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Prof Goody J

Post n°87 pubblicato il 11 Aprile 2008 da Fratus

Goody J., Islam ed Europa
Anno/Pagine : 2004 pp. 204, ISBN : 919-5, Euro : 19,50

Il libro

Non è forse il terrorismo islamico il nuovo spettro che si aggira per le nostre città? Ma che cosa sappiamo davvero dell’Islam e del suo ruolo nel passato e nel presente dell’Europa, all’epoca dell’attacco alle Torri gemelle di New York? Seguendo i movimenti di persone, culture e religioni da Oriente verso Occidente, Goody manda in pezzi l’idea di un’opposizione tra Islam ed Europa ed elabora riflessioni profonde e illuminanti su questioni politiche e conflitti di grande attualità.


L’autore

Jack Goody è professore emerito di Antropologia sociale presso l’Università di Cambridge. Tra i suoi molti volumi, “La famiglia nella storia europea” (Laterza, 2000), “L’ambivalenza della rappresentazione” (Feltrinelli 2000), “Il potere della tradizione scritta” (Bollati Boringhieri, 2002).


Intervista

«Musulmani e cristiani imparino a convivere, come già è accaduto talvolta nel passato». Parla l'antropologo Jack Goody

Europa e islam senza muri
«Lo scontro di civiltà è frutto di una reciproca incomprensione e di certe mire occidentali sul Medio Oriente»

Di Luca Gallesi

Jack Goody, professore emerito di Antropologia sociale al St John's College di Cambridge, ha esaminato spesso, in molti libri tradotti anche in italiano, le differenze tra i modelli culturali dell'Oriente e dell'Occidente. L'ultimo suo saggio, Islam ed Europa (Raffaello Cortina Editore, pagg.196, euro 19,50), è incentrato sull'idea che l'opposizione tra Europa e Islam sia in realtà un'idea recente e priva di qualsiasi fondamento storico.
Può spiegarci perché non condivide la diffusa opinione che vede nell'islam qualcosa di totalmente altro da noi, un temibile nemico storico dell'Europa?
«Soprattutto perché l'islam, in quanto Religione del Libro, ha radici comuni tanto con il cristianesimo quanto con l'ebraismo, e ne condivide molti valori che sono pressoché identici, anche se oggi questo si preferisce dimenticarlo, contrapponendo il giudeo-cristianesimo all'islam…»
Quali sono i fattori di progresso scientifico, sociale e culturale che l'Europa deve all'islam?
«L'Europa deve molto all'islam che, soprattutto dalla Sicilia e dalla Spagna, diffuse su tutto il continente molte innovazioni e scoperte scientifiche come la carta, la tessitura della seta, la polvere da sparo, probabilmente il compasso e il mulino ad acqua, a cui dobbiamo aggiungere i progressi nella medicina, tramite la Scuola di Salerno, e nella matematica. I musulmani introdussero, inoltre, nuove coltivazioni come gli agrumi, il riso, lo zucchero e soprattutto seppero creare la pasta di grano; il loro apporto principale, comunque, resta nella pratica di igiene, con la diffusione e l'incremento nell'uso dell'acqua sia per lavarsi che per lavare».
Lei afferma che l'islam nasce dalla tradizione giudaico-cristiana. Questa vicinanza è ancora viva ai giorni nostri?
«La religione islamica fa ancora parte dello stesso gruppo di religioni nate a poca distanza tra loro nel Vicino Oriente. Il progresso dell'islam ha subito a un certo punto un rallentamento, rispetto alle altre religioni, perché ha tardato - anche per motivi di fede - a utilizzare le invenzioni relative alla diffusione dell'informazione come la stampa».
Tornando ai giorni nostri, cos'è cambiato oggi, dopo l'11 settembre, nella percezione del Medio Oriente da parte del mondo occidentale?
«Dopo l'11 settembre l'Occidente ha purtroppo dimostrato, ancora una volta, di non riuscire a comprendere il Medio Oriente: da allora ogni movimento di resistenza è stato quindi classificato come "terroristico"…».
Secondo lei si tende a sottovalutare il fattore religioso. Che ruolo gioca nel mondo moderno globalizzato?
«L'importanza del fattore religioso è andata via via diminuendo a partire dal Rinascimento, ma basterebbe pensare alla situazione nell'Irlanda del Nord per capire che esso è ancora vivo e presente sulla scena mondiale anche in occidente. Guardando indietro, vediamo come nell'Ottocento esso abbia giocato un ruolo importante nel dibattito sul darwinismo e nel Ventesimo secolo in quello sull'aborto.
Comunque, oggi anche l'islam ha degli elementi secolarizzati, che a lungo termine aumenteranno e acquisiranno visibilità e importanza, anche se l'interferenza dell'Occidente in Medio Oriente non fa che rafforzare e aumentare il fondamentalismo».
Nel suo libro sostiene che la "pulizia etnica" non è affatto una invenzione moderna, ma che invece appartiene da sempre alla storia europea. In che senso?
«Nel senso che un tempo, invece di "pulizia etnica", queste si chiamavano "migrazioni di popoli": gli anglosassoni buttarono i celti fuori da gran parte dell'Inghilterra, gli europei fecero lo stesso con gli indiani d'America e così via…».
Quando condanniamo i talebani per aver distrutto le statue dei Buddha, lei dice che l'iconoclastia non è un'esclusiva dell'islam…
«La proibizione di realizzare e soprattutto adorare immagini sacre fu una delle conseguenze dei dieci comandamenti, un precetto seguito tanto dai musulmani che dai primi cristiani, imitati, qualche secolo dopo, dai protestani che si dedicarono con impegno a distruggere le immagini sacre in tutta Europa».
Come potremmo, se non risolvere, almeno ridurre, il problema del terrorismo, motivo principale della paura dell'islam?
«Il terrorismo va affrontato tanto con mezzi repressivi che con strumenti politici. Non dimentichiamo che la maggior parte dei movimenti indipendentisti fu all'inizio considerata come "terrorismo", a cominciare dalla rivoluzione statunitense che era stata considerata dalla Gran Bretagna come una ribellione ingiustificata. Forse dovremmo fare un ulteriore sforzo per capire come i problemi politici del medio Oriente siano in realtà tutti derivati dal bisogno che l'Occidente ha del suo petrolio…».

 
 
 
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