Creato da Fratus il 08/08/2006
Commentiamo la società
 

 

Luigi Fantappié e la sua teoria unitaria unitaria

Post n°463 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da Fratus

di Giuseppe Sermonti

Tutte le leggi fisiche che governano il nostro mondo descrivono una realtà in dissipazione. Sotto l’impero della fisica tutte le cose tendono a disperdersi, a livellarsi, a mescolarsi. Questo è statuito nel secondo principio della termodinamica, che sentenzia che il mondo va dalla differenziazione all’omogeneità, dallo straordinario al mediocre, dal distinto all’indistinto. Il fatale livellamento delle cose si dice entropia e il secondo principio della termodinamica si può esprimere in breve dicendo che l’entropia è sempre in aumento. Alla fine dei tempi tutto sarà omogeneo, cenere depositata, e nulla potrà più accadere.

Non c’è da stare allegri, a maggior ragione perché la decadenza e la dissipazione procedono con la nostra età e ahimé, anche con l’avanzare della storia. Come possiamo scrollarci di dosso questo destino deprimente, questa inesorabile opera del diavolo, dissolutore delle nostre distinzioni e delle nostre resistenze, maestro di dissipazioni spirituali e materiali?

La risposta c’è sempre stata ed è stata riposta nella volontà creatrice e ordinatrice del Padreterno, che appunto dal Caos ha creato le differenze e le forme. Ma da quando il mondo ha relegato Iddio tra le superstizioni e le soluzioni ad hoc, ed ha affidato i suoi affari alla fisica e alla sua ineluttabilità, la risposta non c’è più.

È stato nel 1942 che uno dei nostri più illustri matematici, Luigi Fantappié (1901-1956), ha proposto una teoria rivoluzionaria, che scrolla la tirannide dell’entropia e ci offre la speranza di una fisica che presieda alla ricostruzione e alla ricomposizione del mondo. Il nuovo paradigma fu chiamalo Teoria unitaria del mondo fisico e biologico, e dopo mezzo secolo viene riproposto in un volumetto dalla copertina colore violetta del pensiero.

Espressa in termini sintetici e sibillini, la teoria ci dice che accanto ai fenomeni entropici (dissipativi) si hanno processi costruttivi o edificanti che possono chiamarsi sintropici. Subito un esempio: un sassolino cade in un laghetto e sprofonda, formando in superficie una serie di onde circolari e divergenti che vanno via via dissipandosi quanto più si allontanano dalla causa: è un fenomeno entropico. Supponiamo che sullo specchio del laghetto si formi una larghissima impenetrabile onda circolare e questa converga in onde sempre conchiuse e distinte, sinché si formi uno schizzo centrale che buchi la superficie, sprofondi, succhi il sassolino e lo sputi verso l’alto: sarebbe un fenomeno sintropico. Il fenomeno sintropico rispetto le leggi della fisica, usa le stesse formule, solo che si permette di cambiare un più in un meno, invertendo la direzione del tempo. Se avessimo filmato il tuffo del sassolino e l’espandersi delle onde nello stagno, e ci divertissimo a proiettare il film alla rovescia, vedremmo la strana espulsione del sassolino, causata dalla convergenza delle onde.

A questo punto, attenzione! Qui non si tratta di causa ed effetto, l’espulsione del sassolino non è causata. Cosa sia il fine a cui tutto il moto convergente è predisposto. Il sassolino lo si può gettare, a volontà, nel laghetto ed esso immancabilmente causerà le onde divergenti fino al suo ultimo effetto, che è l’estremo sottilissimo cerchio. Ma nessuno potrà produrre sul laghetto indisturbato quel cerchio impercettibile e farlo convergere verso il suo centro per generare lo schizzo ed esprimere il sassolino. Il mondo sintropico è estraneo alla volontà umana e al­l’artificio, non dipende minimamente da ciò che sia fuori di casa. Si direbbe miracoloso, ma obbedisce alle stesse formule della fisica, con un solo minuscolo prodigio, ­l’inversione del segnetto del tempo.

Ma questi avvenimenti sintropici fanno parte dell’esistenza? Per la verità, essi, ci dice Fantappié, non sono percepibili perché i nostri sensi non possono essere incontrati da un’onda che fugge alla velocità della luce.

 
 
 

La cultura superiore di Massimo Fini

Post n°462 pubblicato il 16 Gennaio 2012 da Fratus

La cultura superiore. Piscia sui cadaveri dei nemici uccisi, piscia sui prigionieri, dopo averli denudati, derisi, fotografati, portati in giro in carriola per renderli più ridicoli, piscia sui loro simboli religiosi. Pisciano i soldati della cultura superiore, quasi spurgo simbolico del marciume del mondo cui appartengono, ma non sanno più combattere. Per questo il più potente, moderno, sofisticato, tecnologico, robotico esercito che abbia mai calcato la scena, dopo dieci anni di occupazione sta perdendo la partita in Afghanistan ed è costretto a pietire dal nemico una qualsiasi ‘exit strategy’ che mascheri la vergognosa sconfitta. Che oltre, e prima, che militare è morale.

