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Post n°18 pubblicato il 30 Marzo 2011 da ninolutec
 

 

 

 

 

 

 

 

CHE FINE HA FATTO
LA CRITICA LETTERARIA?

 

Vi piace leggere? Benissimo, fatelo, ma lasciate perdere le recensioni che trovate sui giornali o le espressioni che, nella manchette, enfatizzano fastidiosamente il successo nazionale o internazionale di un libro. Il numero di copie vendute purtroppo non è garanzia di qualità.

Perché non ci si può e non ci si deve più fidare dei critici letterari?

Un tempo chi si dedicava alla critica letteraria lo faceva solo ed esclusivamente perché amava i libri. Ma oggi il sistema editoriale è dominato da una logica perversa che coinvolge editori e critici, i quali stabiliscono di comune accordo di cosa parlare e cosa trasformare in caso letterario dell’anno.

Il critico letterario si è “riciclato” in esperto di strategie di mercato e come tale funge da tramite ideale tra gli uffici stampa delle case editrici e i giornali ai quali collabora. Non scrive più per aiutare il lettore a capire, ma scrive per compiacere gli editori, si comporta da “promoter” e da agente di vendita, non si preoccupa assolutamente di scoprire nuovi talenti, preferisce rinunciare al coraggio di parlare chiaramente,  e lo fa perché solo in questo modo gli viene riconosciuta dal sistema la sua fettina di “potere” e di  “visibilità”, enfatizzando libri che nessuno avrebbe mai dovuto pubblicare, che nessuno avrebbe mai dovuto leggere e che invece raccolgono  ampio successo mediatico e commerciale. Il critico letterario oggi parla prevalentemente del nulla, e parlando del nulla finisce anche per guadagnarci..

 

Una postilla. Il “Supplement Book World”, storico inserto editoriale domenicale del più diffuso e più antico giornale di Washington, il quotidiano “Washington Post”, non viene più pubblicato, seguendo l’esempio di altri  giornali, fra i quali anche  il “Los Angeles Times”. il San Francisco Chronicle continua ancora oggi a pubblicare un  piccolo supplemento letterario.

I giornali sono stati lenti a reagire ai cambiamenti della società.  Milioni di americani fanno parte di  club del libro, ma i giornali hanno fatto ben poco per concentrarsi sulle loro esigenze.  Nel frattempo un esercito di blogger ha riempito il vuoto lasciato dal giornalismo, garantendo, nel panorama editoriale, la presenza di un numero sempre maggiore di voci indipendenti in grado di offrire opinioni interessanti e credibili sul mondo dei libri.

La critica letteraria è ormai morta.

 

 
 
 
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