Creato da: lorenzo_na il 05/08/2008
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Vota Antonio, vota Antonio

Post n°45 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da lorenzo_na
 

La destra vince le elezioni in Abruzzo, mentre a sinistra solo Di Pietro esulta intercettando i voti persi da un Pd in caduta libera

Le elezioni abruzzesi hanno confermato il trend delle scorse politiche: la coalizione di destra vince a mani basse con il 37-38 %, il Pd crolla ulteriormente al 26-27 % mentre Idv di Di Pietro incrementa decisamente i consensi attestandosi intorno al 8-9 %
.

Piena la soddisfazione del centro destra che strappa la regione alla sinistra, anche se il voto finale era scontato date le vicende   giudiziarie che hanno travolto la precedente giunta di Ottaviano Del Turco. La riflessione a sinistra invece non è univoca, ma soggetta a pareri addirittura contrastanti. Anche in questo si riverbera chiaramente la debolezza e la contraddizione interna al Pd, lacerato da più correnti interne.

Paradossalmente la scomparsa della sinistra “radicale” invece di rinforzare il Pd ne ha sfaldato ancora di più l’identità, non avendo più un punto fermo di distinzione e confronto a sinistra  che accomunasse tutti (come lo è l’anti berlusconismo a destra) e dovendo rispondere adesso ad un bacino più ampio di sensibilità ed elettori. Questo ha  destabilizzato ancora di più un partito giovane (non nuovo) come il Pd,  che non è riuscito a trovare una chiara e condivisa linea di opposizione al Pdl, incartandosi sempre più in una crisi di identità permanente e lontana dalla gente. I 6,5 punti percentuali in meno rispetto alle scorse politiche stanno a testimoniare la crescente disaffezione della “base” per la segreteria di partito.

Ma il Bianconiglio Veltroni ancora una volta sembra non aver capito la situazione:“Il voto ha in sé un malessere sociale e istituzionale profondo. Se in due anni il 30 per cento in meno di elettori è andato a votare, vuol dire che c'è qualcosa di profondo, che riguarda sia il Pdl che il Pd, entrambi perdono voti (..) Bisogna indagare le ragioni profonde del malessere e della critica dei cittadini nei confronti di come è amministrata la cosa pubblica". Ciò non è vero perché il Partito delle Libertà ha sostanzialmente confermato la percentuale delle legislative di aprile, mentre la disaffezione al voto è tutta del Pd con un 20% degli elettori che si è spostato sull’Italia dei Valori. Ed ecco che Di Pietro diventa il capro espiatorio, l’indiziato numero uno a cui accollare le proprie responsabilità. Sul quotidiano del Partito Democratico Europa (vicino alle posizioni più centriste della margherita) si legge:”L'ex pm gioca solo per sé, farlo crescere all'ombra del Pd è la cosa peggiore. Ora Veltroni dev'essere conseguente con la lezione appresa: continuare a trascinare l'alleanza con Di Pietro, a ogni livello, è per il Pd un puro suicidio. Come hanno capito tutti coloro che nel tempo si sono illusi di addomesticare l'ex pm, e ce ne sono di illustri e di abili: da D'Alema a Rutelli, da Parisi a Prodi, Di Pietro ha come unica stella polare se stesso, come unica fedeltà quella alla propria avventura. Non c'è da stupirsi, ma da trarre le conseguenze”. Lo scomodo rapporto è stato tenuto in piedi fino ad ora “per paura che Di Pietro da solo possa fare al Pd ancora più male”, come ammette lo stesso quotidiano. Ma fortunatamente c’è chi all’interno del partito la pensa diversamente e abbozza un tentativo di autocritica:”Prendersela con Di Pietro, presunto cannibale, per il PD, sarebbe un esorcismo. L'Idv incassa grazie agli errori e alle omissioni del PD. Reagire d'istinto scavando solchi tra i due partiti sarebbe il miglior regalo a Berlusconi, condannerebbe il PD a una minorità eterna o a gettarsi tra le braccia del Cavaliere. Non a caso la destra e il suo establishment da sempre tifano per la rottura (cercando di isolare sempre più il Pd dicendo che la sua crisi di consensi è dovuta proprio alleanza con Di Pietro). La risposta del PD deve essere esattamente opposta: non la resa alla divisione, ma l'impegno per una nuova e più larga unità, con l'Idv ma oltre l'Idv. In vista di un nuovo Centrosinistra, grazie a una politica delle alleanze che è l'opposto della sciagurata illusione dell'autosufficienza poi peraltro praticata a metà".  A parlare è Franco Monaco (dell’ala prodiana del Pd ) che aggiunge:”Non vorrei, inoltre, che, trascinato da un cieco istinto revascista verso Di Pietro, il PD rimuovesse il colossale problema a monte e a valle del caso abbruzzese: la questione morale che ha investito il gruppo dirigente del PD locale, i cui referenti nazionali si segnalano in queste ore per accanimento antidipietrista. Un altro esorcismo per non rispondere politicamente di una debacle che è imputabile innanzitutto a loro".

Una critica lucida e quindi costruttiva sulla quale il direttivo dovrebbe riflettere, anche se il Bianconiglio per il momento cerca di svincolarsi dalle responsabilità “Certo il risultato del Pd è particolarmente negativo e va guardato in faccia nella sua dimensione reale, non attraverso uno sguardo malefico politicista.” Forse ha ragione Veltroni a ritenere che il problema non è politico.. qualcuno chiami la neuro!

pubblicato su

http://www.tuttiinpiazza.it/articolo_det.asp?idarticolo=2441

 

 
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