"Decidete una volta per tutte di non servire più, e sarete liberi. Non vi chiedo di scacciare il tiranno, di buttarlo giù dal trono, ma soltanto di smettere di sostenerlo; allora lo vedreste crollare a terra e andare in frantumi per il suo stesso peso, come un colosso a cui è stata tolta la base."
Étienne de La Boétie
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"Io amo il mio paese, č lo Stato che mi spaventa".La frase sopra riportata, è quella della T-Shirt che sabato scorso, durante la manifestazione a Washington contro la riforma sanitaria di Obama, andava per la maggiore. Una grande manifestazione, tanto più importante perché in America spostarsi costa e i conti non li pagava il sindacato di turno. La bellezza di questo corteo sta nel suo essere stato priva di guida o leader. Una rara manifestazione "contro le tasse": perché la buone intenzioni di Obama andranno sulle spalle del contribuente americano, che sarà costretto - nel caso passasse - a pagare le spese di un' altra "guerra in Iraq". E' stato proprio Obama a dirlo, questa riforma costerà "meno" della guerra in Iraq o del conflitto afgano: certo, meno, ma paragonabile. Ma non è solo una questioni di conti, a rischio è messa la libertà di scelta in tema di sanità, che se per noi italiani - o europei - è poco importante, dato che abbiamo completamente delegato allo stato questa scelta, in America tale scelta è sinonimo di qualità della sanità.
"... però costerà. Anzi, costerà molto. E di nuove tasse molti cittadini di Obama non vogliono sentir parlare: grazie abbiamo già dato. E di nuove intromissioni pubbliche non soltanto i repubblicani, ma altresì non pochi democratici, sono stufi." Marco Bertoncini da "Italia Oggi" 15/9/2009 Ovviamente gli italici commenti sono stati favorevoli ad Obama, e non solo nella stampa. Finalmente un po' di dirigismo pubblico a mettere a posto questi americani; finalmente un po' di più di sicurezza garantita dallo stato anche nel paese che fece dell' iniziativa umana spontanea la sua bandiera. Questa ha fallito: cioè andava benissimo, poi lo stato ha esteso sempre più i suoi poteri e competenze, appesantendo la spesa pubblica e entrando in concorrenza con i servizi che prima venivano dati volontariamente o a condizioni accessibili a tutti. Ha scritto nuove regole di un gioco in cui entrato a far parte, costruito una burocrazia, e tale fornitura servizi è diventata impossibile ai più, tanto che alla fine solo lo stato può permettersi certi "lussi" umanitari. Ora che si è visto che le intromissioni statali sono state funeste, al contrario di quanto sarebbe logico - ovvero il ritorno a quel tipo di sanità privata, basata sul volontariato e sul buon senso umano - , si vuole far riscrivere tutte le regole in materia allo stato. Leggendo l'articolo apparso sul New York Times, a firma di Barak Obama, sulla riforma sanitaria si notano tutta una serie di obbiettivi, con cui sembrano tutti d'accordo - poi però milioni di persone manifestano -, che si raggiungerebbero con un' altra serie di costrizioni alle società assicuratrici e non ultimi ai contribuenti che pagheranno il conto. Perché la questione fondamentale è proprio questa: la lotta tra "costrizione" da parte di alcuni e "volontarietà" di tutti: più sfiducia c'è per la seconda e più potere avrà la prima e quindi, in questo caso, Obama, istaurando così, riforma dopo riforma, il temuto Big Government. |
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