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« Messaggio #84 »

Post n°83 pubblicato il 16 Dicembre 2007 da DocGull
 
 

PREMESSE E RISULTATI DELLA CONFERENZA DI ANNAPOLIS

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Argomenti (tags) dell'articolo:

 immagine PALESTINA 8  immagine ISRAELE 7

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Con questo scritto vogliamo spiegare che cosa ha permesso che si tenesse, nel novembre 2007, la conferenza di Pace di Annapolis negli Stati Uniti, proposta dal Presidente Bush.

Come altre volte accaduto nella storia ciò è stato reso possibile proprio da coloro che mai l'avrebbero voluta: Hamas.

Infatti nel Giugno 2007, dopo alcuni giorni di aspri combattimenti tra le due fazioni palestinesi
(la stessa Hamas ed Al Fatah del premier Abu Mazen), la Striscia di Gaza è finita sotto il pieno controllo di Hamas e la Cisgiordania, come conseguenza, sotto il controllo di Al Fatah e quindi di Abu Mazen.

Lo stesso presidente dell’ ANP  (Abu Mazen) ha più volte rilasciato dichiarazioni sulla situazione di illegalità venutasi a creare a Gaza dove, di fatto, a comandare è Hamas e non il governo legittimo presieduto da Abu Mazen stesso.

Questo fatto ha sbloccato la situazione perchè si è rotto il governo di unità nazionale che Israele aveva sempre boicottato proprio per la presenza di Hamas che ha sempre, lo ricordiamo, all'interno del proprio Statuto l'obiettivo di distruggere Israele.

E' quindi nato un nuovo obiettivo di Gerusalemme, quello di rafforzare Al Fatah a discapito di Hamas.

Come farlo? Dimostrando ai palestinesi  il fallimento di Hamas nell’amministrare i bisogni dei cittadini, compreso quello della pace e il successo di Al Fatah nel perseguire la pace e nel ben governare i territori palestinesi.

E' in queste condizioni che si è arrivati alla conferenza di Annapolis.

Quali sono stati i risultatati degli incontri?

Holmert e Abu Mazen hanno annunciato, al termine della Conferenza, l'inizio  di negoziati per un accordo entro la fine del 2008 e che una commissione congiunta si metterà al lavoro, a partire dal 12 dicembre, per riprendere il cammino della roadmap, verso "un trattato di pace".

I punti principali dei quali si è discusso sono stati, innanzitutto quello dei confini dello stato palestinese. I palestinesi chiedono il totale ritiro di Israele dalla Cisgiordania occupata nel 1967, inclusa Gerusalemme est.

Israele appare disposta a un ritiro da quasi tutta la Cisgiordania, ma rivendica alcune aree dove si concentrano molte colonie ebraiche e vuole il controllo di una fascia di territorio lungo il fiume Giordano, offrendo quindi uno scambio di territori. E' da tempo che Geopoliticando sostiene il principio dello scambio dei territori, così come per primi avevano indicato i "saggi" israeliani e palestinesi nel c.d. "Piano di Ginevra" (vd. articolo di Geopoliticando: "Sviluppo del Piano di Pace Saudita - Parte Seconda" - Palestina 2 - Israele 1).

Più difficile uno scambio all’interno della città di Gerusalemme. I palestinesi rivendicano l'uso esclusivo della parte est, attualmente occupata da Israele che potrebbe però rivedere la sua posizione. Abu Mazen ha fatto sapere che Gerusalemme est sarà la capitale del nuovo stato palestinese.

Per la vicenda dei profughi si delinea invece un duro scontro. I motivi sono quelli che abbiamo letto precedentemente, ci sono situazioni sulle quali è possibile anche affrontare dolorose rinunce, altre che non possono neanche essere poste in discussione.

Qual è la reazione di coloro che non erano presenti (Hamas in particolare ma anche la "destra" israeliana)?

Possiamo subito dire che a questi tentativi di pace reagiranno tutti coloro che perseguono altri obiettivi. Costoro sanno bene che il Presidente Bush ha ragione nel dichiarare che “se la visione del Medio Oriente che emerge da Annapolis fallisce, per la regione si aprirà un futuro di violenza e di terrore senza fine” .

Infatti Hamas ha già dichiarato che Annapolis è stata una “perdita di tempo” mentre la “destra israeliana” non accetterà mai la “cessione” di Gerusalemme Est, pena ripercussioni sul Governo.


E’ molto probabile quindi che vi sarà una forte escalation di violenza e di tensione, proprio per la consapevolezza della bontà del tentativo di Annapolis, le parti in causa lo sanno bene. Solo un fortissimo sostengo da parte di quella parte della comunità internazionale che vuole la pace potrà impedire che le probabili future violenze portino ad un nuovo blocco delle trattative.

 
 
 
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