Creato da fran.cippo il 01/01/2011
Tutto quello che trovate tranquillamente (e meglio) anche negli altri blog!
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Post n°175 pubblicato il 04 Settembre 2012 da fran.cippo
Con qualche giorno di ritardo, e rinunciando ad ogni velleità letteraria, mi accingo a scrivere di ciò che, volente o nolente, ha assorbito l’estate di ogni tifoso fiorentino: il calciomercato. Meglio partire dall'inizio, però: dalla nomina del nuovo duo dirigenziale e dalla lunga e ponderata scelta del nuovo allenatore, Montella, per liberare il quale si è dovuto trattare non poco col Catania, sacrificando il giovane Salifu, che, a dir la verità, avrebbe fatto proprio comodo tenere. Nel complesso, direi comunque che non c’è di che lamentarsi, o meglio, diciamo che da lamentarsi c’è sempre perché i fiorentini sono fatti così, però è bene non perdere di vista quanto di buono è stato fatto e con quale sforzo.
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Post n°174 pubblicato il 03 Agosto 2012 da fran.cippo
La scorsa notte, verso l’una o giù di lì, mentre la aiutavo a preparare la crostata di mele e noci con la quale il giorno seguente avrebbe suggellato il suo commiato, ripensavo a quel giorno, non so quanti secoli fa (erano i primissimi di maggio), in cui me la trovavo di fronte per la prima volta, nel pub di un’ostello, con due boccali (per non dire secchi) di birra a separarci. Parlando con la sua cadenza sarda mi spiegava come le infinite vie del CRUI l’avessero condotta all’Ambasciata italiana di Bratislava pur non avendo fatto lei domanda per Bratislava (io almeno l’avevo inserita come ultima scelta). Le birre bevute insieme crebbero velocemente di numero e di frequenza e con loro crebbe anche il nucleo di persone con le quali berle. Di birra in birra, mi ritrovai, due settimane più tardi, a dividere con lei la mia ampia camera da letto, dandole asilo fino a quando ne avesse trovata una sua. Di quel periodo ricordo le discussioni appassionate, che divenivano ben presto dei muro contro muro e che finivano quasi sempre con un “Te la fai un’altra birra?”, a mo’ di calumé della pace. Ricordo l’adattarsi ad i reciproci tempi: biblici i suoi, scattosi i miei, ed alle reciproche abitudini. L’accettare il suo iPhone come estensione naturale del suo braccio sinistro e parte inscindibile di lei. Il suo spulciare lo spulciabile su internet dopo la buonanotte, prendendo sonno cullata dai tweet altrui. Ricordo quella volta che, proprio poco prima di andare a dormire, entrò in camera una nottola grossa come un cavallo e lei terrorizzata mi scongiurava “Fra, fai qualcosa, ti prego!”, salvo poi sgridarmi e tenermi il muso dopo che avevo freddato la falena con una ciabattata. Ricordo quel sabato pomeriggio in cui decidemmo di fare un’escursione nel quartiere/dormitorio di Petržalka, rimanendo impietriti in mezzo all’uniforme distesa di palazzoni in squisito stile sovietico. Ricordo il suo frequente scrivermi “fra” su Skype mentre ero in ufficio, ed il mio subitaneo pensare “che ha combinato oggi?”. Ricordo il faticoso trasloco nel suo nuovo e moderno appartamento, rivedendomi arrancare per tre piani di scale trascinando la sua valigia piena, probabilmente, di mattoni. Ricordo il suo sistema totalmente non razionale di scegliere le priorità da attribuire alle azioni da compiere ed il suo essere la negazione vivente del presunto multitasking femminile. Ricordo tutto il tempo trascorso ad aspettarla, il suo infervorarsi nelle discussioni politiche, il suo commuoversi leggendo biografie di leader comunisti deceduti, il nostro vicendevole darci del radical chic e, soprattutto, ricordo l’affetto e la stima che non mi ha mai fatto mancare, elargendo il tutto in dosi massicce e conquistando senza far fatica la mia piena fiducia. |
Post n°173 pubblicato il 05 Luglio 2012 da fran.cippo
