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Il ritorno del darwinismo sociale

Post n°452 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da Fratus

InformazioneDI ROBERT REICH
Huffingtonpost.com

Esattamente, che tipo di società vogliono i Repubblicani di oggi? Ho ascoltato i candidati repubblicani nel tentativo di percepire una filosofia generale, una prospettiva largamente condivisa, un’immagine ideale dell’America.

Dicono di volere un governo più snello, ma non può trattarsi di questo. La maggior parte chiede una difesa nazionale più ampia e una più vigorosa sicurezza della patria. Quasi tutti vogliono ampliare i poteri del governo in materia di indagine e vigilanza all’interno degli Stati Uniti: debellare eventuali terroristi, annientare gli immigrati clandestini, “proteggere” i confini della nazione. Vogliono condanne penali più rigide, tra le quali una più estesa applicazione della pena di morte. Molti vogliono anche che il governo si intrometta negli aspetti più intimi della vita privata. 

Si chiamano conservatori, ma non si tratta neanche di questo. Non vogliono conservare ciò che abbiamo adesso. Preferirebbero portare indietro il paese, prima degli anni 60 e 70, prima della Legge sulla protezione dell’ambiente, prima di Medicare e Medicaid [entrambi piani federali di assistenza medica per soggetti in difficoltà, NdT], prima del New Deal e delle sue misure finalizzate alla protezione sociale, prima dell’assicurazione contro la disoccupazione, della settimana lavorativa di quaranta ore, delle leggi contro il lavoro minorile e del riconoscimento ufficiale dei sindacati. Persino prima dell’epoca progressista e della prima imposta nazionale sui redditi, delle leggi antitrust e della Federal Reserve.

Non sono conservatori. Sono “regressori”. E l’America che cercano è quella vissuta nell’epoca dorata di fine Ottocento.

Era un periodo in cui la nazione era incantata dalla dottrina della libertà d’impresa, ma nel quale, a dire il vero, pochi americani hanno goduto di un’ampia libertà. Baroni da rapina come il finanziere Jay Gould, il magnate delle ferrovie Cornelius Vanderbilt e quello del petrolio John D. Rockefeller, controllavano gran parte dell’industria americana. Il divario tra ricchi e poveri divenne un abisso. Le baraccopoli urbane marcivano, bambini lavoravano ore e ore nelle fabbriche, le donne non potevano votare, mentre i neri americani subivano l’umiliazione di Jim Crow [personaggio di colore di una ironica canzone popolare ottocentesca, ad esempio, la discriminazione razziale. NdT]. E i portaborse dei ricchi letteralmente posavano sacchi di soldi sul tavolo di docili legislatori.

Il periodo più eloquente è stato quello in cui le idee di William Graham Sumner, un professore di scienze politiche e sociali a Yale, dominavano il pensiero sociale americano. Sumner portò Charles Darwin in America e lo intrecciò con una teoria adatta all’epoca.

Tra gli americani di oggi, pochi hanno letto gli scritti di Sumner, ma questi hanno avuto un effetto galvanizzante sull’America degli ultimi tre decenni dell’Ottocento.

Per Sumner e i suoi seguaci la vita era una lotta competitiva nella quale solo il più idoneo poteva sopravvivere, e attraverso questa lotta i gruppi sociali diventavano nel tempo più forti. Assimilabile a questo è il principio per cui il governo dovrebbe fare poco o nulla per chi si trova in ristrettezze, in quanto ciò interferirebbe con la selezione naturale.

Ascoltate i dibattiti repubblicani di oggi e sentirete un continuo rigurgito di Sumner. “La civiltà ha una semplice alternativa”, scrisse Sumner negli anni ‘80 dell’Ottocento. O è “libertà, disuguaglianza, sopravvivenza del più adatto”, oppure è “non libertà, uguaglianza, sopravvivenza dell’inadatto. I primi termini fanno progredire la società e favoriscono tutti i suoi membri migliori, i secondi la fanno sprofondare e favoriscono tutti i suoi membri peggiori.”

Sembra una cosa familiare?

