbagliata.
E voleva rimediare a tutto questo. Si odiava per esserci caduta ancora una volta. Ma, io credo che lei non abbia mai smesso di amarlo. Ha creduto solo di averlo messo da parte perchè era più facile pensarlo così, come un ricordo del passato. I giorni sembravano meno pesanti.
 Di lui cosa aveva? Aveva tante belle parole, tanti desideri che erano anche i suoi. Ma a lei nno bastavano più i discorsi.Non bastavano più le parole. Lei aveva bisogni di sguardi, di abbraci, di carezze. Lei aveva bisogno di sentirlo fisicamente vicino. Le parole ora facevano male. Erano pugnalate dritte al petto.Lame sottili che penetravano nel suo corpo lasciandola senza respiro.
Lo amava. E si odiava per questo.
Si odiava perchè stava sprecando uno sentimento così bello per qualcuno che non c'era. Si odiava perchè era diventata cinica, perchè iniziava ad essere invidiosa della felicità degli altri. Ma la sua non era cattiveria, era invidiosa di una felicità che desiderava ardentemente anche lei.
Sembrava che per gli altri raggiungerla fosse semplice, invece lei aveva davanti a se mille montagne da scalare. Ed era stanca. Stanca di continuare a lottare. Lei voleva solo dimostrargli che c'era. Che se un giorno avesse avuto bisogno lei era lì pronto a dargli la sua mano.
Si sentiva una stupida, perchè forsì li fuori, nel mondo, c'era qualcuno che aspettava solo di essere amato da lei...ed invece non riusciva a vedere altro che lui.

 
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OSARE

Post n°12 pubblicato il 02 Luglio 2011 da flussodicoscienza28
 

Era consapevole della forza che portava dentro di sè. 
La sentiva pulsare sotto la sua pelle, era lì, scorreva nelle sue vene.
Ma fino a quando ci sarebbe stata? Un giorno si sarebbe svegliata e non l'avrebbe più trovata. Si sarebbe sopita, forse anche lei stanca di rincorrere dei fantasmi.
Questo la spaventava. Le provocava quella strana sensazione di chiusura alla bocca dello stomaco; come se qualcuno le avesse sferrato un pugno. Le provocava nausea anche solo l'odore del cibo e scaricava tutta quella tensione nelle sigarette fumate guardando fuori dalla finestra. Aspirava avidamente e buttava fuori il fumo, come a voler cacciar via quegli strani pensieri che non le permettevano di dormire.
Voleva credere che fosse così facile. E forse, per il tempo della sigaretta ci riusciva; però, poi, dopo, tutto ritornava con insistenza. Sentiva un peso sopra di lei che l'atterriva.
Avrebbe voluto urlare ma le parole  si strozzavano in gola.  
Non era per niente brava ad esternare i suoi sentimenti. Aveva sempre indossato la maschera della "ragazza forte";  ed ora che avrebbe davvero voluto sentire quella forza che le serviva, tutto era così debole e privo di consistenza. Si sforzava di star bene, ed era così brava a fingere che gli altri nemmeno se ne accorgevano. Odiava il posto dove viveve, perchè era troppo distante da quel luogo che amava tanto. Per quanto meravigliose fossero le persone che le stavano accanto, c'era sempre qualcosa che mancava. Mancava la persona che le avrebbe potuto ridare il sorriso, quello vero.

Ora finalmente aveva capito cosa doveva fare. L'ultima corsa prima del traguardo. Una persona forte quel passo in più l'avrebbe fatto già da tempo, invece lei esitava. La paura le immobilizzava le gambe. Ma sapeva anche che non poteva più vivere in questo modo.Sospesa nel vuoto in attesa di cadere. Doveva osare. 
Doveva osare perchè finalmente aveva capito che lui era esattamente quello che voleva. Non si sarebbe mai perdonata l'arrivo di un'altra al posto suo. Se lo sarebbe rimproverato per la vita. E non poteva più vivere nel rimpianto. Doveva osare.Ora.Adesso. O mai più!

 
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