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In ricordo di Enrico Cherubini-1

Post n°209 pubblicato il 22 Ottobre 2017 da greppjo
 
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Nei giorni scorsi, precisamente il sedici ottobre, il sindacalista Enrico Cherubini all’età di novantanni è tornato alla casa del Padre. Enrico è stato uno dei primi operatori della sede nazionale della Cisl che ho conosciuto quando nel 1978-1979 fui chiamato da Pierre Carniti alla redazione di Conquiste del Lavoro.Egli faceva parte dell’Ufficio stampa ed arrivava in Cisl molto presto per la Rassegna Stampa dei quotidiani che egli faceva alla Federazione unitaria. Io dormivo al Convento dei Padri Dottrinari e siccome mi alzavo presto arrivavo in sede poco prima delle otto. Quasi subito divenni il suo primo lettore della Rassegna  che aveva appena sfornato e che andava a portare agli uffici della Segretaria generale, cioè a Luigi Macario e all’aggiunto Pierre Carniti da cui dipendevano Conquiste del Lavoro  e l’Ufficio stampa. Siccome poi lui se ne andava in un altro ufficio e io ero quasi solo,in quanto tutti gli altri arrivavano attorno alle otto e trenta, presto facemmo amicizia nei cinque minuti del caffè mattutino al piccolo bar di via Po, che apriva alle otto. Un’ amicizia poi durata quasi quarantanni e che mi ha permesso di condividere con lui, che con me è sempre stato molto generoso e paterno, tante belle chiacchierate. Quando la sera del 17 ottobre da un amico comune  ho appreso la notizia della sua morte ho pubblicato un breve post su Facebook. Un post molto letto e  che mi ha confermato la stima e le tante amicizie che egli aveva sia nel sindacato sia nel mondo della politica. In quel post ho definito Enrico Cherubini un  cislino importante, una persona buona e generosa, un cristiano impegnato fino agli ultimi anni della sua lunga vita nella società e verso il prossimo. Confermo il mio ricordo e qui voglio completare quella mia immediata riflessione con la pubblicazione di quanto mi disse quel lontano ottobre del 2006, avendo ritrovato tra le mie carte un' intervista che gli feci nell’autunno 2006 per Memoriaonline. Un inizio d’intervista purtroppo, in quanto  mai conclusa e quindi inedita.

Eccole mie domande e le sue risposte.

Come incontri il sindacato e poi la Cisl? Puoi rispondere anche dettagliando con dovizia di particolari.

“La mia attività sindacale ha avuto inizio nel 1946. Sono figlio unico e provengo da una famiglia mezzadrile umbra di 4 persone.  Avevo 5 anni quando la mia famiglia, che aveva sempre coltivato lo stesso fondo ( detto "fontinìo"), da 5 generazioni e per  più di 100 anni fu licenziata,  perché, secondo il padrone  del l'azienda, mio padre e mio zio celibe,con un solo figlio, non avrebbero potuto garantire in futuro la forza lavoro necessaria per condurre il podere. Non senza un profondo rimpianto, nel 1932 fummo costretti a trasferirci con tutte le masserizie in un altro casale  di una piccola azienda agricola, nello stesso comune di Castel Ritaldi. Dopo 4  anni(1936), in seguito al 2° trasferimento della famiglia ad Eggi di Spoleto in uncasale del Dr.Profili,fui costretto ad interrompere la scuola elementare. Avevo 9 anni ed ero stato promosso dalla 3° alla 4° elementare. Di Eggi ricordo"le fresche levatacce" delle ore 5, nei mesi di luglio e agosto, per aiutare i miei ad arare il terreno coni buoi, ma anche l'acqua salutare della "fontanella", 40 pecore con gli  agnellini e tanti carciofi .

Nel 1937-38,dopo una sola annata agraria, ci  trasferimmo da Eggi al  centro di Camporoppolo di Spoleto in un casale di Pietro Piccioni. Voglio precisarti che,secondo un’antica legenda,  Camporoppolo: il nome della frazione deriverebbe da "Campo-rotto", in ricordo della sconfitta subita dall'esercito di Federico Barbarossa nel 1200 in questa località. Il proprietario del casale aggredì e picchiò a sangue mio zio Cherubino, il capofamiglia, soltanto perché aveva osato chiedere le contabilità coloniche, previste nel capitolato di mezzadria del Sindacato delle Corporazioni. Nel 1939, infine,  l'ultimo trasloco della famiglia in un casale di proprietà di Stefano Sabatini, in aperta campagna ma sempre a Camporoppolo, in una casa colonica fatiscente,priva di illuminazione elettrica e di servizi igienici.

