A volte -tristemente- ti accorgi che quello che fai non basta.
Neanche lontanamente -proprio no.
Non basta a farti soprav[vivere] con chi vorresti,
non basta per assicurarti quel po' di affetto e considerazione ch'è necessario.
Non basta nemmeno come scusa, come pretesto o attenuante
per dire "io ci ho provato" -ché per gli altri non hai tentato.
E forse è colpa mia, un difetto di fabbricazione, una mancanza genetica,
qualcosa di ineliminabile e congenito -bella fregatura.
È che ha ragione lei: mi preoccupo troppo di ogni possibile conseguenza,
vivo nel terrore di deludere e illudere, di dover tirarmi indietro,
paura di non accorgermi subito che ho intrapreso una strada sbagliata,
timore di dover abbandonare qualcuno a metà del viaggio,
senza che nessuno rimborsi quel biglietto.
Sembra che necessariamente ogni azione debba prendere, nel suo svolgersi,
una direzione diversa -contraria- a quella che gli imprimiamo in origine:
cerco di precludere ad altri inutili sofferenze
e non mi accorgo che alle mie spalle già soffrono.
C'è che a volte le pretese sono troppe e soffocano le mie già poche iniziative.
Però rimango, finché vale sperare.
"E al mattino al mio risveglio
cerco in cielo gli aironi
e il profumo bianco del giglio,
cerco in tutte le canzoni
e in un passero sul ramo
uno spunto per la rivoluzione,
cerco il filo di un ricamo,
un accordo in La minore."
[R. Gaetano - Cerco]
Tu però sei solo il mio *tesoro, invece. =P
So che è difficile, sono la prima che dovrebbe imparare a buttarsi ad occhi chiusi, è che l'ultima volta si è fatto il vuoto dietro di me e sono piombata a terra, ma non è detto che succeda sempre così. E lo stesso vale per te.
Dipende dal momento, prima o poi sono sicura che la diffidenza svanirà, forse per poco, ma sarà già qualcosa ^_^
E aspetto quel momento, quando la diffidenza se ne scivolerà via come un peso inutile. =)
=*