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Riflessioni sull'amicizia e l'amore... e non più solo

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« Riflessioni mattutineAvere o essere? »

La penultima sera del Convegno

Post n°47 pubblicato il 09 Giugno 2007 da LaChambreDesAmis

Sabato pomeriggio, la stabilità del mio umore fu gravemente compromessa dai suoi comportamenti, al punto che, non appena si concluse la prima parte dei lavori, non esitai ad uscire dall’hotel ed a chiamare immediatamente una coppia d’amici, affinché mi raggiungessero e potessi sfogarmi un po’.

Non era accaduto nulla di diverso dal solito, tuttavia, m’aveva infastidito enormemente che, chiestogli semplicemente se, l’indomani, avrebbe potuto dedicare qualche minuto a me solo, avesse cominciato a spiegarmi, minuziosamente, quanto ricca d’impegni fosse la sua agenda e, soprattutto, richiedessero al suo fianco la presenza della moglie!

Avrei preferito una risposta secca, affermativa o meno, che non chiamasse in causa una persona a me invisa, o che lasciasse intendere egli creda d’essere il solo a condurre una vita mondana: resta il fatto fossi molto nervoso ed avessi l’impressione mi fossi nuovamente spinto fino al punto d’elemosinargli affetto e la mia richiesta fosse stata respinta insensibilmente, o, peggio ancora, accolta malvolentieri, come quando si conceda qualcosa ad un bambino solo perché non si metta a fare capricci.

Col senno di poi, mi rendo conto si comporti così, forse, a causa di un inconscio bisogno di rimarcare le differenze ch’esistano tra noi, come se dovessimo rimanere per sempre ingabbiati nei ruoli del professionista richiesto da tutti e dello studente innamorato che si possa lasciare in attesa, certi che, quando gli si chiederà di passare da studio, abbandonerà qualsiasi occupazione per accorrere scodinzolante dal suo amato!

Altrettanto invariabilmente, capita che poi trovi qualche minuto da dedicarmi ed anche quella sera, fosse stato per lui, avremmo potuto trattenerci a chiacchierare fuori dell’hotel, nonostante la moglie dovesse già aver indossato l’abito più bello e fatto preparare la carrozza: lo vidi avvicinarmisi come un gatto benevolente che volesse concedere le fusa al padrone, ma ero così furioso che lo scacciai senza nemmeno smettere di parlare al telefonino; s’allontanò quasi incredulo che potessi aver resistito alle sue lusinghe e, credo, sinceramente avvilito: finalmente, mi sembrò che avesse riacquisito la sua fragilità e si rendesse conto di essere un uomo tra gli uomini e non competa sempre a lui erigersi a censore delle azioni altrui!

Mi sembrò appesantito nel fisico, gravato dalle tante responsabilità e dai ruoli che debba interpretare quotidianamente e, incorreggibilmente, mi sentii invadere dal desiderio di poterlo abbracciare e coccolare a lungo, ma anche tanto triste, al pensiero dovesse desiderarlo per primo, ma si sia imposto di mantenere le distanze tra noi; ciò che lui non ha evidentemente compreso, e che io mi ritroverò a pensare e scrivere mille volte ancora, è che non baratterei mai la dolcezza di un abbraccio col sesso e mi procuri dolore dover rinunciare alla sua amicizia, solo perché crede che lo forzerei, prima o poi, a compiere un passo per il quale non si sentisse pronto.

Malauguratamente, la mia serenità interiore non compensa la sua e sono costretto ad accettare che la sua irrisolutezza c’impedisca d’esprimere l’affetto che ci leghi, del quale non dubito.

Poco alla volta, riacquisii la calma, anzi, quando fui raggiunto dai miei amici, sembrò loro che fossi in splendida forma e mi trovarono pure molto elegante, benché i miei abiti non appartenessero ad alcuna firma prestigiosa!

Infine, giunse il momento di riprendere i lavori e raggiunsi la piccola sala in cui i convegnisti si fossero dati appuntamento e andai a sedermi ove mi sistemi abitualmente, attorniato da un gruppo di mamme ancora giovani e qualche signora più attempata: non ci volle molto perché le prime mi rivolgessero la parola, tant’è che cominciammo a chiacchierare amabilmente, nell’attesa che giungessero tutti; la mia presenza a quel convegno suscita sempre curiosità, poiché è evidente non appartenga alla schiera dei genitori che abbiano perso un figlio e costituiscano la quasi totalità dei convenuti, inoltre, si percepisce chiaramente la mia grande confidenza coi relatori, nonostante le disparità anagrafiche e, almeno in quel contesto, non rivesta il medesimo ruolo.