I Talebani sono feroci e crudeli in battaglia, certo, ma non pisciano sui nemici uccisi, non pisciano sui prigionieri ma li trattano, finché conservano questo status, con rispetto e, se sono stranieri, come ospiti. Possono uccidere, e uccidono, ma non torturano. Hanno conservato il senso di sé e della propria e altrui dignità, valori prepolitici, prereligiosi, di cui la cultura superiore si è completamente svuotata. Hanno provato a corromperli in tutti i modi, i Talebani, ma non ci sono riusciti. Sulla testa del Mullah Omar, il loro capo indiscusso, pende una taglia di 25 milioni di dollari, ma in dieci anni non si è trovato un solo afghano disposto a tradirlo per una cifra che è enorme in sé e quasi inconcepibile da quelle parti. Nella cultura superiore uomini ricchi e potenti si vendono per un soggiorno in albergo, per un affitto, per un viaggio in aereo, per una nota spese mentre le donne, libere donne non oppresse dalla necessità, si fan comprare per 1.000 euro o poco più.

La Cia è arrivata al ridicolo di offrire agli anziani capi tribali afghani, che han molte mogli, il Viagra. A questi livelli si è abbassata la cultura superiore. Gli occidentali son sempre pronti ad accusare i propri nemici di perpetrare stupri (nel caso dei Talebani cosa ridicola, esclusa proprio dalla loro sessuofobia) ma non fanno che proiettare, come si dice in psicoanalisi, la propria ombra. Se i Talebani sono sessuofobi, gli occidentali sono sessuomani, ma non per un eccesso di virilità, bensì per il suo contrario, per impotenza, per estenuazione e son costretti a volare a Phuket per trarre, violando bambine, dal loro membro floscio, oltre che piscio, una goccia di sperma.

Gli occidentali, affogati nella grascia del benessere, non sono più abituati al combattimento in senso proprio. Il sudore e la ferocia del corpo a corpo gli fa orrore, la vista del sangue, se non è televisivo, li manda in deliquio. Appena possono i loro soldati evitano il combattimento. Usano quasi esclusivamente i caccia e i bombardieri contro un nemico che non ha aerei né contraerea ed è quindi inerme. E se in qualche caso vengono coinvolti in uno scontro ravvicinato, e subiscono le pesanti perdite che quotidianamente, con tranquilla coscienza, infliggono agli altri, lo sentono come un affronto, una slealtà, una vigliaccata, qualcosa di cui sdegnarsi, un atto illegittimo e immorale. Per la cultura superiore è morale invece che aerei-robot colpiscano e uccidano teleguidati a diecimila chilometri di distanza da piloti che non corrono alcun rischio, nemmeno quello di infangarsi le scarpe. Dall’altra parte ci sono, all’opposto, uomini, armati quasi solo del proprio corpo, del proprio coraggio, della feroce determinazione a difendere i propri valori, giusti o sbagliati che siano, e che, per questo, si implicano totalmente. Il presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha detto: “Se potessi farei combattere solo i robot per risparmiare le vite dei nostri soldati”. Ma è il combattente che non combatte a perdere ogni legittimità, ogni dignità e onore. Questa è la cultura superiore. Io ci piscio sopra.

Massimo Fini

 
 
 

Siamo piccolo borghesi, è giusto che ci prendano per il fodelli.

Post n°461 pubblicato il 02 Gennaio 2012 da Fratus

È arrivato il 2012, l’anno della recessione come da più parti ci viene annunciato, un po’ come ad invitarci al fatto che andrà tutto peggio. Preparatevi, è dal 2008 che la crisi finanziaria è giunta in Europa dopo che negli U.S.A. il sistema dei mutui ha fatto flop. Una crisi a cui tutto il mondo occidentale deve fare fronte, ci si deve confrontare con un sistema capitalista basato sul virtuale, sulla creazione di “valore” monetario fittizio che ha falsamente gonfiato il valore reale degli immobili. Un disastro economico gestito da uomini avidi in cerca di profitto. E ora? Ora pagano i pirla, che siamo noi. Tutti noi. Le persone che sognano vacanze da sogno, auto di lusso, case grandi e poi nella realtà ogni mattina si sacrificano per la famiglia, per i genitori anziani e stanchi e che fanno anche molto volontariato. Le persone sane della società. Quelle che mandano avanti sta carretta di nome Italia. Un paese malgovernato in cui 4 delinquenti, perché questo è il nome che dobbiamo dare ai nostri politici: delinquenti.

