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Lentamente muore la Fini-Giovanardi

Post n°64 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da liberatemaria
 
Foto di liberatemaria

IL DECRETO DEL PD CHE APRE LE PORTE ALLA DEPENALIZZAZIONE

 

Depenalizzazione. Forse sull’onda della liberalizzazione americana, anche in Italia si inizia a sentire, lentamente, un po’ di apertura nei confronti della Cannabis. È infatti uno spiraglio di speranza quello che molti vedono nell’approvazione dell’emendamento  proposto dal relatore David Ermini (PD) all’interno del Decreto Carceri.  

Il decreto prevedeva già una riduzione delle pene massime per i piccoli spacciatori da 6 a 5 anni; con la proposta di Ermini si è deciso di abbassarle ulteriormente a un massimo di 3 anni, ma solo per quanto riguarda Cannabis e Hashish, mantenendo le pene del testo originario (5 anni) per le altre sostanze.

Ad abbassarsi sono anche le pene pecuniarie per il piccolo spaccio, fissate da un minimo di 2mila a un massimo di 12mila euro, contro i 26mila della legge attualmente in vigore. Nessun interesse, invece, a diminuire le pesanti sanzioni amministrative che possono colpire anche i semplici consumatori.

Un passo che porta, almeno sulla carta, una grande novità; in quanto ripristinerebbe una distinzione tra droghe leggere e pesanti, facendo vacillare ulteriormente la credibilità della legge Fini-Giovanardi. Quest’ultima, spesso tacciata come “la più repressiva d’Europa” è già stata accusata di incostituzionalità dalla Corte d’ Appello di Roma e andrà davanti alla Consulta nella prima metà di Febbraio.

Con queste modifiche, inoltre, chi verrà arrestato con l’accusa di spaccio “minore” avrà la possibilità di rientrare in programmi alternativi al carcere e, nel caso di detenuti ritenuti tossicodipendenti (il 24,5 per cento della popolazione carceraria), si potrà pensare ad un affidamento ai servizi sociali. La normativa vigente, infatti, impedisce l’affidamento terapeutico dei detenuti per più di due volte, nonostante questi siano evidentemente esposti al rischio di reiterazione del reato e di ricadute nell’uso di sostanze.

Ma, posto che questo emendamento resista fino alla fine dell’iter del Decreto Legge, compreso il vaglio a Montecitorio e quindi la sua conversione in legge, cosa cambierà sul piano effettivo?

È vero, le norme sono leggermente meno restrittive sul piano penale e si è pensato al benessere dei detenuti.

Sembra che questo si avvicini di più a un naturale rispetto dei diritti dell’uomo (cosa che introduce comunque grandi novità in contesti come le carceri italiane) piuttosto che un’apertura alla depenalizzazione delle droghe leggere.

Poi ci sono le mille contraddizioni del diritto italiano, che non sono da sottovalutare, anzi, se esaminate ci fanno notare come il decreto appaia quasi del tutto inutile.                                                                   

L’articolo 280 del codice di procedura penale stabilisce come “le misure coercitive possano essere applicate per delittiper i quali la reclusione è superiore a 4 anni”.Leggendo l’articolo 280, quindi, si penserebbe che con una pena massima di 3 anni sia la custodia cautelare in carcere che ai domiciliari dovrebbero essere fuori questione.  La riformulazione della norma, in realtà, pur diminuendo la pena non impedisce l’ applicazione di misure cautelari al piccolo spaccio.

Appare quindi assurdo (un cliché tutto italiano) come un articolo del Codice Penale possa contraddirne un altro del Codice di Procedura Penale. Con questo si introduce anche una disparità immotivata di trattamento, infatti tutti gli altri reati che prevedono una reclusione fino a 3 anni sono messi evidentemente su un altro piano rispetto al piccolo spaccio.

Anche la prescrizione del reato rimane ferma a 6 anni, in quanto l’emendamento non modifica lo status del reato da delitto a contravvenzione.

Insomma, belle parole e basta quelle che Ermini ha pronunciato riguardo all’emendamento e ai suoi presunti effetti sulla Fini-Giovanardi:  <>.Un vero cambiamento potrebbe consistere nel declassamento del reato a contravvenzione, portando la prescrizione a 4 anni, facilmente aggirabili grazie al farraginoso apparato italiano. Anche questo però, rimarrebbe comunque molto lontano dal pensiero che dovrebbe stare dietro a una volontà di depenalizzazione. 

 

Fonte: www.usomedico.it

 
 
 
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Data di creazione: 14/11/2012
 

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