Una donna, in particolare, mi chiese se conoscessi ‘lui’ e non appena ricevette risposta affermativa, mi resi conto ciò bastasse perché quelle sedute dietro di noi tendessero l’orecchio e cercassero di carpire qualche parola, tant’è che mi venne naturale voltarmi, affinché potessimo parlare più agevolmente, a mia volta incuriosito dall’interesse che suscitasse quell’argomento; scoprii l’avessero conosciuto il giorno prima, alla presentazione dei relatori, e fossero rimaste molto sfavorevolmente colpite dall’apparente alterigia con cui accogliesse ogni richiesta di chiarimenti, contraddetta dal piacere che sembrassi provare io quando mi riuscisse d’incrociarlo nei corridoi o mi raggiungesse in platea.

Fui sottoposto ad un inatteso e divertente interrogatorio, anzi, confesso mi sembrasse che potesse tornare utile anche a me raccogliere quelle impressioni sul suo conto, pur procurandomi dolore che fossero tutte negative: all’inizio, lasciai che dessero sfogo alla loro vena polemica e denigratoria, poiché mi ripagava del dolore che il suo comportamento sdegnoso m’aveva procurato poco prima, ma poi, ancora una volta incorreggibilmente, non potei trattenermi dal prendere le sue difese e mi sforzai di contraddire la tesi di un uomo arroccato su un altissimo piedistallo, dal quale facesse calare con aria di sufficienza i propri interventi chiarificatori!

Già una volta, ebbi modo di scriverlo: entrambi, abitualmente, suscitiamo l’impressione d’essere due persone scostanti, ma io riesco a contraddirla non appena qualcuno rompa il ghiaccio e mi dia modo d’esprimere la mia cordialità, mentre lui non rinuncia ad indossare le sue maschere più fastidiose, anzi, sembra quasi che misuri il suo potere dallo sforzo cui sottoponga gli altri per tollerarne il carattere scontroso o l’altezzosità!

Pur essendo un uomo ammirevole per l’altissimo livello culturale e, soprattutto, la ricchezza della vita interiore, pare che non consideri nessuno in grado d’avvedersene e preferisca evitare ulteriori ferite che potessero essere cagionate dalla superficialità altrui, finendo col sembrare, a propria volta, interessato soltanto a conservare una posizione prestigiosa, sapientemente costruita nel corso degli anni.

Non è un mistero che anch’io detesti questi suoi atteggiamenti e mi costi molta fatica scindere la sua immagine pubblica da quella privata, ma, soprattutto, ho l’impressione tutte le relazioni interpersonali richiedano uno sforzo simile e l’autenticità rimanga un obiettivo utopistico; quanto a me, ho il problema inverso: abituato a non nascondere alcun aspetto della mia personalità, esprimo ogni mia preferenza od opinione con quella schiettezza che sarebbe naturale e che, invece, sono spesso costretto a rammentare venga invocata ipocritamente.

Mi rendo conto persino ai miei amici più cari, spesso, costi molta fatica parlare di sé e di ciò che desiderino con franchezza, nonostante abbia loro ampiamente dimostrato sappia astenermi dal giudicare moralmente le azioni che venga chiamato ad interpretare, o non ami indulgere in critiche fini a se stesse; in particolare, non credo che finirò mai di stupirmi dei tabù, dei preconcetti e dell’ignoranza spaventosa che riguardino la sfera sessuale ancora oggi.

Si scrivono fiumi di parole, eppure, raramente s’esprimono pensieri che valga la pena ascoltare!

Paradossalmente, io che sono molto libero mentalmente, faccio pochissimo sesso, poiché m’avvilisco all’idea che tanti altri lo pratichino compulsivamente, ricercando delle compensazioni alle proprie frustrazioni, incapaci di riconoscere l’altrui alterità e di goderne concretamente.

Un altro argomento scabroso è rappresentato dal denaro, ma di ciò parlerò la prossima volta.

 
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