Creato da: a.benassi il 10/08/2006
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E intanto l'Erdigheta Va...

Post n°36 pubblicato il 08 Marzo 2007 da a.benassi

Senza neve non c'è pace sui Lepini, e così che ha preso corpo un campo all'Erdigheta dal 23 al 25 febbraio. Organizzato dall'ASR '86 ma ben frequentato da molti, oltre a grandi mangiate di gamberi di montagna, ha partorito una bella punta che ha portato la grotta oltre i 450. Brutta storia i meandri dell'Erdigheta, brutta anche per gli standard lepini, noi abbiamo sempre preferito le nuotate sull'altopiano di gorga al tuca-tuca del Semprevisa & company, ma certo che anche da quelle parti le storia si stanno facendo intricate. Tra Ouso Consolini, Occhio della farfalla, Capo d'africa, Erdigheta, sarebbe il caso di cominciare a pensare almeno un paio di colorazioni incrociate per cominciare a dare un verso alla strana circolazione di acque che punta verso Pian della Faggeta. La speleologia del lazio comincia finalmente ad entrare anche lei nel tempo dei Sistemi complessi, adesso bisogna sperare che gli speleologi del lazio siano abbastanza saggi da capire che questo significa fiducia e collaborazione reciproca.
La storia dell'Erdigheta e della sua esplorazione è lunga e anche un poco contorta, magari prossimamente sarebbe bello raccortarla, per ora mi limito a riportare l'ultima punta per bocca di Paolo Turrini.


"... Alla punta eravamo in tre: io, Simone Re e Stefano
Soro. Entrati sabato alle 12:00, siamo arrivati in zona esplorativa
la sera, abbiamo armato e sceso due bei pozzacchioni di una 20m
ciascuno e proseguito la galleria percorsa dal torrente per un
centinaio di metri fino a raggiungere un lago-sifone a quota -450m
circa. In realta non sappiamo se si tratta di un lago o di un sifone
perche come tutti i laghi sotterranei che si rispettano, il meandro
gira lasciandoti con i soliti mille dubbi in testa. Bisognerà
tornare d'estate anche perche di acqua ce ne era veramente tanta,
oltretutto non mi è sembrato di sentire particolari correnti
d'acqua, mentre Valerio ci ha raccontato di averle avvertite in
estate... Quindi la possibilità che in estate il livello dell'acqua
di questo lago si abbassi non è affatto da escludere. Al ritorno
abbiamo fatto sosta al campo base, dormito 4 ore e poi dopo 30 ore
complessive di punta siamo usciti all'esterno. Di fuori c'era un
sacco di gente, salsicce e gamberoni per tutti, portati dal buon
Vincenzone.
La settimana successiva ci siamo incontrati con Valerio e Marco,
abbiamo avuto cosi l'occasione di vedere l'ultimo pezzo del rilievo
dell'Erdigheta e discutere insieme delle ultime novità. Sorpresa, la
parte a monte del collettore, quello proseguito da noi a valle fino
al lago-sifone, si dirige sparato verso l'ingresso dell'Erdigheta
sotto alla piana omonima e non come pensavamo verso il ramo Matrix
ed il Consolini! Interessante a questo punto sarà proseguire le
esplorazioni al Matrix, ma bisogna aspettare l'estate in quanto si è
fermi su condotta allagata, sembra che in estate soffi parecchai
aria. Il matrix è il ramo piu vicino al consolini e quello che piu
si dirige verso pian della faggeta, oltretutto percorso da aria in
uscia d'estate. Quindi l'erdigheta si comporta da ingresso basso.
Sorgono a questo punto diverse domande: è il consolini l'ingresso
alto dell'erdigheta? Il ramo matrix porta al Consolini? Il ramo del
lungo sonno prosegue oltre il lago-sifone? Dai pozzi all'ingresso
della grotta (vedi rilievo erdigheta di Alberta Felici) esiste un
passaggio segreto che sbuca direttamente all'a-monte del collettore
del ramo lungo sonno?
Vediamo questa estate di risolvere un po' di dubbi, vediamo di
affrontare questa maledetta grotta tutti insieme, i lividi sono
assicurati per tutti e tranquilli... ci pensa la grotta a farceli!!"

