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Non solo lepinia

Post n°24 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da a.benassi

Qui si dovrebbe parlare solo di esplorazioni nei monti lepini, ma alla fine quando la materia prima scarseggia bisogna pure ripiegare, quindi eccomi a raccontare di altro, varie ed eventuali,   ma pur sempre esplorazioni. Visto che il  Pratiglio per ora dorme il suo letargo invernale, abbiamo pensato  di andare a svegliare da un lungo sonno il vecchio abisso Nessuno. I simbruni  sono grandi, ammiccano, ti fanno sognare grandi storie underground. Alti, fatti di faggete infinite, sono pieni di valli chiuse e tutto l’armamentario,  purtroppo sono anche avari. L’inghiottitoio di Camposecco, il Nessuno, molti pozzi, ma tutto appare ancora confuso e sparso in un territorio enorme. Smaltiti i postumi di Scarburo, la prima settimana di dicembre era la data giusta per provare a riaprire i giochi proprio all’abisso Nessuno. Esplorato dal gruppo Shaka Zulu di subiaco circa dieci anni fa fino a -220, puzza tanto di trucco da scoprire. E’ così che si forma  un bel gruppone esplorativo in  odore d’amarcord. La famiglia Cappa al completo, Nerone, Elia, Dorina e due sifonotti a cavallo di un ryobi scoppiettante. Primo punto riarmare tutta la situazione, e così facciamo  presto a trovare un posto dove mettere la bobina da 200 nuova di pacca. Comprata per il pratiglio, svernerà al nessuno, gli è andata bene. Il tempo è poco,  per il primo appuntamento cerchiamo di non essere troppo audaci, il fondo può aspettare, ma il grande finestrone sul p55 no; Emanuele non c’ha dormito per dieci anni, andarci è d’obbligo. Miscela al 2%, partenza a strappo, tiro l’aria, metto la prima ed eccomi sull’ennesimo traverso da circo. Il posto sembra proprio grosso, alto sopra il meandro sottostante, pare proprio volerti portare a spasso per gallerie fossili. Fix, fix, camminata alla gatto silvestro, Paolo mi raggiunge su una cengia con su scritto “solo posti  in piedi”.  Ci saranno una quindicina di metri: se non raggiungiamo la cengia al piano di sopra ci tocca farli tutti con le ridotte. Proviamo il famoso numero della piramide, uno sopra l’altro come quella volta  che ci si ruppe la corda, paolo si offre come sifonotto a perdere, gli cedo corda e trapano. Questa volta la cengia ha anche posti a sedere, così gatton gattoni giriamo l’angolo. Il posto è bello, girare attorno ai pozzi è sempre divertente, soprattutto dopo un paio d’anni passati a nuotare come  salmoni, così a pelle sembra una cosa più salutare. Fix, fix e si scende; la galleria c’è, bella, grande, dieci, venti, metri, poi c’è anche il muro. Deciso di quelli  che non concedono appelli o punti interrogativi. Un grande finestrone cieco, un nasone sospeso sul pozzo. Peccato sarebbe stato un traverso divertente. Nessuno 1, Squadrone 0. prossimo appuntamento per il fondo la seconda di gennaio, tiro di dadi, giro di ruota e vediamo cosa porta l’anno nuovo.

 
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