Post n°8 pubblicato il 29 Agosto 2010 da inunastanzabuia
Marcel mi rivoluzionò l'esistenza con lui imparai ad amare a baciare, accarezzare, godere e persino cosa fosse la gelosia, non mi ero mai sentita di nessuno sino ad allora ... non avevo mai provato cosa significasse sentir dentro la paura che qualcuno potesse andarsene e sapevo che quel vuoto che avevo da sempre dentro solo lui lo avrebbe colmato veramente. Diventammo presto un folle amore e di quella follia ogni giorno e notte ne fummo travolti ... lo controllavo in continuazione se usciva come una pazza continuavo ad aspettarlo dietro la persiana, versando fiumi di lacrime giurando che lo avrei cacciato appena sarebbe rientrato ma poi una volta in camera una volta finita la tempesta puntualmente mi ritrovavo tra le sue braccia a baciarlo, ad amarlo. ogni volta che mi diceva che era andato con altre, sfasciavo ogni cosa, lo prendendolo a schiaffi per la rabbia che mi procurava il solo immaginarlo ad accarezzare con la sua calda voce un'altra - puntualmente quando furiosa e furibonda lo pensavo tra le gambe di un'altra lui mi sorrideva accendosi una sigaretta e mi sorrideva rassicurandomi, poi scostandomi i capelli dal viso mi baciava sino a quando non gli dicevo "bastardo ti amo!" e lo baciavo. ... odiavo quella sua sicurezza ma puntualmente cedevo alle sue parole lasciandomi andare e fottendo come solo noi sapevamo fare. Qualcuno diceva che era un amore maledetto il nostro ma solo io e Marcel sapevamo quanto ci amavamo lui aveva bisogno di tradirmi per saperlo io di vederlo tornare.
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Post n°7 pubblicato il 28 Agosto 2010 da inunastanzabuia
Giocava a dadi per poter stare con me, e non so cosa facesse per vincere ma spesso me lo ritrovavo in camera con un sorriso che arrivava alle orecchie e facendomi segno con le dita per quanti giorni mi aveva tutta per sè. Non era il primo cliente che si era legato a me, ma di certo il primo che pagava senza toccarmi, con me parlava ore ed ore sino ad addormentarsi sulla mia pancia, poi sul terrazzo mangiavamo insieme e di nuovo a parlare di mille cose, sin che una notte svegliandosi mi trovò con miou miou in braccio davanti alla finestra che piangevo a dirotto, non poteva sapere perchè, ma mi accorsi mentre raccontavo a lui di quando vidi mia madre morire che l'espressione del suo viso era cambiata a tal punto da sembrare quasi un'altra persona, si avvicinò abbracciandomi, chiedendo di smetterla e mentre mi accarezzava i capelli mise il mio viso sulla sua spalla, aspettando di sentirmi tranquilizzare. Mi ci volle un po', ma quando allontanai il viso dalla sua camicia zuppa di mie lacrime, le sue labbra si posarono sulle mie quasi come una promessa. Non potevamo baciare i clienti, i baci erano riservati ai nostri uomini si diceva da sempre e forse proprio per quello misi le braccia attorno al collo e presi a baciarlo. Non sapevo baciare, divertente no?! facevo tutto con gli uomini, tranne che godere e baciarli e quando la sua lingua sfiorò la mia bocca rimasi quasi come paralizzata e incredula. Ci spogliammo lenti, facemmo l'amore per ore arrotolandoci ovunque, baciandoci continuamente e nel farlo mi accorsi che mai avevo toccato un uomo così, nemmeno sapevo che lo stavo accarezzando ma comprendevo che nemmeno lui del resto aveva mai ricevuto le attenzioni mie con amore sino ad ora. era ormai ora giunta l'ora di salutarci ed io mi chiedevo quando avrebbe rivinto ai dadi pur di riaverlo tra le mie braccia, continuammo ad amarci per oltre un anno così, sin che un giorno affrontai la Grande Madre.