Mi ritaglio pochi minuti di tempo per scrivere, prima di prendere l'aereo che per qualche giorno mi riporterà in Italia. Mi domando che effetto mi farà ritrovare quell'aeroporto che ormai due mesi fa mi vide arrivare colmo di timori e con uno stato d'animo accartocciato dai troppi colpi incassati. E figurarsi che ancora ne dovevo incassare. Eppure ora è tutto così lontanto, annebbiato, sorpassato. Questa terra che mi ha preso in prestito mi restituisce a quella natia completamente rimesso a nuovo e rinfiocchettato. In questi settanta giorni una città sconosciuta e lontana mi ha mostrato prima il suo volto duro ed indifferente, per poi aprirsi in un abbraccio infinito e quasi soffocante, un qualcosa che dà dipendenza. Mi ha restituito il mio conseuto umore solare, mi ha obbligato ad imparare a risolvere qualsiasi genere di problema, sia mio che degli altri (o almeno a provarci fino in fondo). Mi ha regalato soddisfazioni personali e professionali, facendomi sentire apprezzato e, talvolta, quasi coccolato. Mi ha regalato incontri a raffica, un calderone di persone divertenti, noiose, giovani, meno giovani, attraenti, antisesso, interessanti, felici di stare al mondo oppure taciturne. Amici che condividono la lingua madre ed altri no, ma che ti fanno sentire come se fosse così. E, soprattutto, mi ha fatto trovare ciò che più di ogni altra cosa andavo cercando. La serenità. Una serenità di fondo che mi permette di affrontare senza timori qualsiasi situazione avversa. Una fiducia in me stesso ai massimi storici. Una risposta a questi timori ancora non esiste, so soltanto che questa giostra ancora non mi ha stancato e che tra qualche giorno sarò ben contento di tornare qua per cominciare un altro giro. |
Post n°172 pubblicato il 21 Giugno 2012 da fran.cippo
Una mattina in cui ti sei alzato un po' prima del solito e rischi di arrivare (sia mai) in anticipo al lavoro, decidi di investire quel tempo in esubero nello smaltimento dei rifiuti ormai traboccanti dal secchio della spazzatura e da sacchetti vari. Inforchi un paio di scarpe e, scesi con passo turistico i tre piani che conducono al seminterrato, guadagni l'esterno tramite la porta posteriore del palazzo, venendo accolto da un aria tutt'altro che pungente e già carica, a dispetto dell'ora, di umidità. |
Post n°171 pubblicato il 15 Giugno 2012 da fran.cippo
Il problema dell'avere un blog o diario o agenda che sia è che se hai una vita vuota e tempo a iosa per scriverci non hai niente da raccontare, se invece hai una vita piena come non mai e di cose da scrivere ne avresti a volontà non hai il tempo per farlo perché, come già detto, hai una vita troppo densa. |
Post n°170 pubblicato il 11 Giugno 2012 da fran.cippo
Sono passati quarantasei giorni da quando misi piede per la prima volta in questo paese, capendo presto che non c'era poi una grossa differenza di clima mentre, intabarrato in un cappotto, facevo la sauna nel tragitto dall'aeroporto all'ostello. Ricordo come tutto mi sembrasse diverso, nuovo, non potevo fare un passo senza che qualcosa attirasse la mia attenzione. Tutto mi affascinava, ma, allo stesso tempo, mi faceva percepire un timore di fondo dato dalla diversità. Sentivo un gran numero di barriere a separarmi da tutto il resto della gente, percepivo chiara la differenza di un paese post-comunista, anche se ormai globalizzato, una barriera invisibile che, nella mia testa, si frapponeva tra me e la gente, facendomi credere un'isola a sé stante in un mare di differenza e di indifferenza. La vera barriera, quella che più mi spaventava, però era quella linguistica. Mi faceva effetto pensare che se mi fossi perso per strada in un paese dell'America Latina o dell'Oceania avrei avuto modo comunque di farmi capire dalle persone del luogo, mentre qua, a molto meno di mille chilometri da casa, non mi sarebbe riuscito neanche dire ciao se non mi fossi imbattuto in un qualche locutore inglese. Ascoltavo con attenzione ogni sonorità della loro lingua così dannatamente ostica e così dannatamente slava, senza riuscir a discernere per assonanza nemmeno una parola. E senza rendermene conto, tutto ciò che ho descritto all'inizio, è passato, non esiste in più. La città è semplicemente una città, e non mi fa paura nemmeno un po', anche se per motivi insondabili mi trovo a camminare da solo in tarda serata, rincasando dalle colline che la circondano. Gli sconosciuti così distanti sono semplicemente persone, persone che parlano una lingua diversa, della quale sempre più spesso mi scopro capace di cogliere frammenti. Per non parlare dei menù che ora riesco bene o male a decifrare. |
Post n°169 pubblicato il 05 Giugno 2012 da fran.cippo
Vivere ti porta spesso a scelte difficili. Quasi metafisiche. |
Post n°168 pubblicato il 29 Maggio 2012 da fran.cippo
È passata ormai una settimana da quel giorno in cui, con due colleghi italiani ed un amico slovacco, decidemmo di provare un nuovo ristorante per rifocillarci in pausa pranzo. Non che certi discorsi non li abbia mai sentiti, anzi. Però un conto è sentirli da uno zotico in un bar della periferia di Padova o di Firenze, un conto è sentirli da una che ha girato il mondo e vive in Slovacchia.
