Creato da: lorenzo_na il 05/08/2008
eresie ed altre verità

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L'ultima lezione

Post n°44 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da lorenzo_na
 

Il prof. Craig Ewert, malato di SLA, filma la sua “morte assistita” ed è polemica
"Sono stanco della malattia, ma non sono stanco di vivere. Amo la vita, ma la realtà è che non riesco più a vivere (..) Dal momento in cui la malattia ti paralizza completamente il corpo, non sei altro che una tomba vivente che si nutre attraverso un sondino nello stomaco, non sei nient'altro. E' troppo doloroso".

Così Craig Ewert, un 59enne malato di sclerosi laterale amiotrofica e docente universitario di Harrogate nel North Yorkshire, ha deciso di dare la sua ultima lezione, la più importante. Ha chiesto che la sua “morte assistita” fosse filmata e, dopo aver baciato per l’ultima volta sua moglie, ha staccato con la bocca la spina del macchinario che lo teneva in vita e ha ingerito una dose letale di sedativi. Il filmato integrale è andato in onda su Sky Real Lives Channel e ha scatenato molte critiche sia prima che dopo la messa in onda.

L’eutanasia è un tema delicato ed i paesi dell’Unione Europea hanno posizioni molto differenti al riguardo. Il prof. Crag Ewert è andato in Svizzera per realizzare il suo ultimo desiderio, pagando 3.000 sterline per ottenere l'assistenza necessaria, la cremazione ed il ritorno in Inghilterra (suo paese d’origine) dove l’eutanasia è illegale. La legislazione italiana riguardo questi temi è molto indietro rispetto agli altri paesi a causa della forte ingerenza del Vaticano nella vita politica. Emblematico il caso di Beppino Englaro (padre di  Eluana, in stato vegetativo da 17 anni a seguito di un disgraziato incidente) che non riesce a trovare nessuna struttura disposta a “staccare la spina” di sua figlia nonostante una sentenza in Cassazione gli abbia dato ragione dopo anni di battaglie legali. Ancor più inaccettabile il caso di Eluana perché (come ha chiaramente indicato la Cassazione) il rifiuto delle cure "non può essere scambiato per un'ipotesi di eutanasia" in quanto l’eutanasia è “un comportamento che intende abbreviare la vita” mentre esiste "un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale". Cosa c’è di naturale, e aggiungerei di sacro, nell’ostinato sopravvivere attraverso un respiratore e una macchina per la nutrizione? Non è più naturale permettere alla vita di fare il suo regolare corso ridando una  dignità al proprio corpo o più sacro (per chi ci crede) rimettersi alla volontà del Creatore? Chi dice di battersi per la sacralità della vita in realtà la “mortifica” mentre chi accetta la morte accetta la vita. Solo chi si sente depositario di una verità superiore può biasimare il tragico gesto di Ewert o la volontà di Eluana (prima della disgrazia, commentando un caso analogo  capitato ad un amico, aveva espresso ai famigliari la sua volontà a non essere sottoposta a cure intensive per rimanere in vita).

Comunque sono due casi differenti e vanno trattati distintamente: nel caso di Eluana si discute della legittimità dell’accanimento terapeutico; nel caso di Craig Ewert di eutanasia. Dopo 17 anni l’accanimento terapeutico è sbagliato a priori e, aggiungiamo noi, immorale. Solo l’immobilismo tutto italiano perpetua ancora l’agonia di Eluana, a fronte addirittura di un pronunciamento della Cassazione (l’Italia è l’unico paese occidentale dove il comune buon senso non basta, viziato com’è dal Vaticano). Complesso invece il discorso intorno all’eutanasia quando questa è  richiesta esplicitamente da un malato terminale.

Il caso Welby fece molto scalpore e ha alimentato il dibattito italiano per anni. Ancora una volta la demagogia e la facile ipocrisia hanno vinto sulla pietà lasciando che morisse inevitabilmente dopo atroci sofferenze. A nulla sono valsi i suoi disperati appelli, la sua decennale battaglia per vedersi riconosciuto quello che per lui era un diritto sacrosanto di ogni uomo: una morte dignitosa. Il prof. Ewert attraverso il video incriminato ha voluto che la sua vicenda servisse da esempio scardinando se possibile il tabù della morte che condiziona fortemente l’esistenza di tutti, dando dimostrazione di come si muore. Se non è possibile rimuovere il dolore che inevitabilmente la morte porta con se, la serenità e la forza espresse dal suo sguardo e dalle  sue ultime parole sono una lezione per tutti e un ammonimento che fa appello alla coscienza di ognuno. La morte ha avuto ragione del suo fisico, ma non ha scalfito minimamente la sua dignità. 

Prima di spegnere il respiratore che lo teneva in vita e di ingerire la soluzione di barbiturici che lo hanno portato lentamente ad una morte indolore, il prof. Ewert non ha chiesto i conforti religiosi, né una patetica nenia di preghiere e rosari, ma semplicemente di essere accompagnato nel suo ultimo viaggio dalla musica di Mozart. La bellezza salverà il mondo.. grazie professore, indimenticabile lezione.

 pubblicato su

http://www.tuttiinpiazza.it/articolo_rub.asp?id_articolo=232

 
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