Creato da: LaChambreDesAmis il 15/07/2006
Riflessioni sull'amicizia e l'amore... e non più solo

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Avere o essere?

Post n°48 pubblicato il 14 Giugno 2007 da LaChambreDesAmis

Il mio rapporto col denaro è buono: amo possederne, ma non sono interessato ad accumularne e non sogno alcuna grande vincita che, improvvisamente, mi cambi la vita; vorrei solo acquisire quell’indipendenza economica che mi consentisse di soddisfare le mie necessità e qualche sfizio ogni tanto, ma non ho bisogno d’averne parecchio, anche perché le cose che mi facciano star bene non sono acquistabili, trattandosi, ad esempio, delle amicizie autentiche che abbia costruito lentamente e coltivi appassionatamente.

Onestamente, posso affermare di sentirmi molto meglio oggi di quando fossi circondato da molta più gente, ma interessata esclusivamente a ciò che possedessi, tant’è che il tracollo economico della mia famiglia è coinciso con la fine di tante “amicizie” che considerassi sincere e tante porte sbattutemi in faccia, allorché abbia ricercato il conforto altrui: ho molto sofferto a causa delle innumerevoli defezioni verificatesi, ma ho pure compreso quanta falsità informi le relazione umane e valga la pena esercitare il proprio spirito critico, contemporaneamente rinunciando a qualsiasi proposito di vendetta o rancore, che mi renderebbero solo altrettanto vile; dalle mie parti si dice: “Vuoi vendicarti dei tuoi nemici? Vivi bene!”, con ciò intendendo nulla possa disturbare maggiormente i propri detrattori, più della constatazione che coloro che si credessero sconfitti, dopo una rovinosa caduta, siano stati in grado di rialzarsi, nel frattempo conservando il proprio equilibrio interiore.

Io sono sicuro che ciò accadrà anche a me, ma trovo anche naturale attraversare dei periodi di sconforto, poiché non è facile adattarsi ad un cambiamento radicale del proprio tenore di vita ed avvedersi del fatto a nessuno interessasse la mia ricchezza interiore, ma solo ciò che potessero ottenere per mio tramite!

Nessuna delle persone che frequenti oggi apparteneva alla mia vecchia cerchia d’amicizie e non posso trascurare questo dato!

Purtroppo, anche nel mio ambito professionale, il denaro rappresenta quell’unico dio cui molti… troppi siano disposti a sacrificare la propria onestà intellettuale ed integrità morale e, come ho più volte avuto modo d’evidenziare, ‘lui’ non fa eccezione, anzi, credo sia io a costituire una delle poche che confermino la regola; potrà sembrare strano, od ipocrita, ma non sono particolarmente interessato ad esercitare la professione psicologica, o, per meglio dire, il fatto stia lottando duramente per affermarmi in ambiti differenti dipende dal mio perseguire l’idea romantica di riuscire a farlo lasciando il benessere altrui e lo sviluppo della comunità in cui viva al centro del mio lavoro, quasi che concepissi quello dello psicologo come una “missione”: in tal senso, un’indipendenza economica conseguita a costo d’eventuali compromessi altrove, mi consentirebbe di conservare il rispetto per i miei clienti e, conseguentemente, me stesso!

La gente nemmeno immagina quante nefandezze commettano gli psicologi, quanto in basso riescano a spingersi, quali e quanti interessi economici si celino dietro la facciata di rispettabilità delle istituzioni accademiche e della miriade di scuole private in cui s’affannino i colleghi alla ricerca d’un posto al sole: se un giorno sarò in vena di confidare ulteriori segreti, vi dedicherò tante pagine!

Resta il fatto che non invidi la ‘sua’ carriera, benché il suo ruolo professionale e la posizione raggiunta rappresentino, apparentemente, un obiettivo auspicabile: per meglio dire, vorrei esattamente tutto quanto possegga, ma conquistarlo per meriti scientifici, anziché in base all’abilità di tessere sapientemente delle trame ed agli appoggi politici, quasi che fosse un’antica cortigiana che potesse circuire il Re!

Ad un’attenta analisi, credo ch’emergerebbero delle profonde differenze tra noi due e che quella sostanziale sarebbe rappresentata proprio dal significato discordante assegnato al denaro: per lui, vale l’accumulo, mentre io preferisco considerarlo un mezzo che possa consentirmi di raggiungere ulteriori e migliori traguardi ed anche quando ne possedevo tanto, non ho mai amato esibire la mia ricchezza.

Lui appartiene alla schiera di coloro che necessitino d’acquistare sempre gli ultimi ritrovati tecnologici, sia che si tratti dei più moderni cellulari, che dei portatili più compatti; lui è di quelli ch’esibiscano orgogliosi un nuovo giubbotto in pelle od un abito griffato, come se una particolare etichetta cucitavi vistosamente potesse denotare la maggiore importanza d’un individuo rispetto ad uno più anonimo; lui è talmente abituato a dar per scontato, nonostante i discorsi retorici che sappia proferire, che tutti possano permettersi le sue stesse cose, da non rendersi conto dell’insensibilità e, diciamolo pure, volgarità d’alcune sue esternazioni: ricordo che una volta, dopo aver raccolto un mio sfogo, dovuto alle spese quotidiane che non stesse riuscendomi di sostenere, mi chiese se sapessi consigliargli un altro negozio dove acquistare gli accessori per la sua barca, come se ne possedessi una anch’io!

