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Post n°8 pubblicato il 05 Agosto 2013 da LadyG_MrHop
In tre passi la raggiungo, le cingo i fianchi, cerco la sua bocca. Se in questo momento dessi retta al mio istinto gliela mangerei. Decido invece di mortificare l'avidità che mi scava nell'intimo e la bacio delicatamente, cerco la sua lingua, le labbra in un lungo gioco tra lievità e pesantezza, tra superficie e profondità. Nel mentre le dita scorrono sulla schiena fino ai glutei, per risalire e fermarsi sui fianchi, stringersi sul seno che punge con capezzoli turgidi. Mi fermo, la guardo. “Lady G. tra poco ci sarà solo il buio per te” le dico scandendo le parole. Lo vedo che non ha alcun timore, ha gli occhi vivi, luccicanti. È curiosa ma non proferisce parola. Sta parlando con lo sguardo. Ed il suo linguaggio io lo capisco. Le mostro il nastro di raso nero, lo faccio scorrere tra le mie mani e poi sulla sua pelle. Lei segue questo serpente nero che sale lungo la sua schiena, si piega in prossimità del collo e scende di nuovo verso il basso. “Voltati” le dico. Lei esegue il comando. Il mio sguardo dal collo scende per un attimo lungo la schiena. Le bendo gli occhi, stringo i capi in un nodo dietro la testa. Dopo il nodo conto cinquanta centimetri di nastro e con i denti incido il tessuto e lo strappo proprio in quel punto. Prendo in mano quel capo e la guido in modo di averla di nuovo girata di fronte a me. “Mi vedi?” le dico. “No, è tutto buio” dice lei. Tiro d'improvviso il nastro. Il suo collo si piega all'indietro. Istintivamente schiude la bocca, io me la prendo subito riempiendola con la lingua. Ha un sussulto. Con le braccia cerca il mio corpo. “Non mi toccare!” le dico, lasciando in sospensione un bacio e la sua lingua che fa capolino tra le labbra. Con l'altra mano, scendo dal viso lungo i fianchi fino al ventre. Sfioro le sue pieghe morbide, carnose, senza violarle. Lo faccio più volte e nel mentre le fisso il viso. Lei non può saperlo. La vedo che respira più profondamente. È bellissima così, ma non glielo dirò mai. La conduco fino al bordo del letto. La faccio sedere. Spengo le luci. Lascio accesa solo la luce del bagno che diffonde nella camera quella che ritengo essere la giusta luce per noi. Mi spoglio completamente. Lei è lì ferma. Con le mani puntate sulle sue ginocchia. Mi avvicino lentamente di lato. Riprendo il capo del nastro con la mano sinistra. Ho il sesso duro, rigido, il glande scoperto. Desidero le sue mani, la sua bocca, ma provo ad allungare ancora l'attesa quasi morbosa con cui amo scandire i tempi con lei. La punta del pene è ora a pochi centimetri dalla sua bocca. Ne percepisce l'odore, d'istinto prova ad avvicinarsi ma, proprio come prima, tendo il nastro allontanando la bocca dal boccone che stava bramando. Allento nuovamente la tensione. Sente che può avvicinarsi di nuovo, ma proprio mentre le labbra sfiorano la mia pelle lucida e tesa, nuovamente viene allontanata. Prova ad apporsi a queste costrizioni, si lancia all'improvviso con la bocca aperta verso il mio sesso, lo centra ma non riesce a trattenerlo. Nelle occasioni successive manca diverse volte il bersaglio, certe volte mi raggiunge con le labbra e la punta della lingua senza mai riuscire a trattenermi in bocca. Diventa sempre più famelica, temo anche che possa farsi male al collo per la forza con cui si oppone alla resistenza esercitata dal mio braccio che trattiene il capo della sua benda. “No!” dice ad un certo punto, alzando anche la voce. Un misto tra nervosismo ed eccitazione. Così non l'avevo mai vista. Così non posso proprio resisterle. Abbandono il nastro che le si adagia sulla schiena, le prendo le mani, le guido sul mio sesso. I suoi pugni si chiudono e mi trattengono. Prima una stretta violenta, tale da sentire il sangue pulsare dentro, poi più delicata, che precede di poco una lenta masturbazione con una mano, mentre con l'altra mi accarezza tutto intorno, si intrufola tra le gambe, mi cerca i glutei. Guardo con quanta dedizione compie quei gesti. Lei è nel buio totale, ma i suoi occhi è come se vedessero tutto. Ha cura di me. Con le mani lo sposta per leccarlo dalla base fino alla punta. Lo fa più volte. Poi sceglie di seguire l'avvallamento lungo il bordo