 
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Prove di primavera al Nessuno

Post n°35 pubblicato il 07 Marzo 2007 da a.benassi
 

Il 24 e 25 marzo, cercheremo di fare un pò di chiarezza sull'abisso Nessuno. Dopo aver inutilmente messo il naso in un paio di finestre e nella strettoia finale, ci resta una zona di risalite e traversi intorno a -200, a causa dell'inverno poco freddo le osservazioni sulla circolazione d'aria non c'hanno aiutato molto, la situazione sembra un poco contorta, con aria aria che entra fino ad un certo punto, e aria che soffia appena arrivi nei pressi del 50. Nella migliore delle ipotesi quindi si sarebbe in un ingresso medio basso, nella peggiore, l'aria dal fondo potrebbe essere solo ricircolo legato alle cascate, mentre quella che entra potrebbe risalire in una zona di meandri stretti prima del 50 e finire in qualche camino che magari sbuca sotto qualche sasso lungo la cresta non lontano dall'ingresso. Come al solito tutto o niente.

 
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Manuale del piccolo esploratore Lepino

Post n°34 pubblicato il 06 Gennaio 2007 da a.benassi

Ovvero mille e una scusa per passare un vita sui lepini

1° Parte – Altopiano di Gorga -

Inverno, il Pratiglio può aspettare tranquillamente qualche mese; uscire dall’acqua per ritrovarsi ricoperti di una crosta di ghiaccio spessa un dito non è il massimo. Ma oltre al Pratiglio, cos’è rimasto sull’altopiano, dove si potrebbe riporre speranze ed aprire nuovi fronti? Anche senza neve l’inverno comincia a far circolare aria e correnti. Difficile pensare di trovare nuovi  ingressi, visto che sembra ne siano rimasti solo di chiusi da terra e sassi, di quelli che vedi solo con le chiazze tra la neve. Ma tra tutto il già fatto e già visto, qual è la situazione? Ad oggi nell’altopiano tra Gorga Morolo Supino e Carpineto ci sono quasi un centinaio di buchi e buchetti non tutti catastati, quasi tutti rivisti, quasi tutti senza umane speranze, ma qualcuno… Intanto cominciamo dalla cartografia, per capire di cosa sto parlando, sulla lista speleolazio nella sezione documenti si trova una carta della zona con le posizioni di quasi tutto. Sono circa 30 chilometri quadrati, forse troppi per cercare a caso quindi: (1) Grotta di monte catello, la fonte bibliografica è il buon vecchio libro di alberta felici, ottima fonte di cui fidarsi, dal rilievo sembra  un bella galleria di grosse dimensioni 5-8 metri che si apre dal nulla e nel nulla chiude. Cioè sul rilievo chiude solo che non si capisce per niente su cosa e soprattutto cosa sia una galleria del genere in quel posto. Considerato che siamo sopra valle cisterna, bassi bassi, l’idea che ci eravamo fatti è che potesse trattarsi del troncone di una misteriosa paleo risorgenza, magari anche in qualche modo legata allo scorrimento profondo di Campitelle – Campo di caccia.  Forse si tratta di fantaspeleo, ma nonostante si sia andati a cercarlo più di una volta noi ancora non l’abbiamo trovata, considerato che è stato visto l’ultima volta forse 30 anni fa chi lo trova vince almeno una bambolina. Acquecciola (12), Putine (3) e Cannoa (2) niente da fare, al massimo brutte foto. In tutta la zona  attorno tanti campi solcati, ma anche tanta boschina bassa bassa dove i pozzi si nascondo bene, tutta la zona di fossa antica potrebbe anche riservare sorprese.  Inghiottitoio dei Briganti (11) questo a catasto proprio non c’è, e dire che era anche bello grosso. Il posto è buono, sotto  ci dovrebbe passare il collettore di Campo di Caccia, purtroppo tappa su fango, ma tra frana c’è una diramazione che sembra continuare, ci sarebbe solo da rompere una lama. L’acqua ci va e ce n’è andata tanta, aria non è chiaro, ci siamo stati solo una volta in mezza stagione. Chissà. Sotto la strada per fontana canale, dove in carta son segnati tre puntini ed una bella  freccia di vento, si apre Ottobre Rosso, anche questo a catasto  manca. Aria c’è, soprattutto in estate soffia ben bene, comportandosi da ingresso basso. Ingresso basso di cosa? La prima idea che c’è venuta è stato il Due Bocche, che potrebbe andare a passare proprio la sotto. Dopo averlo aperto abbiamo scoperto che sotto il fosso si trovano strani monconi di meandri, pozzetti beanti, e tutto un campionario di cose strane spesso con aria e dove in primavera finisce parecchia acqua. Per adesso non c’abbiamo capito nulla. Fermi su fondi dove non si capisce bene quale sia il trucco da cercare. Si scende circa venti metri, ma la zona è interessata da una grossa faglia ed a saperci cercare bene ci deve essere dell’altro. Il Sacco (25) questa è una cosa seria, -200 circa, con acqua ed aria (uscente in inverno, ingresso alto, così almeno l’abbiamo visto a febbraio), è grotta tanto da capire quanto da esplorare: il nodo è il p.60, ramo a monte con corso d’acqua perenne, con risalite evidenti solo da fare, finestre alte a metà pozzo, impostate su strati a 45° di pendenza, forse ributtano sul fondo, forse lo bypassano.Anche al fondo aria strana tutta da capire. Tutta la zona attorno ci sono pozzi e pozzetti, catastati e non, tutti scarsi.  Quinto Elemento (vicino al 22), ingresso alto del Due Bocche, tanto cercato, disostruito, esplorato e rilevato, c’ha fregato a  -50 su meandro stretto,  parecchio. Aria da ingresso alto forte e sicura, il ramo attivo del Due Bocche va proprio li. Esplorazione sicura.

