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HOW DOES IT FEEL?

Post n°125 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da jamesmarshall.c

Adesso lo so. Adesso purtroppo lo so. Non è servito a tal fine la perdita di due nonni e di un paio di amici, in circostanze poco felici.

I primi due sono andati in tarda età, ed era una cosa ovvia sebbene non la definirei normale, mentre gli altri, pur essendo andati via in circostanze drammatiche quanto improvvise, non mi erano abbastanza vicini perchè ne soffrissi oltremodo.

E non è stato un lutto a me vicino a spaventarmi così tanto, nè la paura di morire e di provare quel "qualcosa": ad angosciarmi, è stato il vedere chiaramente come deve essere, e come probabilmente sarà, vedere mancare dei pezzi al tuo fianco; un amico di infanzia, un compagno di giochi, un compagno dei tempi che furono della squadra di calcio dei pulcini, uno che era nel tuo istituto a scuola.

Un "coscritto", insomma.

Ed è toccato proprio a un coscritto di mio padre del paesino del piemonte dove lui è cresciuto, andare via strappato alla famiglia da una malattia terribile.

No, non solo coscritto, quanto compagno di giochi di infanzia, vicino di casa, migliore amico per almeno 20 anni. A tavola, oggi, ho visto le lacrime sospendere le parole di mio padre su "dall'asilo".

Ecco un pò di immagini che mi hanno spezzato il cuore:

La figura di mio padre scolaretto d'asilo degli anni 50 in quel freddo paesino delle  Langhe, che si recava verso scuola col suo amico, col grembiulino cucito in casa, lottando insieme contro i bulli del quartiere.

La figura di mio padre già più grande che rientra a casa troppo tardi per farsi sentire con le scarpe in mano e al buio, dopo aver dato la buonanotte sottovoce sul pianerottolo a Mario (questo era il Suo nome), altrettanto indaffarato a sgattaiolare a letto.

La Summer of Love di mio padre e Mario che si recano ai primi concerti assieme.

Mio padre e Mario che vanno al Cine con due ragazze e fanno la colletta tra loro in segreto per la benzina.

Mario che assiste dal backstage mio padre che suona la batteria, nel '73, durante il concerto più importante della sua vita.

Mio padre che parte per il Sud con la moglie, Mario ormai preso da mille impegni coi suoi due figli piccoli, il saluto fugace e distratto.

Le telefonate per Natale, sempre più rade e formali.

I capelli che abbandonano le loro teste negli anni, come i figli crescono. Le rughe sulle loro fronti.

Mio padre che torna dopo anni al paese, cerca di Mario e gli dicono che è in ospedale da tempo, grave.

Mio padre disperato dalla perdita del suo primo amico, il suo migliore amico d'infanzia.

Io so che queste cose mio padre le ha vissute davvero, anche se non saranno proprio quelli gli episodi. E so quanto sta soffrendo. Tutto sommato capisco quanto soffrirò io, un giorno.

Eppure bisogna andare avanti, me**a di mondo.

 
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