del glande, poi lo prende in bocca a diverse profondità. Poi si interrompe liberandolo dalle sue labbra avvolgenti. Riprende a masturbarmi, poi di nuovo in bocca. Sembra sorridere mentre tutto ciò avviene in una sequenza interminabile, dove ritrovo tutto quello che lei è: passione, erotismo, ironia, curiosità. D'improvviso recupero quella lucidità che stavo smarrendo nell'abisso della sua sensualità, la stacco da me spingendola verso il letto. Le prendo le braccia, le unisco sopra la testa, recupero il nastro di raso e lo uso per legarle i polsi. Dopo il nodo conto circa un metro e mezzo, in quel punto lo strappo. Cerco sotto il materasso la rete metallica e assicuro il capo in quel punto. Non ha detto una parola durante questa lenta cerimonia di preparazione. Mi metto a cavalcioni su di lei. “Non mi tocchi più Lady G?” le dico con un sarcasmo fuori luogo. La bacio con voracità, le stringo i seni, premendo il mio sesso sulla sua pancia e poi sul ventre. Mi fermo. Scivolo lungo il suo corpo portandomi fuori dal letto. La guardo. Vedo il suo elemento di costrizione spuntare dal letto, contrasta con il bianco candido delle lenzuola, si avvolge nei suoi polsi interrompendosi irregolarmente in prossimità dell'avambraccio. Un altro capo spunta da sotto la sua spalla, lo seguo e lo vedo congiungersi con la benda ben stretta sui suoi occhi. Poi è solo la sua nudità. I fianchi, le gambe, i piedi appoggiati a terra. Mi metto in ginocchio davanti alle sue gambe. Le dico: “Apri e alza le gambe”. In un attimo ho il viso a pochi centimetri dal tuo sesso. Mi godo il suo profumo. Respiro profondamente, deve capire che mi sto nutrendo dei suoi vapori. Non so resistere ed inizio a leccarla. Dove sento gonfiarsi la sua pelle insisto con la punta della lingua, mi interrompo a tratti per succhiarla. Scendendo sento il richiamo di un odoroso calore. Violo con la lingua quel luogo. Un sapore intenso mi stordisce i sensi. Respiri profondamente, sale un piacere direttamente proporzionale al gusto che sento in bocca. Piccoli gemiti riempiono il silenzio di quella stanza. La mia visuale è un piano orizzontale, l'avvallamento del suo ombelico, le dolci colline dei suoi seni e sullo sfondo quel viso di donna bendato, le sue labbra e i suoni del suo piacere. Muovo la lingua più in profondità che posso, quando esco non la stacco dal solco delle sue labbra, le risalgo fino a quel monte gonfio e sensibile che succhio delicatamente per poi compiere quel movimento in senso opposto quante volte non lo so. Ad un certo punto la vedo contrarsi, il piacere implode in lei, io non smetto di tenerla in bocca. Segue un lungo respiro e un temporaneo abbandono. Vederla così rilassata fa prevalere in me una sensazione di dolcezza. La risalgo tutta. Mi adagio sopra di lei. Le accarezzo il volto. Mi avvicino al suo orecchio e le dico “Lady, ti ho dentro ora”. Sorride, potrebbe essere per qualsiasi motivo compreso il fatto che giudichi le mie parole delle stupidaggini, ma la posizione non lascia spazio a tempi morti. Il leggero movimento del mio bacino genera una frizione tra i nostri sessi che immediatamente la predispone ad una nuova sequenza di respiri alterati. La prima volta che l'ho vista respirare così non mi sembrava vero. Era lei! E si stava abbandonando a me! Continuo a baciarla in una indecisione irrisolta tra labbra, collo e seni. I nostri sessi continuano a toccarsi, con un'impercettibile variazione di inclinazione del bacino sento di essere lì, sul suo confine, spingo quel poco che basta per far scivolare la mia pelle dentro la sua. È come se due mani mi avessero tirato dentro. Mi sento avvolto, riscaldato, lievi contrazioni sembrano seguire i segni di piacere del suo viso. Inizio a muovermi dentro di lei mantenendo il maggior contatto possibile tra i nostri corpi. Il mio petto sul suo, le mie mani lungo i suoi fianchi in lenti movimenti fino ai glutei e verso le gambe, il mio viso vicino al suo per scrutarne ogni variazione. E giù invece ha luogo una lunga esplorazione in tutte le direzioni, ora lieve e superficiale, ora più intensa e profonda. Davanti ad un continuo crescendo del suo piacere decido improvvisamente di fermarmi rimanendole interamente dentro, fermo, esercitando una certa pressione. Capisce