A Campo di Caccia la via per il sotto mondo passa solo per l’inghiottitoio omonimo, abbiamo passato quasi dieci anni a cercare altri ingressi. Risultato niente. Tutti i buchi attorno non vanno da nessuna parte e non hanno un filo d’aria. L’unica cosa incognita è rimasta L’acqua delle cornacchie (17) riportato dal bollettino dello scr n°7, esplorato dallo stesso nel ’76, è d’allora che nessuno lo rivede Rilievo e descrizione dell’epoca lo danno che prosegue in condotta con acqua, di aria non si parla. Potrebbe essere un pozzo senza speranza legato proprio all’acqua del Merlo una piccola sorgente in zona, oppure potrebbe essere qualsiasi cosa. Noi l’abbiamo cercato all’infinito, niente da fare, altri hanno fatto lo stesso, uguale il risultato. Il problema è che le coordinate sono sbagliate alla grande, l’imbocco è piccolo, ed a volte i pastori tappano. Per ritrovarlo forse bisognerebbe andare a pescare i vecchi esploratori. L’ouso di colle ruso è un bel pozzo (32) ti ci fa credere ma niente fare, toppo sigillato e niente aria; altra storia la grotta della neve (32) niente pozzo, solo dolinone,  qualche ramo e salette, ma soffia una strana quantità d’aria in estate. Ingresso basso o trucco da ricircolo. Non siamo riusciti a capirlo e abbiamo anche rinunciato. Il pozzo di monte pilocco (13) da catasto sembra niente 15 metri, ma tanto per vedere tutto l’abbiamo cercato, inutilmente. Il posto è bello, Città di roccia e campi solcati che sembra di essere in Vetricia, se fosse quello buono, altrimenti bel giro e belle foto. L’inghiottitoio di Campitelle (14) per ora è solo un’astratta speranza.  Obbiettivo buono per gruppi numerosi dediti agli scavi infiniti, è sicuramente la porta principale per entrare sotto Campitelle, bisogna vedere quante serrature tocca scardinare. Portarsi secchio, pala e guanti, fango assicurato. Le nuvole di buchi in zona non meritano di perderci tempo, chiusi e senza aria. Pozzo delle foglie, luisa, del gufo ecc. niente da fare, belli gli ingressi, magnifica la posizione rispetto a quello che c’è sotto, ma finisce li. Sul piano del pratiglio solo tante doline occluse. Unica eccezione un inghiottitoio misterioso: il banana dura dove un po’ d’aria sembra girare. Nessuna certezza.  Dirigendosi verso la cresta del semprevina troviamo qualcosa di meglio. Il pozzo indomito (già pozzo del bosco atro a catasto) proprio sotto la cima più alta potrebbe diventare un bella storia. Pubblicato nel notiziario n°6 scr con un rilievo molto approssimativo, si comporta da ingresso alto con un buona corrente d’aria, dopo una strettoia disostruita da noi, si scende un pozzo parallelo purtroppo ostruito su frana, l’aria esce da li, ma anche da un meandro condottina, stretto stretto, appena sopra. Portarsi tanti botti.  Lavoro duro, ma considerato che attorno ci sono cose come il Fato ed il Pratiglio, potrebbe valerne la pena. Spostandoci ancora verso pian della croce c’è più di qualcosa da vedere. Grotta di fonte  serena (la424) non segnata in carta, un occhiata al n°6 scr e un bel costume, poi si è pronti per una nuotata e forse qualche esplorazione in risalita. Stessa storia per la risorgente del fiammifero, possibile sorgente del principale affluente del Ouso di passo pratiglio. Possibile per direzione e acqua, al limite del probabile per quote. Posto strano da capire.

