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DA QUESTI DUE INETTI E DALLA CAMORRA

 

 

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La Procura indaghi sulla Regione

Post n°98 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da liberiamonapoli

IO TEMO, INSISTENDO SEMPRE SU UNO STESSO ARGOMENTO, di annoiare i lettori. In alcuni casi, tuttavia, sono costretto a correre questo rischio. Cartagine non sarebbe stata mai distrutta, se Catone il censore avesse smesso le sue quotidiane sollecitazioni, per non infastidire i suoi colleghi del Senato di Roma. Io mi sento, quindi, costretto, finché rimarrà senza risposta, a chiedere con insistenza alla magistratura inquirente napoletana se e quando si deciderà a portare avanti serie indagini geologiche, epidemiologiche e patrimoniali in relazione alla catastrofe della munnézza che, grazie agli amministratori regionali ed ai commissari straordinari nominati dal governo, ha reso infelicissima la Campania un tempo felix. Quousque tandem, fino a quando abuserete della nostra pazienza, io chiedo, alla maniera di Cicerone, a questi controllati che restano sulle loro poltrone ed a questi controllori che restano in silenzio. Quando si deciderà il Procuratore addetto alla repressione dei reati contro la pubblica amministrazione, trascurando per qualche tempo le battute di caccia, a presentare il conto realistico ed aggiornato delle sue malefatte a quel personaggio che, già impiccato in effigie dai napoletani, si ostina a conservare la proprio carica ed il proprio affaristico sistema di potere? Noi, però, sappiamo (e con noi tutti i cittadini della regione sanno) che le gesta degli amministratori regionali non sono circoscritte alla vergogna della munnézza, ma si estendono a molti altri comparti. Io mi rendo conto, per antica esperienza, che il quotidiano preferito dall’ufficio inquirente è “Repubblica” e che, al contrario, “Il giornale di Napoli”, molto più informato sul versante della cronaca nera, è più letto dai detenuti che dai pubblici ministeri. Mi propongo, perciò, di sottoporre all’attenzione di questi ultimi due notizie che io, se fossi un pubblico ministero, avrei preso in seria considerazione. La prima è stata pubblicata il ventisei gennaio a pagina quattro e concerne la vicenda di Giovanni Politi, dirigente della Regione Campania, da anni senza incarico, ad onta della normativa vigente, per non aver aderito ad una richiesta di “avvicinamento politico”; Politi è stato, da ultimo, ricoverato in ospedale per il patema d’animo causatogli dall’illegittimo comportamento degli amministratori. Io non so se il malcapitato abbia presentato la denunzia “per tentato omicidio premeditato”, cui si fa cenno nella notizia. La procura napoletana, in ogni modo, ha il potere ed il dovere d’indagare su questa notitia criminis, essendo ravvisabili, quanto meno, delitti contro la pubblica amministrazione; la cosa non dovrebbe essere molto difficile, essendo coinvolti assessori già indagati e sottoposti a misura cautelare a seguito dell’inchiesta sammaritana sulla “banda Mastella”. La seconda notizia è stata pubblicata il ventinove gennaio a pagina sette. Essa concerne il caso della psichiatra Domenico Forziati, ex direttore dell’Unità operativa di salute mentale dell’ospedale Gesù e Maria. Forziati si rifiutò di pagare agli infermieri indennità che, con assoluta evidenza, non competevano; fu, solo per questo, licenziato. Immediatamente reintegrato dal giudice del lavoro, sta ancora a spasso perché l’Asl non ottempera all’ordine del giudice. I reati qui sono molto più evidenti e gli abusi dei pubblici amministratori si toccano con mano. Il quotidiano informa che, in questo caso, esiste già un fascicolo aperto presso la procura della Repubblica di Napoli; la pratica è affidata al sostituto Francesco Curcio. L’indagine, documentale, dovrebbe essere abbastanza agevole e procedere con la dovuta celerità. La fiducia dei cittadini, tuttavia, è molto scossa dalla mancanza di buone nuove circa la persecuzione dei responsabili della catastrofe munnézza. Auguriamoci che non sia del tutto azzerata dalla mancanza di richieste punitive per gli sperperi di pubblico danaro e le persecuzioni clientelari cui abbiamo fatto sopra cenno. A Berlino c’era un giudice. A Napoli c’è un pubblico ministero? Se c’è, batta tutti i colpi necessari per rassicurare i cittadini onesti.

 
 
 
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