Avevo 11 anni  e non mi rassegnavo di fronte alle violenze ed ai  soprusi subiti senza protestare dai miei familiari,"per non finire in mezzo ad una strada”.Decisi di rivolgermi al Sindacato delle Corporazioni, che  svolgeva soprattutto le funzioni del  "collocamento" ed in tale veste era pronto a multare   i mezzadri quando assumevano mano d'opera avventizia senza il suo "nulla osta". Ricordo ancora le operaie avventizie addette ai lavori stagionali ( la sarchiatura del grano, la mietitura, la vendemmia e la raccolta delle ulive) che si nascondevano all'arrivo dei funzionari del Sindacato. Esposi  le inadempienze contrattuali e le violenze subite dai miei familiari ad un funzionario del Sindacato di Spoleto. Questo mi ascoltò con attenzione ma non fece nulla per imporre al padrone del casale il rispetto del capitolato colonico.   La mia famiglia era anti-fascista, ma non fece parte della resistenza. I miei pagarono la tessera obbligatoria per farmi frequentare le scuole elementari, ma si rifiutarono di farmi indossare la divisa da " balilla". Non erano indifferenti, ma a me ripetevano che era meglio non immischiarsi con i partiti.

Mio zio non sposato protestava contro il regime perché era costretto a pagare l'odiosa e pesantissima"tassa sul celibato" per colpa di Mussolini.”

D’accordo, queste sono le premesse, ma quando avviene il tuo incontro con il sindacato vero?

Avviene nel 1945 quando divenni attivista della Fedremezzadri Cgil unitaria.Dopo la liberazionedal  fascismo partecipai  con entusiasmo alle prime riunioni sindacalimezzadrili e, nell'autunno del 1945, diventai attivista  della Federmezzadri aderente alla CGIL unitaria. A Camporoppolo di Spoleto ero tra i pochissimi mezzadri della CGIL unitaria iscritti o simpatizzanti silenziosi della DC e della Azione Cattolica. Per questo, anche se ero in prima linea in  tutte le battaglie sindacali e din particolare in  quella per la conquista del famoso 3% in favore dei mezzadri; anche se denunciavo apertamente il mio padrone che esigeva ogni anno dalla mia famiglia la prestazione gratuita di centinaia di giornate lavorative  in un suo secondo casale condotto in proprio, per gli esponenti dei partiti di sinistra io ero e rimanevo un " traditore della classe operaia".Infatti la distinzione tra" buoni e cattivi" anche  nel sindacato, era un prerogativa esclusiva della sinistra e avveniva soltanto sulla base della appartenenze ai partiti.  Per la maggioranza della  CGIL e della Federmezzadri  un successo del sindacato era un successo del PCI e del PSI.  Eventuali diversi pareri della correntesindacale cristiana non contavano nulla.”

Quindi le note vicende della rottura del sindacato unitario ti trovarono sul campo come attivista della Federmezzadri. Come vivesti il tuo 1948?

“Il famoso sciopero politico per l’attentato a Togliatti del 14 luglio 1948, proclamato dalle sole componenti maggioritarie social comuniste della CGIL e successivamente degenerato anche a Spoleto in alcuni atti di violenza, destò molta apprensione  tra i lavoratori. Un episodio fra  tanti poteva dare la misura del clima di tensione che si era determinato: pochi facinorosi impedirono al parroco della mia parrocchia di far suonare le campane per il consueto annuncio dei riti religiosi.

Dopo lo sciopero politico, a Spoleto e in tutta la provincia si svolsero diverse riunioni della corrente sindacale cristiana e delle ACLI per discutere della eventuale rottura dell’unità sindacale. Io partecipai al dibattito con i rappresentanti dei lavoratori dell’industria,  del pubblico impiego, della scuola e dei servizi: una esigua maggioranza si pronunciò per la  uscita dalla CGIL e la costituzione di un sindacato libero; una forte minoranza proponeva di continuare la battaglia dell’autonomia all’interno  della CGIL.  La delegazione perugina al  Congresso Nazionale delle ACLI votò  per la LCGIL, il nuovo  Sindacato Libero. Sulla nascita della LCGIL si è detto e si è scritto di tutto. Secondo i partiti del "Fronte Popolare" clamorosamente sconfitti alle elezioni del 1948, la LCGIL sarebbe nata per un perverso disegno reazionario della DC e del mondo capitalistico e sarebbe  stata finanziata dalla CIA. I fatti hanno dimostrato il contrario: milioni di lavoratori lasciarono la CGIL per aderire alla LCGIL (1948) e alla CISL (1950). Il nuovo sindacato fu da subito unitario, democratico, aconfessionale, autonomo dai partiti, collocato in occidente e finanziato soltanto dai lavoratori italiani e dalla solidarietà dei lavoratori americani.

 Le più significative e lungimiranti scelte democratiche della LCGIL e della CISL, in un mondo allora diviso in due blocchi rigidamente contrapposti, furono sicuramente l'autonomia e l'occidente.”

Quale fu il tuo ruolo ed incarico nella Lcgil?

“Come stavo dicendo,nel mese di settembre 1948  ebbe inizio la costituzione dei Liberi Sindacati in ogni luogo di lavoro; nel mese di ottobre 1948 ebbi l'incarico di coordinatore "a pieno tempo" della LCGIL nella zona di Spoleto . Mi occupai subito di proselitismo e del coordinamento dei nuovi sindacati di categoria. Le adesioni furono superiori alle aspettative.