Chiudiamo con un salto a Fossa agneluca, zona bella e misteriosa, anche qui la parola d’ordine scava per entrare, però nella zona varrebbe cercare meglio magari qualcosa di nuovo esce fuori, e poi c’è il Ferro, cosa seria e promettente, ma questa è un’altra storia.

 
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Abisso del sacco

Post n°33 pubblicato il 06 Gennaio 2007 da a.benassi

Comune di Morolo, loc. Rava La Monna

Coordinate:  long. 0°43’19” lat. 41°42’18”

Quota 1270 slm

Non Catastata

La grotta si apre con una condotta circolare di modeste dimensioni (1*0,8m) posta alla base di alcune piccole paretine; evidente origine freatica inversa, vecchio residuo di un inghiottitoio che è stato marginalizzato dall’approfondirsi del tronco vallivo che ora gli scorre 5-7 metri più in basso e che converge verso le sorgenti si S. Antone e quindi sulla scarpata litologica di S. Angelo. (sovrascorrimento)

Il primo tratto in cui si avverte con violenza la circolazione dell’aria (uscente in data 24-2-2002) di circa 10 metri si presenta in gran parte colmato da riempimenti terrigeni, segue un primo approfondimento che immette in una saletta e quindi in uno stretto meandro alto alcuni metri e che si sviluppa per circa 40 fino al primo salto armato (2f), P10; dalla saletta alla base si perviene subito all’attacco di una serie di 2 saltini P6 e P7 (1f+1f) che portano al traverso sul P25 (2f+1f). Il pozzo immette in una struttura già importante della grotta, per la prima volta si trova acqua, che proviene da un fuso parallelo alla cui sommità si intravede un meandro. Questa zona, ancora asciutta rappresenta l’ambiente ideali per molti chirotteri. Parte quindi un lungo tratto di meandro vadoso (40m), alto 10-15 metri, da percorrere alto, in parte attrezzato con alcuni traversi a cavallo degli sfondamenti, fino ad un P10 che riporta sul fondo. L’acqua si perde nella parte bassa e la si ritroverà solo piu’ avanti. Seguono una serie di condotte in parte freatiche piuttosto regolari, in avanzato stato di senescenza e riempimento; seguono due salti P8 e P7 che immetto con continuità sul P30 (1s+1n) a fondo cieco (che drena le acque del meandro precedente). Questo si traversa a dieci metri dal fondo per immettersi in una piccola condotta fossile (1s) che sbuca in un ambiente con caratteri differenti per roccia e circolazione idrica, con apporti dall’alto dove si vede chiaramente una facile prosecuzione. Da qui parte la discesa per il P50 (2f+1f+1f) che uscendo da un fuso minore (forte stillicidio) si immette in una  grande struttura a forra. Questa presenta almeno due grandi terrazze fossili poste a valle, da cui potrebbero partire vari livelli di gallerie fossili, come dimostrano i numerosi imbocchi che occhieggiano. Verso monte la struttura prosegue alta, a circa 20 metri dal fondo, e drena le acque perdute nel pozzo cieco ed altre la cui provenienza è sconosciuta, per un portata di circa 1-2 l/s Sono ben evidenti le giaciture degli strati, fortemente inclinati, ed in cui si riflette il gradiente della galleria (45-50°). Dal fondo si risale uno spartiacque di frana aldilà del quale si diparte l’imbocco di un livello fossile (armato) e la discesa di un pozzo P10 (1f), il meandro si fa alto e si cammina su cenge traversando fino alla partenza del P25 (1n+1s+1n). Alla base di questo si ritrova l’acqua (principale?) la quale scompare nuovamente in un pozzo-foro, Il Gorgo, di circa 15-20 metri, fortemente battuto dall’acqua. appena dopo il foro, esattamente a livello ma non alimentato almeno in condizioni normali (evidente ringiovanimento del sistema), si stende un grande lago (lungo circa 30 metri) che occupa il fondo della galleria. Questa si presenta con pareti regolari e di altezza indefinita, forse direttamente collegata con le strutture del P50, si notano molte colate concrezionate che fanno ipotizzare livelli superiori percorribili (forse partendo dal traverso in parte attrezzato). Traversato il lago (1n+1n+1n+1n) La Via della Rosina, si arriva ad una insaccatura concrezionata, dove questo tracima leggermente sotto una grande colata calcitica. Una stretta condotta disostruita (fortissima circolazione d’aria), Piccolo Serpe Bavoso, permette di affacciarsi in caduta sul P20 (segue l’armo+1n) ampio e da cui si diparte subito un ambiente fossile molto concrezionato che forse permette di raggiungere altre gallerie alte. Alla base del pozzo il meandro, molto alto ed in parte arrampicabbile  riprende a scendere fino ad pozzo-colata asciutto, stimato in 15 metri con alla base un lago, piu’ avanti si vede cadere acqua dall’alto. La corrente d’aria è sempre forte e distintamente avvertibile. Alla base di questo pozzo si trova una sala con abbondanti depositi fangosi, nei quali sotto una colata si perde tutta l’acqua, che proviene dall’alto, compresa quella di alcuni piccoli arrivi ciechi. Difficile pensare ad una disostruzione, mentre alcune diramazioni fossili non permettono di raggiungere prosecuzioni importanti. Alla sommità del salto precedente, un livello fossile, a cui si giunge traversando sul pozzo, permette di percorre un meandro che in breve porta ad affacciarsi su una caduta d’acqua che è la medesima del fondo, e che si rivela essere il getto proveniente dal Gorgo. Dimostrando come l’intero lago sia in realtà una profonda vasca sospesa, una struttura abbastanza anomala e che meriterebbe di essere maggiormente approfondita. Che giri faccia l'aria resta un mistero da approfondire.

La profondità stimata della grotta, dovrebbe essere di circa 230 metri. cfr. anche il bollettino di federazione n°3

Dall’ingresso a questo fondo, con grotta armata, circa 1-2 ore

 
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* Martedì 28 “Magara on the road in the nigth.”

Post n°32 pubblicato il 01 Gennaio 2007 da a.benassi
 

«Due milioni sul venticinque nero»
«Mi spiace signore, i giochi sono fatti, l’ultima puntata valida è sul doppio zero barrato…»
«E che cos’è, una circolare?»
«No signore il 141 rosso è una circolare, il doppio zero barrato è un diretto con senso unico di marcia ed il prossimo che parte è diretto proprio ad Istanbul.»
«Ma non è valido, io voglio continuare a giocare, voglio la rivincita.»
«Ma lei ha vinto una casella ad ogni tiro… ed ormai non ci sono più caselle. Però se vuole le posso dare il suo ultimo desiderio, quello non si rifiuta mai, ma mi raccomando lo usi prima dei titoli di coda.

* “Voglio tante grotte,
grandi, belle e comode”

«Io, Ayman, l’altissimo ti comando prendi tutte le tue cose e le cose di tuo padre, porta con te le tue donne, lasciate le mura d’Antalya e seguendo la prima stella recatevi nella terra di Camlik.

*
«C’è l’hai il costume gonfiabile?»
«No.»
«La scialuppa di salvataggio?»
«No.»
«E gli stivali propulsori?»
«Ma che stivali, lo sai che ho un solo paio di scarpe, sempre quelle.»
«Ed allora dove pensavi di andare?»
«Ma io veramente avevo espresso un desiderio, tante grotte, grandi, belle e comode… era il mio desiderio…»
«Mbe’? L’hai viste no? Tante, belle e comode… mica l’hai desiderato di entrarci e neanche hai chiesto che non vi entrasse qualche metro cubo d’acqua…»
«Ma non è giusto…»
«Su, su, poche storie, era solo un desiderio, lo vedi che già non ci sono più?! Torna alla tua piccola Tofai, la terra di Camlik è molto lontana dalla realtà.»

 
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* Domenica 19

Post n°31 pubblicato il 01 Gennaio 2007 da a.benassi
 

“Eravamo ad est, ad est del resto del mondo.
Cercavamo grotte, pozzi, abissi…
Li cercavamo dove nessuno li aveva mai cercati prima, perché li non dovevano esserci… Ed infatti non c’erano.


«Buon giorno signori, passaporti e visto prego»
«Visto per cosa?»
«Per transitare sull’Agri dagi con l’arca»
«Su cosa sto transitando?»
«Sull’Agri dagi, l’Ararat, con l’arca e tutti gli animali come da programma signor Noè.»
«Ma quale arca, io sto dormendo nella mia tenda sotto una tettoia in mezzo ad un campo.«

Mi giro per cercare l’appoggio di Fabio ma al suo posto una coppia di Dasiuri maculati mi guardano riottosi indicando l’acqua che sale fuori e dentro l’arca e dando chiari segni di nervosismo, mi sento vagamente confuso.
L’uficiale mi guarda impietosito, sembra capire la situazione.

«Va be’, per questa volta passi, tanto sono affogati tutti, chi vuole che se ne accorga…»

Mi fa cenno con la mano e prima di scomparire anche lui sotto l’acqua che continua a salire lo sento ancora ripetere: «Directo, directo.»
Io continuo a sentirmi molto confuso, ma i dasiuri ora mi guardano molto più tranquilli e benevoli.

 
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* Venerdì 17 “Good Morning Kurdistan!”

Post n°30 pubblicato il 01 Gennaio 2007 da a.benassi
 

Sesto piano, ufficio 49, signora sulla cinquantina (signora in un ufficio turco, già strano), ci guarda con aria forse un po’schifata, posso anche capirla, e ci fa accomodare sfoderando un gagliardo benvenuti in inglese.
«Buongiorno, noi vorremmo alcune informazioni sulle montagne attorno a Dyarbakir»
La signora si fa scura in volto.
«Sul monte Namrut?»
«Si anche sul Namrut, ma più che altro sulle montagne attorno a Lige.»
La signora fa un sussulto.
«Sulle grotte, come l’Iskmaliri bisklimi magarasi, le sorgenti del Tigri…»
Un urlo appena soffocato risuona nei corridoi, poi cercando di riguadagnare contegno si alza, guarda fuori dalla porta, prima a destra poi a sinistra, un po’ sollevata accosta la porta e torna a sedersi.
«Problema, montagne molti problemi, Lige problemi.»
Il suo inglese sembra essersi improvvisamente esaurito.
«Che tipo di problemi? Polizia?»
Annuisce silenziosa, poi con un filo di voce avvicinandosi quasi a parlarci nell’orecchio.
«Polizia, problemi, difficile andare.»
«Molto difficile o impossibile?»
Come se ci dovesse rivelare il terzo segreto di Fatima fa lo sforzo e ci sussurra:
«Terror, PKK… do you understand?»
«Si ho capito il PKK, i curdi» rispondo io a voce forte un po’ troppo alta per la situazione.
La signora è nervosa, si guarda attorno come dovessero disintegrarla da un momento all’altro, poi ci indica sulla carta alcuni paesi ed alcune strade, proprio quelle che interessano a noi e continua a ripetere, terror, terror, eroin, polizia, gendarmi, pericolo, danger…
Provo a indicare il piccolo paese di Kulp e la signora sbianca.
«Moltissimo pericolo…»
Forse è il caso di andare via, altrimenti questa muore d’infarto.
Alle porte dell’ascensore dove ci accompagna provo l’ultima.
«Qualche grotta tranquilla?»
«Grotte non tranquille.»
Va be’ andiamo al Namrut.
La signora finalmente tranquilla accenna un timido sorriso.

