Creato da liberemanuele il 26/01/2009

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La virtù del taccagno.

Post n°33 pubblicato il 19 Maggio 2009 da liberemanuele
 

Ebbene si, oltre che anarco-capitalista sempre più convinto, apolide nella propria terra sono anche uno "sporco" taccagno! Dato che sembra, a sentire Tremonti e gli economisti di corte, che la crisi sia finita e si debba parlare d'altro che non sia economia, io "intigno"  (espressione credo tipicamente umbra -alla faccia dell'apolide - che si riferisce alla parola "tigna", ovvero insistere tenacemente, talvolta rompendo le scatole) a parlare di economia alla faccia loro. Lo faccio sfoderando un asso dalla manica "austriaca" (ringrazio il solito "Gongoro" per il post sul discorso di Hans-Hermann Hoppe che parla proprio del risparmio) una difesa del risparmiatore per eccellenza: il tirchio.

 Da quando sono bambino ho una sana (o insana, a seconda dei punti di vista) propensione all'accumulo di valori. Da subito (una qualche genialità me la riconosco) ho preferito i denari ai giocattoli: quest'ultimi si degradavano, si rompevano, poi quando sono troppi non sai nemmeno che farci, allora sin dalla tenera età di sei, sette anni, chiedevo ai miei di regalarmi le mille lire e non il lecca lecca. Poi li nascondevo, non li spendevo: sapevo che erano ammucchiati, mi davano sicurezza e ciò mi bastava perché quelli sarebbero stati la mia indipendenza a fronte delle molte incognite (non esageriamo! A sei anni che problemi avrai mai!) della vita.

Crescendo la cultura corrente mi ha fatto capire che il mio era un atteggiamento sbagliato, privavo della società di denari preziosi. Infatti il risparmio in cassa (o in un conto corrente di deposito) è sterile, improduttivo e non rende: bisogna investire o consumare. Tra l'altro aggiungo io, mi sono ritrovato con banconote di mille lire sparse per i posti più disparati; pochi mesi fa ho ritrovato in un vecchio vasetto che avevo in camera quattro banconote da mille - parliamo sempre di lire.

"Un atto di risparmio individuale equivale ad una decisione di non pranzare oggi. Ma non implica la decisione di pranzare o comprare un paio di stivali tra una settimana o un anno o per consumare una qualsiasi cosa specifica ad una qualsiasi data specifica. Quindi deprime il commercio di preparare il pranzo oggi, senza stimolare il commercio di prepararsi  per un certo atto futuro di consumo. Non è una sostituzione di futuro consumo-domanda per presente consumo-domanda, è una diminuzione netta di tale domanda". "Teoria Generale" John Maynard Keynes

Ma da sempre, quello che mi ha reso scettico di fronte questo tipo di ragionamento (che, non scordiamocelo, è fortissimo nella cultura corrente: Berlusconi è il primo a dire che bisogna consumare, "far girare l'economia", e intanto i nostri risparmi si assottigliano sempre più, consumando così "capitale") è la possibilità, nella vita di ognuno, di andare in contro eventi imprevedibili e imprevisti. In questo il risparmio è la fonte più importante di indipendenza. Da piccolo poteva essere una sciocchezza, ti dimentichi la merenda a casa, ti compri con i risparmi del pomeriggio prima un panino all'alimentari senza dover chiedere niente a nessuno; ma da grandi è pura indipendenza: perdere il lavoro, una malattia (tocchiamo ferro), la macchina si rompe ecc ...

Il risparmio sarebbe inutile nella condizione che von Mises chiama di "economia che gira uniformemente", dove ogni incertezza è rimossa , tutti sono onniscienti delle condizioni di tempo e luogo di ogni azione e del futuro: "in un sistema senza cambiamento in cui non c'è incertezza alcuna per il futuro, nessuno ha bisogno di tenere i contanti. Ogni individuo conosce precisamente di quale somma di denaro avrà bisogno in qualsiasi data futura. E' quindi nella posizione di prestare tutti i fondi che riceve dacché i prestiti saranno resi alla data in cui ne avrà bisogno"."L'azione umana"  Ludwing von Mises

Si potrebbe replicare che, anche nella peggiori delle crisi, un investimento è preferibile per le ragioni del "far girare l'economia": non credo proprio! Da noi c'è il vezzo di investire in case, ma provate a chiedere ad un americano che si è visto valutare il proprio immobile fino alla metà del prezzo d'acquisto se il suo sia stato un buon affare e ... preparatevi a correre dato che la prenderà come battuta di cattivo gusto.

Insomma von Mises aveva di nuovo ragione quando scrive che "ci sarà per i meno commerciabili di una serie di beni usati come mezzi di scambio, una tendenza inevitabile ad essere uno per uno rifiutati finchè non rimarrà un solo prodotto, che era stato impiegato universalmente come mezzo di scambio; in una parola, la moneta".

 

  Senza contare che questa crisi è figlia di un "immoralità" diffusa per cui si può spendere più di quanto si guadagna, la gente si fida delle istituzioni - bancarie e statali -: si indebita e investe. Si elimina il denaro improduttivo. Poi arriva la stretta creditizia e tutto finisce. Il risparmio, la diminuzione di consumo, è l'unica ancora di salvezza per la ripresa economica: l'abbassamento dei prezzi e dei salari aumenterebbe il potere d'acquisto della singola moneta. Così aumenterebbe la nostra sicurezza e si ristabilirebbe il "livello voluto di protezione dall'incertezza": la crisi terminerebbe.

 

 

 
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