I promotori del libero sindacato al Cotonificio di Spoleto,alle miniere di Morgnano, allo Spolettificio e al Cementificio di Baiano diSpoleto non si lasciarono mai intimidire: erano ben motivati e determinatinelle loro scelte.

La maggiori difficoltà le incontrammo, invece, nelle campagne. I mezzadri erano ancora largamente influenzati dagli esponenti dei partiti di sinistra che fin da allora si arrogavano il diritto di  classificare i lavoratori tra buoni e cattivi. I cattivi erano i nemici di classe e coincidevano sempre con  i loro avversari politici.

 Nei mesi di novembre e dicembre 1948 ad Assisi e a Gubbio presi parte ai primi corsi di formazione sindacale organizzati dalla LCGIL. Tra gli istruttori c'era Livio Labor,allora  responsabile dell' ICAS.

Quale esponente della categoria dei mezzadri della LCGIL fui nominato membro di una Commissione istituita presso il Tribunale di Spoleto e prevista dalla Legge sulla Proroga dei Patti Agrari .Nei primi mese del 1949 lasciai l’incarico di delegato di zona della LCGIL per  dedicarmi allo studio e per aiutare i miei familiari nel  lavoro dei campi.

 In quanto autodidatta alternavo spesso periodi di studio con periodi di lavoro, anche se rimanevo costantemente impegnato nel sindacato.”

Impegnato come incaricato Acli però, se non ricordo male quanto mi accennavi nei giorni scorsi.

 “Negli anni 1952-1953 le ACLI mi fu offerta l'opportunità di svolgere una proficua attività organizzativa nella zona di Spoleto. Mi impegnai nella organizzazione di decine di nuovi circoli ACLI e di numerosi cantieri di lavoro per di soccupati e corsi di addestramento professionale gestiti dall' ENAIP-ACLI  per conto del Ministero del Lavoro numerosi corsi di  addestramento professionale (metalmeccanici, falegnami, muratori,sarte, economia domestica ).

Per il 4 Dicembre 1952, festa di S. Barbara, organizzai una grande manifestazione alle miniere di Morgnano di Spoleto. Intervenne Livio Labor (esponente nazionale ACLI), che potè parlare per la prima volta a 2000 minatori. Cadde così un primo tabù: ai minatori di una regione rossa come l'Umbria  potevano parlare anche le ACLI. Anzi, Livio Labor fu molto applaudito. Con numerose riunioni, convegni e dibattiti aperti le ACLI furono portate alla ribalta in ogni luogo di lavoro.Memorabile (1952)  fu una grande assemblea delle ACLI con migliaia di contadini alla Bruna di Castel Ritaldi. Intervenne Alberto Sviderckoschi, esponente Nazionale delle ACLI Terra.

L'avvenimento  suscitò una vasta eco nella pubblica opinione: il Prof. Marcello Lucini, ( futuro direttore de Il Tempo, allora cronista a Spoleto), scrisse: "Per la prima volta si è fatta sentire tra i lavoratori una  voce libera e diversa. Il merito è delle ACLI, una  organizzazione sociale di ispirazione cattolica. E' stato finalmente dimostrato che  le manifestazioni di massa dei lavoratori possono essere organizzate anche senza il PCI e senza la CGIL: nessuno può detenere il monopolio delle forze lavoratrici.”

 Un successo che ti  segnalò perincarichi più importanti. Vero?

Dopo la positiva esperienza nelle ACLI di Spoleto, fui chiamato a svolgere le funzioni di Segretario Provinciale delle ACLI a Perugia. C'era  un Presidente molto attivo ed intelligente ,Giuseppe De Sanctis, che ricopriva anche l'incarico di vice Direttore dell'Ufficio Provinciale di Perugia.

Ancora impreparato,  affrontai con impegno la difficile e complessa realtà sociale di una grande provincia.

Per me fu il mio primo vero e severo impatto con  i problemi dei lavoratori e dei disoccupati in  una importante provincia"rossa". Le ACLI provinciali di Perugia presiedute da Giuseppe De Sanctis,  si imposero all'attenzione del mondo cattolico e della pubblica opinione per la loro qualificata e capillare crescita organizzativa in ogni ambiente di lavoro Ovunque sorgevano i circoli ACLI, aprivano cantieri di lavoro per disoccupati e corsi di addestramento professionale gestiti con serietà dall' ENAIP- ACLI ;  asili nido e scuole materne nelle parrocchie,colonie marine per i figli dei lavoratori a Senigallia.

I corsi di addestramento professionale organizzati dall'ENAIP -ACLI osservavano programmi ed orari di studio e lavoro particolarmente rigorosi. Insieme all'incaricato Provinciale ENAIP Roberto Merini presi parte a numerose ispezioni ai corsi per muratori, per sarte e per meccanici  in svolgimento a Gubbio, Citta' di Castello,Torgiano , