"Decidete una volta per tutte di non servire più, e sarete liberi. Non vi chiedo di scacciare il tiranno, di buttarlo giù dal trono, ma soltanto di smettere di sostenerlo; allora lo vedreste crollare a terra e andare in frantumi per il suo stesso peso, come un colosso a cui è stata tolta la base."
Étienne de La Boétie
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Il Belpaese: uno stivale stretto.
Cos'è la democrazia? E' stato detto che le democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre ad oggi sperimentate. Winston Churchill Nel opinione corrente, ma anche nei dibattiti o nei comizi, la democrazia è indicata come governo del popolo. Tale interpretazione, rigorosa sotto un profilo etimologico, è il precipitato di una domanda per lo meno ingenua: chi deve governare? Questa è la domanda che molto del pensiero politico si è posto. Platone risponderebbe i saggi, Marx il proletariato. Lo Stato non deve essere più forte di quanto basta a garantire che ogni cittadino abbia tanta libertà quanta è compatibile con la minore limitazione di libertà altrui.
L'Italia. ... un governo paternalistico (imperium paternale) ... è il più grande dispotismo pensabile. Immanuel Kant
Cittadini a rischio zero. Cittadini a libertà zero. Fatta la premessa ora trattiamo l'eterna ammalata Italia. Stato di unica bellezza e storia, terra di poeti ed intellettuali, inventori, artisti, terra di talenti e matrice di molte delle artistiche creazioni umane sparse per il mondo, intrappolata però da mille nodi e retaggi del passato, dai quali non riesce e probabilmente, in gran parte, non vuole districarsi. L'italiano è qualcosa di particolare: siamo sempre pronti a fare critica distruttiva parlando delle nostre cose, poi però se scendiamo nel particolare, c'è sempre qualche motivo di religiosa importanza - perciò non spiegabile, per cui tutto debba rimanere com'è. Il nostro raziocinio ha dei limiti, volontari e spesso puramente estetici, per cui siamo sempre pronti a fermare il cambiamento, a sostenere il mito della stabilità. In fondo in questo ci riconfermiamo profondamente "intellettuali", Platone con la sua Repubblica affermava e promuoveva lo stato ingessato, sotto il comando del saggio che cristallizzava la società, le sue ambizioni e ricchezze così che esse poteva rimanere il più possibile fedele alla sua essenza. Il paternalismo italiano passa per la marea indefinita di leggi, regolamenti, burocrazia e una lunga costituzione - che ha l'ambizione di regolare e prevedere la società, che fa dell'Italia il paese dove tutto è vietato tranne ciò che è espressamente permesso ... poi, che quest'ultimo sia permesso è discutibile. Mentre la norma sarebbe che è tutto permesso tranne tutto ciò che è esplicitamente vietato. Il buon senso ci dice che poche ma buone leggi, come il sistema anglosassone - dominato dalla common law, o anche dal buon senso, sia migliore, soprattutto per i cittadini ma anche per la qualità dei codici. Tante leggi creano un sistema indefinito, dove muoversi è difficile e dove l'iniziativa è strozzata da questa overdose normativa. Lo stivale è troppo imbottito, piede e caviglia sono immobili, in più non scalda: non ci siamo accorti che sarebbe bastato avere una imbottitura anche sottile ma di qualità, per essere più agili e protetti. Eppure il nostro è un paese molto attaccato alle istituzioni. Non tanto nel senso del rispetto - che anzi dal '68 in poi è scemato clamorosamente, ma dalle smisurate aspettative che nutriamo in esse, che ci condannano ad essere interdipendenti, se non qualora "moderni schiavi" del sistema di potere da esse rappresentato. L'Italia è un po' il paese dell' "io speriamo che me la cavo", della clientela politica, dove non è tanto importante ciò che è utile alla massimizzazione della libertà di iniziativa, ma i "sistemi di potere" dove quest'ultima filtra, a vari livello: locale in un piccolo comune, regioni e provincie, nord e sud o addirittura nazionale. Nonostante il mio interesse nei confronti di un certo filone di anti-italiani, quello conservatore - cui posso citare quelli a me più cari: l'anarchico Prezzolini, dalla orgogliosa tempra indipendente, della quale più umilmente mi riconosco o cerco di avvicinarmi e Montanelli, cui grazie alla vorace lettura della sua "Storia d'Italia" sono riuscito a capire qualcosa del mio paese ai miei tempi di ragioneria. Questo non vuole essere un post o un blog anti-italiano.
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