Al contrario, io ho sempre preferito investire nella mia formazione professionale e culturale in genere: sono profondamente convinto che la più grande ricchezza cui l’uomo possa aspirare sia rappresentata dall’autonomia di pensiero, dall’esercizio costante del proprio spirito critico, dal riconoscimento delle situazioni in cui i propri diritti vengano lesi e la conseguente capacità d’opporvisi, ma anche si tratti di conquiste difficili e poche persone vi dedichino energia sufficiente; tante volte, è accaduto che, trovandomi fuori casa per motivi di studio, saltassi il pranzo, pur di potermene poi tornare con qualche libro che non avrei reperito nelle librerie della mia città, ma mi consentisse d’approfondire un tema che m’interessasse o, ancora adolescente, di costruire la mia identità.

Avendo pochi soldi in tasca, preferivo nutrire lo spirito anziché il corpo e, sotto questo punto di vista, mi riconosco il temperamento dei grandi artisti, o coloro che siano animati da forti ideali, cui riescano a sacrificare divertimenti, agi e gran parte di se stessi!

Tante volte, è accaduto che m’accontentassi d’un pacco di biscotti da sgranocchiare in treno, pur di poter reclinare leggermente lo schienale ed immergermi nella lettura d’una biografia od un romanzo che m’appassionassero e mi trasportassero, almeno virtualmente, in un luogo migliore!

Un giorno, spero di riuscire a soddisfare un mio antico ed intensissimo desiderio: riuscire a creare un’associazione dalle finalità ricreativo-culturali, che fosse in grado di sostenere il talento di giovani artisti ed il perseguimento d’importanti obiettivi formativi e professionali da parte di quei ragazzi che non disponessero dei mezzi necessari a conseguirli; devo confessare abbia già provato a realizzarlo, ma la mia propositività si sia scontrata contro l’abulia dei tanti coetanei e professionisti che mi circondassero, avvezzi a demordere dinanzi alle inevitabili difficoltà, piuttosto che a coltivare il proprio orticello esclusivamente!

Trascorso un lungo periodo di scoramento, durante il quale non ho voluto perorare nessuna delle cause che sostenga abitualmente, sta tornandomene la voglia e, soprattutto, continuo a ritenere che tramutare il male che si riceva in bene costituisca un ottimo antidoto ad una refrattarietà al dolore che si possa acquisire a costo d’un isterilimento del proprio animo; sicuramente, rispetto al passato, sono diventato anche più pragmatico e lesto nello sfruttare le occasioni che mi si presentino, ma non desidero che tale cambiamento coincida con una totale disillusione ed una vita che cominci ad essere vissuta poco significativamente.

Rispetto ad un tempo, la più grande differenza è rappresentata dal fatto non pensi più di poter tramutare il mio impegno nel sociale con la professione che potrà consentirmi di provvedere alle mie necessità, ma trovo che pure questo cambio di prospettiva sia positivo, nella misura in cui m’induca a profondere disinteressatamente le mie energie al servizio degli altri; torno al punto di partenza del mio ragionamento odierno, al mio non voler prostituire le conoscenze che abbia acquisito e quelle competenze che abbia affinato ad alcun padrone e lo faccio con la consapevolezza di quanto potrà essere arduo percorrere il cammino intrapreso, ma soddisfacente, il giorno in cui dovessi rendermi conto d’esservi riuscito!

Da un lato, m’accorgo che quello presente sarebbe il momento in cui avrei maggiormente bisogno di scendere a compromessi e rinnegare quell’ingenuità che m’abbia procurato tanto dolore finora; dall’altro, continuo a confidare nella forza dei miei sogni e nel fatto non abbia mai dovuto pentirmi d’averli inseguiti e ciò m’induce a credere che il tempo tornerà a darmi ragione della fermezza della mia condotta.

So che rispetto a ‘lui’ e tanti altri, forse, non riscuoterò mai lo stesso successo e non verrò chiamato con eguale frequenza ai convegni, per spiegare a quali principi gli psicologi dovrebbero ispirarsi e trascurino colpevolmente, ma, a ben pensarci, non me n’importa nulla; ignorerò i cortigiani impegnati a compiacere il direttore sanitario di turno od il vasto pubblico distrattamente, e perciò altrettanto colpevolmente, assiso in platea: mi recherò a cena con gli amici di sempre, quelli che desiderino rammentare la propria umanità, prima ancora che i ruoli ricoperti in ufficio, e ci tratterremo a chiacchierare fino a tardi, oppure, me ne andrò a passeggiare sul lungomare e guardando l’orizzonte trarrò conferma dell’inutilità di tante mete che altri s’affannino ad inseguire.

Se dovessi morire oggi, potrei ripensare a come abbia vissuto finora e rendermi conto d’aver sempre rispettato me stesso e coloro che mi circondassero: ho amato la mia scuola, i miei studi, pochi uomini, la natura e gli animali; non sono perfetto e non ricerco la perfezione, ma so d’essermi sempre espresso al massimo delle mie possibilità in tutto ciò che abbia fatto e d’essermi assunto la responsabilità d’ogni mia azione; il giorno in cui sentissi approssimarsi la fine, vorrei sentirmi altrettanto sereno interiormente, sapendo di non aver sicuramente raggiunto tutti gli obiettivi che mi prefiggessi, ma di non aver mai trascurato quelli primari, almeno per me, dell’autenticità nei rapporti e dell’individuazione.

Il resto m’avrà ferito e procurato lacrime, avrà concorso alla mia stessa maturazione, ma, pur non potendolo dimenticare, lascerò che scivoli via.

 
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