Ad ogni modo, quel ristorante è uscito dalla nostra cartina geografica. |
Post n°167 pubblicato il 25 Maggio 2012 da fran.cippo
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Post n°166 pubblicato il 13 Maggio 2012 da fran.cippo
Le avventure non si pianificano, come, del resto, le altre emozioni forti della vita. Venerdì mattina, mentre mi recavo tranquillamente al lavoro, mai avrei potuto immaginare che durante la pausa pranzo ci avrebbero raggiunti un amico slovacco ed un suo amico norvegese, quest'ultimo motivatissimo ad offrire Champagne a tutta la combriccola, incurante dei garbati rifiuti. Non potevo immaginare neanche che al ritorno dalla protratta pausa avrei dovuto fronteggiare non solo la pesantezza di palpebra donata dalle costose bollicine, ma anche un motivatissimo capo ufficio appollaiato sulla spalliera della mia sedia che mi chiede di trovare una degna chiusa per la relazione alla quale stiamo lavorando assieme da giorni. Soprattutto non potevo immaginare che appena finita la giornata lavorativa mi sarei fiondato a casa per fare una doccia al fulmicotone, mettere insieme uno zaino barbaro ed uscire nuovamente a bordo di una macchina a noleggio direzione Praga. Ancor meno, avrei potuto immaginare di tornare a casa e trovare che dei piccioni mi hanno nidificato nel balcone. |
Post n°165 pubblicato il 05 Maggio 2012 da fran.cippo
Torno a scrivere su questo blog dopo un po' che non lo facevo. Nelle intenzioni, avrei voluto trasformarlo in un blog di viaggio, narrando esperienze ed avventure che avrei vissuto qui a Bratislava. Tuttavia il tempo è sempre troppo poco e la vita gira ad un ritmo piuttosto frenetico, tanto che ancora fatico a realizzare di essere arrivato qui da una settimana soltanto. Negli scorsi giorni si sono susseguite esperienze di ogni tipo (molte anche raccontabili), ma sono arrivate con una cadenza talmente fitta che non riuscivo a star loro dietro, così, quando incontravo lo sfondo bianco di questa pagina, desistevo dall'improba impresa di narrare il tutto. Ora, durante un sabato mattina che non riesco a soffocare nel sonno a causa delle tende troppo chiare della mia camera che fanno filtrare tanta luce, mi prendo qualche minuto per buttar fuori un peso. Contrariamente alle intenzioni, questo post non ha ad oggetto avventure slovacche, ma solo strascichi di antefatti avvenuti nel Belpaese. In tutto ciò, però, la delusione più grossa non è certo data da questa persona, ma da me stesso. Mi viene in mente la favola della rana e dello scorpione. Lo scorpione fa semplicemente ciò che è nella sua natura, e mi chiedo perché io, volgare rana, abbia comunque accettato di dargli uno strappo al di là del fiume pur conoscendo la sua natura marcia. Né il mio intuito, né quello di alcuni amici stretti (fin da tempi non sospetti) sono riusciti a farmi aprire gli occhi in tempo. Ho voluto credere, come ad un dogma, alle mie illusioni, pensando comunque fino alla fine di aver ricevuto, se non altro, rispetto e sincerità totali. |
Post n°164 pubblicato il 18 Aprile 2012 da fran.cippo
Piccole gioie sono quei piccoli gesti inaspettati, spontanei e disinteressati. Poi, sarà anche brutta da dire, ma il primo pensiero, ancor prima della gratitudine, è stato: "ma perché sono stato così coglione da non pensarci io?". Ad ogni modo, sentitamente, grazie. |
Post n°163 pubblicato il 14 Aprile 2012 da fran.cippo
Premetto che non sono uno di quelli che si spertica in postume lodi verso ogni personaggio famoso che trapassa, anzi, sono piuttosto insofferente verso tutti questi cordogli di massa, finti come plastica ed assunti come posa più che come sentimento. Però vedere le immagini di questo ragazzo con la maglia amaranto che, durante Pescara-Livorno, cade in terra come se gli fosse piombata addosso una fucilata dagli spalti, prova a rialzarsi, scattando in direzione del pallone e cadendo di nuovo scompostamente, prova ancora a rialzarsi, per cascare poi rovinosamente e definitivamente con la fiaccia che si va a piantare nel terreno dal quale non si rialzerà mai più, senza che le mani riescano nemmeno ad attutire la caduta, ecco, vedere tutto questo, gli occhi te li fa inumidire.
