Creato da Fratus il 08/08/2006
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Bloomberg eletto sindaco di New York: Sette domande a Nadia Urbinati
Post n°231 pubblicato il 05 Novembre 2009 da Fratus
Da quindici anni gli avversari di Berlusconi utilizzano nello scontro politico l’argomento del cosiddetto “conflitto d’interessi” in riferimento all’attività imprenditoriale del loro avversario politico. In assenza di legge o di prassi consolidata, per far valere la loro tesi si riferiscono alla solita America, “dove questo non sarebbe possibile”, a prescindere dal fatto che si trattava di elezioni italiane e non americane e noi siamo uno Stato sovrano. Il 19 ottobre 2009 all’Infedele la politologa Nadia Urbinati, titolare della cattedra di Scienze Politiche alla Columbia University di New York, esperta in pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica, ha spiegato ripetutamente che a motivo del conflitto d’interessi di Berlusconi quella italiana attualmente non è una vera democrazia rappresentativa vera, ma una specie di regime autoritario o roba simile. Due settimane dopo il suo discorso, Michael Bloomberg ha vinto per la terza volta consecutiva la poltrona di sindaco di New York. nel numero del 4 novembre il quotidiano il Giornale riferisce dell’esito delle elezioni e fa notare i seguenti dettagli che molti conoscevano già: 1) La città di New York da sola ha il tredicesimo PIL tra i paesi più industrializzati del mondo. Bloomberg è il 17° uomo più ricco del mondo ed è magnate del campo delle comunicazioni di massa. 2) Durante i primi due mandati da sindaco il suo patrimonio è triplicato. 3) Ha modificato egli stesso la legge elettorale per potersi candidare per la terza volta (la legge prevedeva solo due mandati per il sindaco, come da noi). 4) Ha avuto persino l’appoggio di New York Times (quello che invece si preoccupa del conflitto di Berlusconi, chi ci capisce più). 5) I suoi avversari (in assenza però di proprio cavallo vincente su cui puntare) hanno riconosciuto che sì, ha goduto di un trattamento personale speciale, ma va bene così perché il lavoro lo sa proprio fare. Aggiungo – il Giornale non lo dice – che molti lo volevano come candidato alle elezioni presidenziali americane dello scorso anno (quelle vinte da Obama). Può gentilmente la Urbinati chiarirci meglio le americane cose e di rispondere alle nostre sette domande? Sono certo che lo farà per la passione e il dovere per l’insegnamento. 1) Anche New York da otto anni non più democratica? (e lo sarà per altri quattro). 2) L’elezione di Bloomberg significa che lei non svolge bene il proprio lavoro? 3) Gli elettori newyorkesi e americani in generale non capiscono cos’è la democrazia? 4) Si considera l’unica depositaria della verità sulla democrazia? 5) Perché anziché tranquillizzarci che il conflitto di Berlusconi è solo un (legittimo) pretesto ma non è una minaccia per la democrazia, ha raccontato il contrario? 6) Ha ho intende fare commenti pubblici in America per spiegare che la città dove insegna non è più democratica da otto anni e per altri quattro non lo sarà? 7) Ci dice che non siamo più un paese democratico perché ci considera noi italiani cosi ignoranti da poterci dire qualsiasi cosa, oppure per vendicarsi per essere sta costretta di emigrare all’estero?
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