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CONFERENZA DEL PROFESSOR G. MURTAS

Post n°40 pubblicato il 14 Aprile 2011 da ninolutec
 

PROSPETTIVA E LUCE
NELLA PITTURA DEL ‘400

(Parte Prima)

 

 

 

 

Oggi, 14 aprile 2011, si è svolta la conferenza del professor G. Murtas, sull’argomento “Prospettiva e luce nella pittura del ‘400”. La relazione, chiara ed esauriente, non ha mancato di interessare un numeroso e attento uditorio ed io ne evidenzierò i passaggi essenziali, integrandoli, come faccio di solito,  con mie personali considerazioni.

Il termine Rinascimento fu utilizzato da Vasari nelle “Vite”, proprio per identificare quella rinascita delle arti che, in Italia si stava sviluppando già dall'inizio del XV sec.

Consiste in quella nuova visione culturale, in quel rinnovamento d'arte e di pensiero, che nasce nel 1400, e che si avvale in una prima fase delle tematiche formatesi in seno all'Umanesimo per poi definirsi compiutamente nella prima metà del '500. L'Umanesimo, sorto come movimento letterario, anche sotto il punto di vista etimologico del termine, ci conduce agli Studia Humanitatis, volti alla conoscenza delle problematiche dell'uomo da un punto di vista etico.

Centro della cultura umanistica sarà Firenze e l'arte, non sarà più considerata come un'attività manuale bensì intellettuale. La corte di Lorenzo il Magnifico si compone di una vasta cerchia di letterati che mirano a diffondere il pensiero di Platone, in diretta opposizione con le dottrine aristoteliche. La filosofia di Platone viene ripresa per ciò che riguarda il primato dello spirito dell'uomo, e la sua capacità di salire dalle tenebre alla luce. Determinante fu l'influsso dell'Accademia neoplatonica di Firenze, che si era formata proprio nel periodo di Lorenzo il Magnifico. L'arte del Rinascimento si sviluppò a Firenze a partire dai primi anni del Quattrocento e da qui si diffuse nel resto d'Italia e poi in Europa, convenzionalmente fino ai primi decenni del XVI secolo, quando ha luogo il cosiddetto "Rinascimento maturo" con le esperienze di Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello. Nel campo delle arti figurative le innovazioni rinascimentali affondavano le radici nel XIV secolo. Ad esempio, le ricerche intuitive sullo spazio elaborate da Giotto, da Ambrogio Lorenzetti o dai miniatori francesi vennero approfondite e portate a risultati di estremo rigore, fino ad arrivare a produrre risultati rivoluzionari.

Furono almeno tre gli elementi essenziali del nuovo stile.


  1. Formulazione delle regole della prospettiva lineare centrica, che organizzava lo spazio unitariamente.
  2. Attenzione all'uomo come individuo, sia nella fisionomia e nell'anatomia che nella rappresentazione delle emozioni.
  3. Ripudio degli elementi decorativi e ritorno all'essenzialità.

Nella concezione tradizionale della storia dell’arte, i periodi artistici seguono un percorso che potremmo definire "a parabola". Vi è una prima fase di crescita e di progressi successivi, una seconda di piena maturazione, infine una terza discendente o di decadenza. Una idea del genere può essere applicata a qualsiasi fenomeno artistico: vi è sempre una fase di ricerca, una di raggiungimento degli obiettivi, una di stanca ripetizione di modelli non più innovativi. In realtà una simile concezione della storia dell’arte è stata superata già da qualche secolo, in quanto, se applichiamo tale schema alle epoche storiche, finiamo per applicare un modello di gusto (personale e non obiettivo) per giudicare fenomeni artistici che sono diversi tra loro perché comunque espressione di momenti storici diversi. Tuttavia, nell’analisi del fenomeno "arte rinascimentale", con fatica ci si distacca da questa concezione della "parabola", e il modello che appare più attendibile è il seguente:

fase di crescita: dal 1420 al 1490

fase di maturazione: dal 1490 al 1520

fase di decadenza: dal 1520 al 1580

Nella prima fase vediamo i progressi successi di artisti che sono stati dei grandi sperimentatori dello stile e della forma, dei rivoluzionari che hanno dovuto creare quasi dal nulla un nuovo linguaggio artistico: Brunelleschi, Masaccio, Donatello, Piero della Francesca, Mantegna, ecc.