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Post n°162 pubblicato il 11 Aprile 2012 da fran.cippo
Con dispiacere di alcuni e mal celata soddisfazione di molti altri è scoppiato uno scandalo anche in casa Lega Nord, un partito (a loro dire) di duri e puri che faceva della propria integrità morale un vanto ed un punto cardine. Senza starsi troppo a soffermare sui numerosi anni di connivenza governativa con l'immoralità fatta persona (prima) e partito (poi). Chi si aspettava però una subitanea eliminazione dai ranghi di tutti i rei, confessi e non, capo incluso, rimarrà deluso. Il tanto sbandierato repulisti ha assunto col passare delle ore contorni sempre più grotteschi. Il capo, l'Umberto, ad una linea remissiva e dimissionaria della prima ora, ha fatto seguire un indegno scarica barile, propinando ai suoi elettori, più duri (di comprendonio) che puri, l'ennesima tesi del complotto à la Berlusconi. Sicuramente ci sarà lo zampino di Roma ladrona. Il fatto più sconcertante, però, è avvenuto ieri sera durante la manifestazione leghista tenutasi a Bergamo. Infatti Umberto Bossi ha perso l'ennesima ottima occasione per tacere, dichiarando (oltre alle già citate fregnacce sul complotto) di aver sbagliato a far entrare suo figlio nel partito, scaricando di fatto su di lui tutte le colpe, ben lungi dal farsi un esame di coscienza sul perché suo figlio si comporti come un perfetto deficiente, oltre che dar prova con la sua sfolgorante carriera scolastica di esserlo. Perché che il trota sia un perfetto coglione non è mai stato un segreto per nessuno ed a maggior ragione non avrebbe dovuto esserlo per coloro che gli vivevano attorno, ma che hanno comunque scelto di ricompensare i suoi fallimenti con un posto prestigioso e ben retribuito, e tanti saluti alla meritocrazia. Riesce proprio difficile pensare ad un povero buon padre di famiglia che, vedendo il figlio tornare a casa ogni volta con macchinoni più costosi, non si sia domandato da dove spuntassero. |
Post n°161 pubblicato il 10 Aprile 2012 da fran.cippo
"È giunta l'ora delle decisioni irrevocabili", potrei dire, scimmiottando uno sciagurato individuo che soleva affacciarsi dal balcone di piazza Venezia. Però io non ho consegnato la dichiarazione di guerra agli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna, mi sono limitato a presentare poche scarne righe, con le quali comunicavo ad un tutor piuttosto sorpreso che tra pochi giorni avrei posto fine al rapporto lavorativo che ancora mi lega all'azienda. Dopo aver firmato, davanti ai suoi occhi, la lettera di dimissioni mi sono sentito chiedere le motivazioni di questa mia scelta e mi sono quindi intrattenuto alcuni minuti a parlare. Prima ho raccontato della grossa opportunità che mi si è presentata, poi, con ('stavolta) mia sorpresa, mi è stato chiesto se e dove l'azienda avesse sbagliato, non essendo riuscita a trattenermi. Risposto, in qualche modo, a quelle inaspettate domande sono uscito dal suo ufficio, rendendomi conto solo dopo aver varcato l'uscio che ormai non si torna indietro. Oggi mi sono costretto a tuffarmi in avanti senza più voltarmi, a concentrarmi unicamente su questo futuro, dai contorni ancora non ben delineati, che mi si fa incontro a grandi passi. Speriamo bene. |
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il 25/07/2014 alle 15:36
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il 24/08/2012 alle 19:06
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il 03/08/2012 alle 11:13