che qualcosa sta cambiando. Rimane in una posizione di ascolto, di attesa, con il petto che si gonfia per questo continuo bisogno di aria. Mi stacco lentamente da lei, le alzo leggermente le gambe facendo in modo che si adagino sui miei avambracci, le mie mani stringono avidamente i suoi fianchi. Senza nessun preavviso inizio una sequenza di spinte decise, rapide che la colgono inizialmente di sorpresa. Il tessuto che la lega al letto si tende violentemente, intimamente spero che le procuri anche un lieve dolore, certo in ogni caso che sparirà in quel piacere che sembra salirle sempre di più. Inizia a non controllare le reazioni, muove la testa a destra e sinistra, la schiena si inarca creando ponti precari destinati a crollare sotto il movimento che le dono. Vederla così mi fa eccitare ancora di più e non riesco a fermarmi, con la mano destra tocco quelle labbra lucide, bagnate, le seguo con le dita nelle introflessioni che il mio sesso imprime loro quando entra dentro e nelle estroflessioni che produce quando esce fuori. Due corpi vibrano ora all'unisono. La sento salire, le pause tra un respiro e l'altro si fanno serrate fino a scomparire. Viene! Di forza, generando una tensione incredibile al nastro che la lega al letto. Poi è come se cadesse al suolo da un palazzo di dieci piani. Sulla pelle qualche goccia di sudore. Completamente abbandonata. “Lady, dimmi cosa vedi”, le dico a mezza voce, sdraiandomi nuovamente sopra di lei. “Non ho mai smesso di guardarti” mi risponde fiera di questa sua capacità. Io non riesco ad aggiungere altro. Le bacio le labbra, mentre ad occhi chiusi le libero le mani. Con una va a tenermi la testa, quasi a voler riconquistare la gestione autonoma di un bacio, l'altra la sento muovere lungo la schiena. Poi è la volta di privarla della benda. Per un tempo imprecisato mi godo il suo sguardo. Non so cosa le stesse realmente passando per la mente in questo momento; io ho solo voglia di entrarle dentro anche per quella via. È una successione di istanti che ci restituisce una nuova lentezza, calma, intimi scambi di percezioni senza dirci nulla, ma proprio in un altro istante tutto muta di nuovo. Le passo un braccio lungo i fianchi, la tiro su con forza verso di me, con le gambe istintivamente mi cinge i glutei. Teniamo quella posizione qualche momento per virare verso un'altra dove è lei a volermi stare sopra. Sono sdraiato supino. Lei giace su di me. Guardarla da qui è uno spettacolo. Il mio sesso è completamente dentro al suo. Appare e scompare nelle quantità e con il ritmo che imprime lei. Si muove regalandomi il piacere crescente del gesto in sé, che si moltiplica se fisso il suo sguardo, se vedo come il suo movimento si riverbera sui seni, se penso che tutto ciò lo sto vivendo davvero. Di tanto in tanto le nostre mani si cercano, un po' come fanno i bambini, palmo contro palmo nelle canzoncine della prima età scolare. Con noi danno origine ad una danza, ora lenta e cadenzata, ora feroce e intensa. Ogni volta che la sento scendere spingo il bacino verso di lei. Seguirla in tutti i suoi aspetti in questi momenti è quasi ipnotico. Ci perdo la testa. Come lei non lesino voce e parole per testimoniare il mio piacere. Un ritmo che mi fa salire su montagne alte come sogni, un salire a perdifiato, con il vento in faccia ed il cuore che ti si spacca in mezzo al petto. La vedo, vola! Ed io con lei! Ora! Vengo. Viene. Le mie dita affondano nella carne delle sue cosce, le sue dita nella carne del mio petto. Io dentro di lei. Lei avvolta a me. Rimaniamo così per istanti lunghissimi. Poi lei si adagia sul mio petto. Cerchiamo un'aria che sembra insufficiente per mantenerci in vita. Poi lentamente uno vicino all'altro, sguardo al soffitto. “Lady, dimmi cosa vedi ora?” le dico, sapendo che l'ulteriore reiterazione della domanda sarebbe stata fuori luogo. Lei si volta e guardando un punto indefinito dice: “Vedo te” e voltandosi aggiunge: “E tu dimmi, cosa vedi ora?”. “Vedo te” rispondo io. Mi alzo dal letto, cerco nella giacca il mio Ipod. Una rapida ricerca del brano. Le sistemo le cuffie in testa. Regolo il volume. “Questa è Lady Stardust” le dico, “Quando ti penso, la metto sempre”. LadyG & Mr Hop |
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