 
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Appunti di speleologia post-ideologica e virtuale - * Lunedì 13 “Habidu, Habidè mi sa che mi sono ‘mbriacato di tè”

Post n°29 pubblicato il 01 Gennaio 2007 da a.benassi
 

«Tr – Tr, Tr – Tr.»
«Pronto, la voce amica?»
«Si parla pure, ti ascolto, qual è il tuo problema?»
«Sono molto triste, non so cosa fare, dove andare, perché sono qui…»
«Stai tranquillo amico, non ti preoccupare, qui ti vogliamo bene, dimmi hai problemi di alcool, droga…»
«Ma che alcool, non c’è neanche quello, qui tutti mi guardano male nessuno ti capisce.»
«Perché dici così.»
«Perché è vero, maledettamente vero, io sono speleologo…»
«Cosa? Eh… lo so è triste ma anche se oggi non c’è ancora una cura devi andare avanti, forse un domani potrai guarire e tornare ad una vita normale, ti capisco, adesso soffri…»
«Ma che hai capito?»
«Sono uno speleologo, esploro le grotte, ci hai presente, io mi ficco in ogni dannato budello fosse anche quello della tua mamma!»
«Ma che centra la mamma? Sì speleologo, quei tipi brutti… che studiano il sottosuolo, si capisco. Ma allora qual è il tuo problema?»
«È un problema enorme, tristissimo. Sono qui a Yayali, nel centro dell’Anatolia, il mio compagno di spedizione è completamente impazzito dallo sconforto e sta cercando di barattare il suo casco con un Kilim.»
«Sei in Turchia, bella la Turchia,scusa ma non mi ricordo qual’è il tuo nome?»
«Non te l’ho detto.»
«Va bene speleologo di Yayali dovresti essere contento, ti stai divertendo no?»
«Una ceppa di cazzo, ma tu lo sai dov’è Yayali? Pensi ci sia tanto da fare? Adesso, in questo istante c’è una mucca che mi sta guardando dal centro della strada, ma scommetto che neanche lei mi capisce, sono giorni che chiediamo e cerchiamo grotte magara… maledette magara ci rispondono, sì certo tante magara ovunque, con scritte, con acqua, con fiumi di latte, di vino, piene di donne, ma potessero sprofondare 'sti maledetti, ci stanno prendendo per il culo, ce l’hanno con gli speleologi occidentali, ci vogliono far impazzire uno per uno, per poi invaderci ed occupare Pian della faggeta, io lo so qual è il loro piano, bisogna avvertire tutti a Roma finché siamo in tempo, sono maledettamente furbi…»
«Stai calmo speleologo di Yayali, stai calmo…»
«No, è inutile neanche tu mi capisci, ma prenderanno anche te, ed allora mi saprai dire di che colore sono gli occhi di una mucca curda.»