non nelle vesti di un cliente!" Dopo poche ore ero nella sua stanza a definirne gli accordi e da quella notte Marcel rimse sempre al mio fianco. Lavoravo ore su ore, accontentandomi di molto meno di quanto prendevano le altre, quel che contava era che nulla potesse più separarci se non la nostra decisione, lui usciva e rientrava dalla camera quando voleva e spesso rimaneva dietro al tendone rosso a guardarmi mentre scopamo con gli altri, non era facile all'inizio, mi vergognavo come una ladra, ogni volta dopo aver chiuso la porta dicevo che non potevamo continuare così, che mi vergognavo essere guardata, ma lui non ascoltava ragioni, mi prendeva sbatteva sul letto e mentre mi possedeva continuava a ripetermi tanto lo so che sei solo mia, ti vedo su questo letto, ti ascolto mugolare, sento cosa ti dicono, quel che pretendono, non dici mai no pur di non perderli e di rischiare che mi butti fuori la grande madre, ma poi quando sei con me sei tu, sento che la voglia di me è dentro ad ogni poro, il bisogno della tua lingua intrecciarsi tra la mia, la tua bocca sul mio pene scorre come note musicali e affamata fai tuo il mio seme come mai faresti con altri, mi ripeteva questo in mille modi diversi, mi diceva in diverse maniere che sapeva e sentiva che amavo solo lui. Mi basta parlarti per farti godere, se solo ti sfioro sento le mani ricolme della tua voglia, il tono dei tui orgasmi è libero, caldo e nel dirmi che godevo solo della sua verga mi veniva addosso dentro facendomi godere sia con il corpo, che con il cuore ma anche con la mente. Marcel era tutto era il mio passato, presente e futuro, ero sua e questo mi bastava per dire appena bussavano alla porta "Due minuti e poi fallo salire" lui tornava dietro la tenda, io mi preparavo ed incipriavo il naso ... il cliente entrava ed io fingevo di amarlo e in quel fingere osservavo la tenda e amavo chi era là dietro ogni volta di più. >>> |
Post n°6 pubblicato il 28 Agosto 2010 da inunastanzabuia
Monsiur Dupont ogni sera passava come impazzito dalla casa e domandargli cho volesse era assurdo, mi raggiungeva in camera e ogni volta pretendeva di fare giochi nuovi, imparai presto quello che c'era da saperee spesso mentre accompagnavo il cliente alla porta mi sentivo dire "che avevpo superato mia madre non solo in bellezza" - sapevo cosa era il sesso ma mai avevo avuto piacere di conoscere il bacio sulla bocca, mai avevo fatto all'amore con un uomo o dormito con lui ed avevo finito per pensare che mai mi sarebbe successo visti che ormai erano diversi anni che la cosa proseguiva solo così. Tutto era tremendamente sempre uguale e chi mai avrebbe potuto cambiare qualcosa mi chiedevo, sin che la notte di ferragosto arrivarono due uomini alticci quanto basta per far persino fatica a salire le scale per raggiungere la stanza. Chi mi aveva scelta si addormentò appoggiandosi al letto ed io divertita me ne stavo a guardarlo mentre gesticolava e farrfugliava qualcosa di inconprenibile, poi ad un tratto si alzò e lo vidi sparire nel nulla lasciando quanto patuito alla Grande Madre, non mi era mai capitato che mi pagassero per vederli dormire, ma in lui c'era altro, sembrava quasi io lo conoscessi da sempre, ma che senso aveva pensarci ancora dietro, molto probabilmente nememno lo avrei rivisto mai più. Tutto mi sarei quind mai aspettato, tranne che vederlo seduto vicino al portone con dei fiori, ancor meno che li avesse presi per me, pagò una cifra folle per stare con me due giorni interi e ancora una volta mi pagò senza toccarmi, mi raccontò che aveva vinto una cifra incredibile giocando a dadi con un conte di Lione e che uscendo dalla bisca si era detto che li avrebbe consumati tutti con me. >>>
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Post n°5 pubblicato il 28 Agosto 2010 da inunastanzabuia
Le amiche di mia madre si presero curà di me per diversi anni e per quantomi volessero bene, tutte erano consapevoli che avrei finito per diventare una di loro. Il tempo non potevano fermarlo sul mio corpo e quando diventai signorina la Grande Madre mi raggiunse in camera spiegandomi cosa dovevo fare con le pezze di lino bianco che mi stava consegnando come se fosse una dote. Una volta terminati i giorni delle "grandi piogge" mi fece chiamare e senza troppo girarci attorno mi spiegò che era giunto il momento di fare qualcosa per ripagare tutte loro di anni di sacrifici. Pensai ingenuamente mi proponesse di lavare panni e piatti, di occuparmi della pulizia delle camere e della cucina, ma per quelle cose continuò ad occuparsene Elvira la zoppa, per me la grande Madre aveva altri progetti e vista la giovane età e illibatezza pensò bene di propormi ad uno dei più ricchi del paese. Monsieur Dupont. Era vecchio, grasso eppure ogni volta che arrivava alla casa tutte facevano a gara per essere scelte, non mi era difficile capire il perchè ma accettarlo per quanto