Sino ad ieri eravamo il paese europeo più tassato e i servizi erano molto scadenti ma, non contenti, i nostri politici delinquenti, sono riusciti a non amministrare nemmeno i tanti soldi che entravano nelle casse. Hanno tagliato le spese… da anni le tagliano. Ma nulla. Hanno fatto diverse riforme sulle pensioni. Ma nulla. Oggi, con il 2012 hanno portato le tasse al 45% del reddito di ogni persona… 45%… cioè, per capirci, ogni persona si alza da oggi (primo giorno di lavoro) e sino a metà giugno lavora per pagare le tasse di uno stato che fa morire le persone per malasanità, uno stato che non è in grado di controllare chi paga e chi non paga il dovuto, uno stato che vive di condoni, uno stato che paga fior di contributi ai quotidiani (ma perché con le mie tasse devo mantenere l’Unita’, L’Avanti di Lavitola, il Secolo d’Italia, Libero etc? perché? E tante tantissime altre questioni per cui questo stato è inefficiente.

Uno stato da riformare? No da rivoluzionare. Iniziamo con il cancellare la camera dei deputati, teniamo solo il Senato. In un colpo solo ci liberiamo di oltre 600 parassiti; personaggi che nella vita hanno solo fatto meschinità per arrivare in parlamento. Aboliamo i partiti, inutili strutture che servono solo a preservare il potere degli apparati. Mettiamoli fuori legge. Iniziamo a votare realmente le persone e verifichiamo che facciano veramente quello che dicono durante la campagna elettorale… non lo fanno? Niente rielezione. Basta con i cialtroni alla Berlusconi, alla Prodi, Alla Maccanico, Alla Ciampi, alla Dini… basta con Monti il tassatore.

Ma tutto ciò non avverrà, siamo una stato piccolo borghese in cui ogni persona difende il suo piccolo e modesto interesse a scapito dell’interesse globale creando un disastro economico per cui poi paghiamo tutti noi pirla. Infondo i parassiti fanno bene, siamo noi il male di noi stessi, noi che abbiamo scelto di essere piccolo borghesi. Siamo perdenti e come tali, i ladri e i delinquenti, ci sfruttano. Fate bene, i pirla siamo noi e continueremo ad esserlo.

 
 
 

Elogio della filibusta di Massimo Fini

Post n°460 pubblicato il 02 Gennaio 2012 da Fratus

I sei marittimi italiani e i diciassette indiani sequestrati quasi un anno fa (l’8 febbraio), insieme alla petroliera Savina Caylyn, dai pirati somali sono stati liberati. Sono contento per loro, naturalmente, ma soprattutto, devo pur confessarlo, per i pirati che hanno incassato 10 milioni di dollari per il riscatto, anche se la Farnesina, pro forma, nega.

Trovo stupefacente, e non privo di significato, che nell’era della modernizzazione,dell’ipertecnologia,dei computer,dei satelliti-spia che individuano anche uno spillo posato per terra, di Echelon, della globalizzazione, di un trend che porta inesorabilmente verso un unico modello planetario, uno stato mondiale con regole valide per tutti, rinasca la pirateria. Certo i pirati somali sono un po’ diversi dalla ‘fairy band’ della Tortuga, la mitica isola delle Antille dove la filibusta ebbe la sua epopea, soprattutto nel XVII secolo. Anche loro si sono modernizzati, si servono di alcuni strumenti tecnologici, Internet per trattare lo smercio del bottino e i riscatti, radar per seguire le rotte oltre che degli informatori disseminati sulle coste del Corno d’ Africa e del Golfo di Aden. Ma all’attacco si va con i vecchi metodi. I moderni bucanieri mascherano i loro navigli come insospettabili ‘navi d’appoggio’, poi, all’ultimo momento, quando sono vicinissimi alla preda, calano in mare dei veloci barchini, con non più di cinque uomini di equipaggio, e vanno all’arrembaggio arrampicandosi con dei rampini e regolarmentare bandana sulle fiancate delle navi abbordate. Dopo averle sequestrate, insieme agli uomini a bordo, si rifugiano nei porti sicuri di Harardhere, di Ely, di Bossaso. Trovo esaltante che riescano a tenere in scacco le più sofisticate marine militari del mondo. Un centinaio di navi da guerra, americane, russe, cinesi, australiane, italiane, incrociano al largo del Corno d’Africa e del Golfo di Aden ma non riescono ad avere ragione dei pirati somali. Perchè sono rapidissimi nell’arrembaggio e altrettanto veloci nello sganciarsi.