- clik -

 
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Appunti di speleologia post-ideologica e virtuale - Turchia ‘97

Post n°28 pubblicato il 01 Gennaio 2007 da a.benassi

* Sabato 11 ottobre “Ovvero che ci faccio in Anatolia, per non parlare del perché mi ritrovo a dormire sotto il pergolato di un ristorante lungo la strada di Maden guardando passare i carri armati…”

«Duemilioni sul venticinque nero…»

Il tram accelera ed inizia a roteare velocemente, io sopra, appeso ad una curiosa maniglia arancione, ho come il sospetto che ci sia qualcosa che non vada per il verso giusto; della maniglia vicina, ormai orizzontale per la forza centrifuga il console iraniano mi risponde che qui esistono versi giusti per ogni luogo, poi dicendo che deve sbrigare alcuni affari a Teheran si congeda lasciando la maniglia e scomparendo in volo nell’invisibile fondo del vagone.

«Mi spiace signore ma è uscito il 141 rosso e lei finisce in Kurdistan.
Riprovi sarà più fortunato.»
«E i miei due milioni?»
«Vanno al PKK naturalmente, di che si preoccupa, italiani tutti pieni di soldi, Agnelli, Berlusconi e poi Italia mafia…»
“Sì spaghetti e mandolino…»

Non faccio in tempo a finire la frase che la mia maniglia si sgancia lasciando precipitare anche me nel fondo del vagone.

«Tè, caffè…»

L’immagine deformata in altezza e larghezza di una hostess tonda come una palla mi ritrova sulla poltrona di un pulman.

«Tè, grazie ma dov’è diretto questo pulman?»
«Dalla porta d’ingresso alla porta di uscita, naturalmente.»

E se ne va con la sua caraffa di acqua solforosa ed un vago odore di zolfo.
Sorseggio il mio tè mentre mi guardo attorno. Su ogni poltrona è scritto in ordinata calligrafia, in sei lingue, fra cui l’ebraico ed il persiano:

«Su questo bus è severamente proibito togliersi le scarpe come da legge coranica.»

Il tizio dell’altra fila mi fa segno con la mano che mi puzzano i piedi e che se provassi a togliermi le scarpe sarebbe costretto ad interpellare l’antica usanza del taglione.
Cerco di spiegargli che non mi puzzano, che sono puliti.

«La puzza di piedi è una cosa sacra, va conservata per i luoghi di preghiera, solo li è consentito mischiare i propri effluvi.
Farlo sull’autobus sarebbe blasfemo e sacrilego.»

Si affretta a spiegarmi serio, il tipo accanto.
Forse è meglio rinunciare a dibattito, non ho gli strumenti teologici sufficienti.
Intanto dalla cabina di guida del suo autobus fermo, l’autista lancia incomprensibili messaggi, mentre i passeggeri uno ad uno si alzano ed escono dalla porta posteriore.

«Derebag Selalasi, per le grotte inesplorate ai confini della civiltà, si scende.»

L’hostess mi si avvicina e mi fa cenno con la mano:

«È ora, è la sua fermata, deve scendere.»
«Ma scendere dove?»
«Non si preoccupi, che l’aspettano.»

 
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 Ritorno in laos

Post n°26 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da a.benassi
Foto di a.benassi

E’ vero che tocca farsi quasi novemila chilometri, che ogni cosa che si muove o è velenosa o vuole mangiarti, che l’ultima volta c’hanno arrestato venendoci a prendere  in grotta con i fucili spianati e l’acqua allo stomaco, ma quando arrivi nel carso laotiano del khammuane, li sei sicuro che i meandri te li puoi proprio scordare. Doveva essere un ritorno in  grande stile, una bella svernata al caldo, poi è finita che ho dovuto dare buca anch’io causa prossima paternità.  E così che in questi giorni a tenere alta la bandiera delle esplorazioni tropicali sono in tre: giovanni (pollo), Pacu, e  fabio. L’ultima volta che li ho sentiti erano appena partiti da Thaket con guida e permessi, almeno questa volta evitano l’arresto. Il  ritorno è per la metà di gennaio, di cose a metà ne avevamo lasciate parecchie. Se questa volta non ci sono problemi siamo già in corsa per organizzare la

prossima. Obbiettivi già individuati, alcune belle zone di carso a lame dove giocare ai piccoli lemuri tra un pilastro e l’altro come sugli tsingy in Madagascar e finalmente dopo cinque spedizioni orizzontali, farsi una bella scorpacciata di pozzi.

 
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