L’anonimato garantisce l’accettazione da parte degli altri, talché il silenzio, e torno al punto iniziale, è visto come un forte antidoto alla sofferenza e al disagio che possono nascere in noi se tentiamo di collocarci al di fuori del gregge. Anche qui c’è paura, la paura di sbagliare, il sacro terrore che proviamo quando, allarmati da quella che Thomas Hardy definiva la “pazza folla”, temiamo di palesare una conoscenza imperfetta, o erronea, paventando così la superiorità dell’altro. Un po’ quel che è capitato a me nel corso dei tre incontri a cui ho assistito. Quanto alla possibilità in introdurre elementi d’etica cristiana nell’università, mi scuserà, padre carissimo, ma io sono scettico. Non voglio certo preconizzare l’università come il mondo corrotto che Edgar Allan Poe descrive in una ballata della “Maschera della morte rossa”, e nel quale Belzebù si trovava a suo agio, perché non trovava Dio da nessuna parte; Dio è ovunque, Lei me lo insegna, anche nei luoghi più strani, anche dove è meno ipotizzabile che Egli sia davvero presente. Ma io – come il replicante di “Blade Runner”, o il disilluso capitano Algren di “The Last Samurai” – ho visto molto: favori sessuali in cambio di posti, prevaricazioni, diritti acquisiti calpestati, “vanitas vanitatum” (tanto per usare un eufemismo…). Per tale ragione, sono francamente pessimista, e ritengo in sostanza l’ente universitario del tutto irriformabile, per gli enormi difetti strutturali che esso si porta al suo interno...
Inviato da: dolceamore.maria
il 24/12/2012 alle 11:00
Inviato da: The_Blue_Pearl
il 17/12/2012 alle 16:29
Inviato da: hastalavista1965
il 13/12/2012 alle 20:32
Inviato da: Balcan1
il 13/12/2012 alle 20:29