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Taglio-Province, meno costi

Post n°12 pubblicato il 12 Novembre 2008 da alflex0
 

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  Taglio-Province,meno costi

(Pubblicato sul settimanale “Il Corsivo” n. 43 del 8 novembre 2008 pag.11)

Il numero delle province italiane è progressivamente aumentato dal dopoguerra ad oggi anche in considerazione del fatto che in occasione della istituzione di nuove province non si è registrato mai alcun caso di accorpamento o soppressione. Attualmente le province italiane sono 110, includendo quelle di Barletta-Andria-Trani, di Fermo, di Monza, di recente istituzione e considerando che la Regione Valle d'Aosta accorpa anche le funzioni provinciali. Secondo recenti studi dell’Unione delle Province Italiane la somma dei bilanci di tutte le Province italiane nel 2006 ammontava a circa 115 miliardi di euro. Di queste soltanto il 27% (31 miliardi) è stato utilizzato in favore delle popolazioni residenti sotto forma di servizi, mentre il rimanente 73% (84 miliardi) è servito per ricoprire i costi degli enti: personale, utenze, affitti, spese di rappresentanza, auto blu, ecc.. Abolendo le province, si otterrebbe quindi una  drastica riduzione dei suddetti costi e nel contempo di tutto quel ceto politico-burocratico che dalle stesse trae i suoi consistenti redditi (presidenti di provincia, consiglieri, assessori e consulenti vari interni ed esterni). Attualmente le Province costano ad ogni cittadino circa 1712 euro all'anno, pari all'intero prelievo delle imposte sui redditi. Le risorse economiche risparmiate  potrebbero invece essere utilizzate in settori strategici come lavoro, scuola sanità, giustizia, sicurezza e trasporti. L'abolizione delle Province,  divenute ormai veri e propri serbatoi di voti per i partiti, unita a quella delle Comunità Montane, che sono enti obsoleti, inutili e dispendiosi, nonché, l’accorpamento dei piccoli Comuni, consentirebbe di risparmiare costi che si stimano non inferiori a 68 miliardi di euro all’anno.  A ciò va aggiunto che a seguito della revisione della Costituzione, attuata con la legge costituzionale n.3 del 2001, lo Stato ha  trasferito molte competenze prevalentemente ai Comuni ed alle Regioni, non considerando le province, cui sono riservate competenze residuali che possono essere loro conferite di volta in volta dalle Regioni. Le province hanno attualmente organici eccessivamente ampi in relazione ai compiti che in concreto svolgono ed  hanno competenze che spesso si sovrappongono a quelle degli altri enti locali e soprattutto  la più bassa produttività all'interno delle pubbliche amministrazioni. E’ sufficiente effettuare una analisi comparativa tra le funzioni limitate e marginali svolte dalle province e da altri  enti come le comunità montane ed i piccoli comuni, il costo per il contribuente ed i benefici, per giungere all’unica conclusione possibile che è quella di abolire tutti questi enti inutili. Naturalmente l’abolizione delle province non è così semplice come apparentemente può sembrare, non potendo essere attuata con una legge ordinaria, essendo invece necessaria una nuova riforma costituzionale. Infatti l’art.114 della vigente Costituzione prevede che la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato che sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni. Dunque il percorso per giungere al traguardo dell’abolizione delle province è irto di difficoltà considerando la sicura resistenza di tutto quel ceto politico che si vedrebbe privato di un grosso settore dove sono collocati i vari esponenti locali, che dalle province traggono remunerazioni, redditi oltre che consensi elettorali. Basti pensare ai numerosi casi di leader politici locali che contemporaneamente rivestono le funzioni di consigliere provinciale, comunale e regionale. La difficoltà non deve scoraggiare quei parlamentari cui stanno effettivamente a cuore gli interessi del paese e non quelli del partito di appartenenza. Essi infatti non dovrebbero dimenticare che l’art.67 della Costituzione vieta ogni  vincolo di mandato, eliminando quindi qualsiasi condizionamento  sia da parte degli elettori che dei partiti.

Alflex

 
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