era viscido mi era impossibile, non l'avevo mai digerito e quindi mai e poi mai avrei creduto di dover donare a lui la mia verginità. La Grande Madre mi raggiunse terminati i giorni del mestruo in camera, a suo parere quelle quattro mura erano diventate troppo strette per me, che mi comunicò che era ora cambiassi di stanza - pregò Elvira di portare tutte le mie cose nella camera che una volta morta mia madre era sempre rimasta chiusa. Mi fece uno strano effetto entrarci e mi domandai perchè mia madre, non m'avesse mai permesso di accedervi. Se non fosse stato per i quadri con donne denudate che avava sulle pareti era una stanza come tutte del resto. Elvira mi comunicò nell'allontanarsi che da quel momento il mio nome sarebbe stato Lula e che avrei dovuto dimenticare quello vero per sempre. Certo che erano proprio tutte strane quel giorno - percepivo negli occhi di ognuna una tristezza profonda, e mi avrei immaginato cosaa lì a poco mi sarebbe accaduto. Poco dopo le 21 Monsier Dupont arrivò e dopo aver parlato per una buona mezz'oranmi venne presentato ufficilamente, mi guardò da capo a piedi mille volte facendomi sentire quasi nuda, complimentandosi per il nome che avevo e sostenendo che sarei diventata bella come mia mamma se non di più. Mi abbracciò vedendomi piangere, illudendomi si trattasse di un gesto affettuoso, ma quando le sue mani iniziarono a sfiorare le mie labbra, percorrere il mio collo e scendere sino ai seni compresi che le sue intenzioni erano altre, sapevo che non sarebbe servito a nulla ribellarmi, che la mia sorte era stata già segnata e priva di ogni via di fuga. "Siediti su letto con me Lula!" mi disse prendendomi per mano, stavo per sedermi al suo fianco quando mi disse che forse era meglio se mi sedevo sulle sue ginocchia, le sue mani intanto presero a frugarmi sotto i diversi gonelloni, la sua bocca sembrava incollata sulla mia pelle ed io sentivo la sua saliva come schifida bava colarmi addosso, presto rimasi seminuda sulle sue gambe, mentre non faceva altro che ripetermi che dovevo rilassarmi, che non avrebbe voluto farmi del male. Mi sdraiò sul letto allargandomi le gambe mentre le sue dita iniziarono a toccarmi sino a farmi bagnare, "Sarai vergine, ma buon sangue non mente!" disse ridendo e facendomi vergognare e nel sentirmi tirare indietro affondò il suo grosso dito dentro alla vulva premendolo su e procurandomi un dolore indiscrivibile. "ecco Lula, il più è fatto!" slacciò i pantaloni e senza darmi nemmeno un secondo entrò in me con tutto il suo arnese, lo vedevo scendere e salire su di me, lo sentivo entrare ed uscire dalla mia carne, sin quando ad un tratto sul mio corpò riversò un sostanzioso sputo che proveniva dal suo pene. "raccoglila con le dita e assaggiala Lula!" mi ordinò spiegandomi che i suoi vizi erano molti di più e che presto sarebbe tornato pretendendo da me tant'altro. Appena chiuse la porta corsi sul bidet e continuai a lavarmi insistentemente sperando l'acqua potesse togliermi da addosso il ricordo della mia prima volta, altro che principe azzurro, a deflorarmi era stato un schifoso vecchio ripieno di vizi e malsana libidine. >>> |
Chiusa nel buio della mia stanza privata, rimanevo spesso a guardare lo scorrere della Senna accarezzando MIOU MIOU. Per quando fossero trascorsi decenni quella notte era rimasta indelebile nella mia mente ed ogni volta la riguardavo come se fosse stata la prima volta. La mia infanzia non era stata tra le più facili e spesso mi ritrovavo a chiedere di diventare presto grande per potermene andare lontano dall'ambiente dove ero nata. Per me sognavo un principe disposto a ogni cosa pur di strapparmi dalla casa d'appuntamento dove lavorava mia madre. Era davvero bellissima, desiderata e ricercata da chiunque e sul mio conto se ne dicevano tante ma che ero figlia di un Duca lo scoprì solo dopo la sua morte . Cosa fosse successo quella sera di preciso non l'ho mai saputo, ricordo solo che lo sbattere del portone mi svegliò di soprassalto e sentendo urlare in strada mi affacciai curiosa alla finestra. La carrozza con il Duca si allontanava veloce mentre mia madre inginocchiata a terra urlava piangendo "Maledetto!" Pensai si trattasse di qualcuno che non l'aveva voluta pagare e quando la vidi armegggiare sotto la grande quercia ero troppo piccola per comprendere che stava ponendo fine ad ogni sua sofferenza, pochi attimi dopo dondolava sotto quell'albero poco distante alla tomba di mio padre. La Grande Madre suonò per tre volte il gong del salone e dalla porta vidi correre fuori chiunque fosse nella casa, qualcuno con i pantaloni ancora ai ginocchi per il terrore di essere trovati all'arrivo dei gendarmi. Quella notte i miei sogni più belli morirono con lei ... >>>
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Inviato da: inunastanzabuia
il 20/12/2012 alle 01:41
Inviato da: just_for
il 17/12/2012 alle 13:33