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Benedetto VXI e i "fratelli maggiori".

Post n°5 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da liberemanuele
 

 

 

                       Dialogo cristiani-ebrei

 

Sulla scia della giornata della memoria, vorrei riprendere un punto della riflessione di ieri: Benedetto XVI e gli ebrei.

La notizia di questi giorni della riabilitazione dei vescovi cui, per il Vaticano,  avevano accettato un’ ordinanza “valida ma illecita” da parte di Lefebvre: perciò scomunicati, è di per se un atto della più larga opera di ricomposizione da parte del Papa, ma può determinare un “disorientamento” nel mondo cristiano. Così Alberto Melloni in un’ intervista di questi giorni al CorSera e specifica il perché.

<< … l’antisemitismo è non un accessorio, ma una parte costitutiva del lefebvrismo. Lefebvre si battè nel Concilio Vaticano II contro l’abbandono dell’interpretazione degli ebri come “popolo deicida”, perché contraddiceva l’insegnamento dei Pontefici del passato. … Qui c’è stata una rapidità di esecuzione che non ha calcolato le conseguenze >> .

La conseguenza è il disorientamento: Vaticano II è un atto con il quale misurarsi o un optional? Nella loro richiesta di riabilitazione, essi accettano si la sottomissione al Papa e gli insegnamenti della chiesa cattolica romana, ma non includono il Vaticano II quando la questione è proprio questa. Sempre Melloni conclude << … Non accettare il Vaticano II significa contraddire ciò che Pio IV, Pio IX e Paolo VI hanno ribadito in diverse occasioni storiche: non è possibile permanere nella Chiesa cattolica se non si accettano le decisioni adottate da un concilio>>.

Può Ratzinger essere così insensibile verso il popolo che lui stesso definì “fratelli maggiori”, fino a tenere in così poca considerazione l’apertura conciliare fatta da Vaticano II, creando una situazione di “disorientamento” dentro la Chiesa stessa? Senza poi considerare il caso del monsignor Williamson.
Intanto gli ebrei si allontanano da un “fratello minore” così insolente, che riconosce e riabilita chi apre ferite ancora così sanguinanti.

Un percorso, quello di avvicinamento tra cristiani ed ebrei, che va avanti da ormai cinquant’anni e di cui il pontificato di Benedetto XVI sembra essere un momento di fermo se non di indietreggiamento rispetto agli alti raggiunti da Giovanni Paolo II. 

 

Questa vicenda è l’apice raggiunto dall’era Ratzinger: nel 2007 c’è il ricevimento del direttore dell’emittente polacca Radio Maryja, Tadeusz Rydzyk, noto per le sue affermazioni antisemitiche; poi la reintroduzione della preghiera nel Venerdì Santo per gli ebrei, che nella formula precedente al 1959 era  oremus et pro perfidis Judæis” - tradotta “preghiamo per i perfidi Giudei”, poi modificata per coadiuvare il dialogo tra cristiani ed ebrei e oggi riproposta più addolcita.

La questione non è facile, in ballo l’importante rapporto tra cristiani ed ebrei, quest’ultimi sentono il peso di alcuni atteggiamenti papali e hanno momentaneamente sospeso i rapporti ufficiali con il Vaticano.
Intanto Benedetto XVI
rompe il silenzio sul caso Williamson: «Solidarietà agli ebrei, no al negazionismo e al riduzionismo»


 

 
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