La catarsi
"Imparare a confliggere senza mai arrivare a sconfiggere" Il blog della mediatrice M.Cristina Ciambrone dedicato alla gestione dei conflitti, e alla mediazione familiare alle crisi di coppia, ed ai possibili rimedi che concerne queste tematiche. Tutto ciò attraverso articoli, riflessioni e filmati."Se è vero che le crisi gravi si prestano a mettere in luce il lato peggiore di noi stessi è anche vero che quelle stesse crisi possono mobilitare le nostre migliori risorse" (Karl Jaspers).
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Post n°10 pubblicato il 29 Aprile 2015 da cristina.ciambrone
La famiglia in tutte le società assolve la funzione di principale agenzia educativa, poichè rispecchia l'ambiente dove si svolgono le principali tappe dello sviluppo cognitivo ed affettivo della vita. La famiglia è un sistema relazionale ed affettivo in continuo cambiamento. Ogni individuo cresce e si sviluppa nell'incontro con gli altri. Nel corso della vita, infatti, entriamo a far parte dei più svariati sistemi sociali, ma ciò che accomuna tutti gli individui, è far parte di un sistema detto Famiglia, o meglio, nascere e crescere in tale sistema, in cui si apprende anche il modo in cui relazionarci con gli altri. La famiglia è perciò definibile come un sistema di relazioni primarie, poiché in famiglia impariamo a conoscere la diversità (di genere, di ruolo, ...) E' in famiglia che impariamo che la relazione è qualcosa che produce affetto e benessere profondo, ed è il luogo dove costruiamo la nostra identità. Tra fine '700 e metà '900 erano presenti due modelli principali di famiglia con pratiche educative peculiari: quella contadina e quella borghese. Nella famiglia contadina i figli avevano un ruolo concreto per la sopravvivenza della famiglia. Le relazioni erano basate su un modello patriarcale. Nella famiglia borghese, invece, i coniugi non si sceglievano e i figli avevano il compito di protrarre lo status sociale della famiglia. L'educazione stessa dei figli era delegata a tate o balie e alle prime agenzie educative, non rientrando nei compiti della famiglia. E' solo a partire dalla seconda metà del '900 che la famiglia si trasforma in modo drastico e si comincia a parlare di famiglia affettiva. L'attenzione ai bisogni dei bambini e lo sviluppo di nuove teorie psicologiche e pedagogiche, fanno sì che si cominci a pensare al bambino, non più come ad una tabula rasa su cui imprimere il sapere, ma come ad un individuo con proprie peculiarità ed esigenze. La nuova famiglia tende dunque a rappresentare se stessa come luogo privilegiato di accudimento e protezione; suo scopo fondamentale diventa quello di fornire amore e sicurezza ai figli, soddisfacendone ogni bisogno affettivo, economico e sociale. L’unione matrimoniale non è più la forma privilegiata di vita di coppia; i divorzi nel contempo in aumento si possono leggere come un possibile indicatore di ricerca di rapporti che soddisfino le varie aspettative centrate sulla realizzazione e lo sviluppo del sé. La separazione coniugale comporta per genitori e figli disagio, disorientamento,difficoltà e sofferenza personale, perché vissuta come fallimento del proprio progetto di vita e in alcuni casi, esito di un conflitto di coppia esacerbato e segnato da comportamenti aggressivi tesi al conseguimento della vittoria sull’altro.
È essenziale quindi formare e diffondere una diversa cultura dell’evento separativo, una cultura che dia sbocchi costruttivi al conflitto coniugale e che veda coinvolti in ciò non solo il nucleo familiare,ma anche tutte le istituzioni. E’ ormai condiviso che la separazione ed il divorzio rappresentano “processi” che comportano un’evoluzione delle relazioni familiari sul piano coniugale, su quello genitoriale e su quello riguardante l’ambiente esterno, la famiglia d’origine e gli amici. E’ impegno comune riuscire a restituire alle madri e ai padri separati il riconoscimento di un proprio ambito di responsabilità genitoriale, affinché i figli possano continuare, nonostante la separazione a contare sul sostegno, la cura e l’affetto di entrambi. Nel momento di crisi,rappresentato dalla separazione,nei bambini possono affacciarsi sentimenti di perdita, sensi di colpa, fantasie di riconciliazione,conflitti di lealtà, difficoltà di rapporto con sé e con gli altri. Si tratta di fenomeni naturali, temporanei,collegati fisiologicamente alla separazione e destinati per lo più a risolversi se i genitori sono in grado di proteggere il bambino dagli aspetti conflittuali più intensi, garantendogli la possibilità di mantenere il rapporto con entrambi, evitando di utilizzarlo strumentalmente nel conflitto. Concludendo… Genitori non si nasce, ma si impara ad esserlo giorno per giorno in quel meraviglioso viaggio di crescita dei nostri figli…Si può smettere di essere una coppia, ma non si smetterà mai di essere genitori con i figli nel cuore.
Dott.ssa M.Cristina Ciambrone
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