Nella seconda fase si assiste al raggiungimento della "perfezione", cioè al pieno controllo del nuovo linguaggio artistico creato nel corso del Quattrocento. Di questa fase i protagonisti assoluti sono tre artisti, da sempre considerati tra i più grandi di tutti i tempi: Leonardo, Michelangelo e Raffaello.

Nella terza fase, nota con il nome di Manierismo, troviamo invece molti artisti che non vanno oltre la perfezione di questi tre grandi maestri, ma ne ripetono le formule stilistiche senza ulteriori innovazioni.

Nella cultura artistica del Rinascimento la pittura ha avuto un compito importante: le innovazioni si sono espresse proprio nella diversa concezione di spazio e colore, terreni fertili per la pittura.

Lo spazio è ora rappresentato attraverso una prospettiva lineare, mentre nei secoli precedenti le immagini pittoriche erano complanari, appiattite sulla stessa superficie del quadro. Non erano percepibili le distanze tra figure in primo piano e in secondo piano. Nel Rinascimento, invece, l’artista si dedica alla costruzione dello spazio, per dare alla composizione una prospettiva più umana, esattamente come il nostro occhio vede in realtà. Le regole della prospettiva donano distanza fra gli elementi e li collocano nel posto più appropriato. Alcuni artisti usarono meravigliosamente la prospettiva, anche per rappresentare ambienti reali o spazi terreni a contorno delle rappresentazioni religiose. Alcuni furono ossessionati dalle regole prospettiche, tanto da farne il loro tema principale nella ricerca figurativa. Paolo Uccello, per esempio, nell’opera “Scena del miracolo dell’ostia profanata”, usò la prospettiva per far emergere le giuste distanze tra le figure in primo piano e quelle nei successivi piani, donando così un perfetto senso di profondità a tutta la scena. Dal 1400 l’utilizzo della prospettiva ebbe una rapida diffusione fino a divenire un minimo comune denominatore tra le opere dei grandi artisti. Alla pari di Paolo Uccello possiamo ricordare Fra Angelico, Antonio Pollaiolo, Piero della Francesca, Andrea Mantenga, Tiziano Vecellio, Sandro Botticelli, Giovanni Bellini e altri.

Presto il movimento rinascimentale si diffuse in Europa, grazie anche ai pittori italiani che con i loro continui viaggi esportarono le ultime dottrine. Tra i grandi artisti stranieri che fecero proprie le regole della prospettiva, possiamo menzionare Albrecht Dürer e i fiamminghi Hubert e Jan van Eyck, che diffusero il nuovo movimento tra le culture dei loro popoli, permettendo nuovi sfumature e dando così origine a opere molto originali.

Gli artisti analizzavano con minuziosità la realtà, al fine di apprendere dal mondo naturale. Fu così che poterono notare come il colore di oggetti e persone muta al mutare della luce, dell’atmosfera e dell’ombra. Per questa ragione l’uso del colore divenne più sofisticato, più vicino al reale, alle sfumature e alle varie tonalità nelle diverse condizioni di luce. Nuovi materiali e innovazioni tecniche accompagnarono questo periodo: si passò dal supporto quale la tavola in legno, alla tela, con il grande vantaggio di permettere opere di dimensioni più grandi in quanto più leggere e trasportabili (e anche più durature). Tra i nuovi materiali troviamo i pastelli, la matita a sanguigna, fino alla più importante delle novità, la tecnica a olio, inventata nei Paesi Bassi, attorno alla fine del 1400. La tecnica a olio permise una maggiore flessibilità cromatica, grazie alla morbidezza dell’impasto, e, inoltre, la tavolozza si ampliava di colori e sfumature, così da permettere una migliore rispondenza alle esigenze degli artisti nella ricerca minuziosa di emulare la realtà cromatica che li circondava.

L’olio permise anche una maggiore diffusione del tema del ritratto, oltre che migliorare notevolmente i paesaggi a cielo aperto.

 

 
 
 
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