Newt Ginrich non soltanto richiama il pensiero di Sumner, ma ne scimmiotta la nota arroganza. Ginrich dice che dobbiamo premiare gli “imprenditori” (intendendo chiunque abbia fatto un mucchio di soldi) e ci avverte di non “coccolare” la gente che si trova nel bisogno. Egli definisce le leggi contro il lavoro minorile “veramente stupide” e dice che i bambini poveri dovrebbero prestare servizio come bidelli nelle loro scuole. Ginrich si oppone a una proroga dell’assicurazione contro la disoccupazione, perché, come dice “sono contrario a dare soldi alla gente per non fare nulla”.

Analogamente, Sumner metteva in guardia dal fare l’elemosina a gente che definiva “negligente, incapace, inefficiente, sciocca e avventata”.

Mitt Romney vuole che il governo non dia alcuna importanza alla disoccupazione. Ed è nettamente contrario all’aumento delle tasse ai milionari, basandosi sul modello di logica repubblicano, secondo il quale i milionari creano lavoro.

Ecco Sumner, più di un secolo fa: “I milionari sono il prodotto della selezione naturale, la quale ha effetto sull’intero complesso degli uomini per scegliere coloro in grado di soddisfare l’esigenza che talune opere siano compiute […].Grazie al fatto di essere stati selezionati, la ricchezza si accumula pertanto sia nelle loro mani, che in quelle di coloro i quali si affidano a essi. Costoro possono essere ragionevolmente considerati i rappresentanti della società selezionati naturalmente.” Anche se vivono nel lusso, “è comunque una buona occasione per la società”.

Anche altri promettenti Repubblicani si conformano alla stessa impronta di Sumner. Al dibattito repubblicano di settembre è stato chiesto a Ron Paul, favorevole all’abrogazione del piano sanitario di Obama, quale dichiarazione medica avrebbe suggerito se un giovane che avesse deciso di non acquistare l’assicurazione sanitaria fosse entrato in coma. La risposta di Paul: “Ecco cosa significa libertà: correre i propri rischi.” La folla dei Repubblicani applaudì.

In altri termini, se il giovane fosse morto per assenza di assicurazione sanitaria, ne sarebbe stato responsabile il giovane stesso.

Il darwinismo sociale ha offerto una giustificazione morale alle barbare ingiustizie e crudeltà sociali della fine del XIX secolo. Ad esempio, ha consentito a John D. Rockefeller di rivendicare il fatto che la fortuna accumulata mediante il suo gigantesco consorzio monopolistico Standard Oil fosse “semplicemente la sopravvivenza del più adatto”. È stata, ribadì, “l’elaborazione di una legge di natura e di Dio”.

Il darwinismo sociale, all’epoca ha anche minato ogni sforzo per costruire una nazione con un’ampia base di agiatezza, come pure di salvare la nostra democrazia dalla salda presa di pochissimi al vertice. È stato utilizzato dai privilegiati e dai potenti per convincere tutti gli altri che il governo non dovrebbe avere molta importanza.

Solo nel XX secolo l’America ha veramente respinto il darwinismo sociale. Si è creato l’esteso ceto medio, diventato il centro della nostra economia e della nostra democrazia. Abbiamo costruito reti di sicurezza per salvare gli americani caduti verso il basso per colpe non loro. Abbiamo ideato controlli diretti a tutelare contro gli inevitabili eccessi di avidità del libero mercato. Abbiamo tassato i ricchi e investito in opere pubbliche – scuole pubbliche, università pubbliche, trasporti pubblici, parchi pubblici, sanità pubblica- il che è stato per noi un bene.

Insomma, abbiamo respinto l’idea che ognuno di noi venga lasciato solo in un una competitiva corsa per la sopravvivenza.

Ma non facciamo errori: se qualcuno dell’attuale gruppo di aspiranti Repubblicani diventasse presidente, e se i repubblicani “regressori” prendessero il controllo di Camera o Senato, sarebbe il ritorno del darwinismo sociale.

 

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Fonte: The Rebirth of Social Darwinism

01.12.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GABRIELE PICELLI


 
 
 
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