Questi pirati sono civilissimi. Rubano, ma non uccidono. I prigionieri li trattano con rispetto e nessuno, che io ricordi, ha avuto di che lamentarsi. Sono in maggior parte ex pescatori, rovinati proprio da quelle petroliere che con il loro passaggio e i loro sversamenti hanno devastato il mare e impoverito la sua fauna. Poiché per gli occidentali è inconcepibile qualsiasi cosa che esca dalle loro logiche, si è tentato di etichettarli come quaedisti, Shebab o altro. Invece sono totalmente non ideologici. E’ gente che se ne frega degli Stati e vuol vivere a modo suo. Quando nel 2008 fu sequestrata la Sinus Star, una nave dell’Arabia Saudita, le Corti Islamiche somale (una sorta di talebani in salsa africana) chiesero di liberarla in nome della solidarietà musulmana e dell’Islam condanna la pirateria, minacciando, in caso contrario, di intervenire con la forza, il pirata rispose: “ Non ci provate neanche. Siamo pronti a respingere qualsiasi blitz. Non abbiamo nulla contro gli islamici, lo siamo anche noi, e abbiamo il massimo rispetto del sacro regno saudita. Ma questa è solo una questione di affari. Siamo pirati.”

Sono pirati e fanno i pirati. Sono bucanieri. Sono degli avventurieri, ma molto più simpatici di certi avventurieri del denaro che, senza nulla rischiare, tantomeno la pelle, stanno rovinando il nostro mondo. Sono la vecchia, cara, affascinante filibusta. E noi stiamo appassionatamente con loro. Del resto anche Il Fatto, in una situazione molto diversa, a modo suo, meno rischioso, meno romantico e senza grottesche bandane alla Berlusconi, batte bandiera corsara.

 
 
 

Basta, non compro più niente

Post n°459 pubblicato il 02 Gennaio 2012 da Fratus

di Debora Billi

Fonte: petrolio.blogosfere

Mi vien da ridere quando si profetizza un prossimo futuro di scarpe rotte e cappotti rattoppati: con le scarpe, i cappotti, i vestiti, gli elettrodomestici, i mobili che abbiamo ammucchiati in casa potremmo andare avanti vent’anni.
Con l’arrivo del nuovo anno, in genere, ci si impegna in buoni propositi. Il mio è il seguente: basta, non compro più nulla. Nulla, se non cibo (buono) e rimpiazzo per cose davvero indispensabili.
Protesta contro le cattive multinazionali, gli invadenti centri commerciali, gli avidi negozianti? Neanche per sogno. Crisi economica, risparmio forzato, decrescita felice? Ma figuriamoci.
Semplicemente sono stufa di farmi fregare. Ho capito (si, ci ho messo parecchio) che scambio il mio denaro per pura e semplice monnezza. Robaccia che non vale nulla, che si rompe, si guasta, non fa ciò che deve fare, si tiene insieme con lo sputo. Schifezze fatte per non durare, che non valgono neppure la benzina per andarle a comprare. Sto regalando il mio lavoro quotidiano in cambio di vera immondizia. Vale così poco?
Tutto quello che è in vendita è porcheria. Ho acquistato una borsa, carina e di marca, per 80 euro: dopo dieci usi si è staccata la tracolla e rotta la cerniera. Se volessi una borsa che fa bene il suo lavoro dovrei spendere 300 euro. No, grazie. Mi tengo le borse che ho da dieci o vent’anni, che non hanno intenzione di rompersi e vanno ancora benissimo.
Così per tutto il resto. Mi vien da ridere quando qualcuno profetizza un prossimo futuro di scarpe rotte e cappotti rattoppati: con le scarpe, i cappotti, i vestiti, gli elettrodomestici, i mobili che abbiamo ammucchiati in casa potremmo andare avanti vent’anni senza rattoppare nulla. Sono piena di roba. Ho cose sufficienti per un esercito, come chiunque di noi: anche il più “povero” ha più scarpe di quante ne avesse mia nonna sessant’anni fa.
Ho deciso che acquistare cianfrusaglie non significa “togliermi qualche soddisfazione”. Tanti poveri cristi usano questa misera giustificazione. Le mie soddisfazioni sono altre, che buttare i miei soldi per oggetti che nascono già pronti per la discarica.
Non contate su di me, insomma, per “far riprendere l’economia”. L’economia si riprenderà quando decideranno di produrre e vendere cose decenti, e smetteranno di truffare il prossimo.
Mi dispiace, ma io a questo giochino scemo non partecipo più.
(Fregate una donna su una borsa, e avrete creato una rivoluzionaria.)

 
 
 

Area personale

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Tag

 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

SOLOQUELLAGIUSTAJdeMolaybardassa0emanuele.valenzaagavoshroby.monteLuca00010Fitrastarmasscrepaldafinotello.salmasozanettiannamaria2010welcomeback2009deliostiatti
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
 

COMITATO ANTIEVOLUZIONISTA

Caricamento...
 

Comitato VIVIAMO MILANO

Caricamento...
 

MILANO ai raggi X

Caricamento...
 

SINTESI MILANO

Caricamento...
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963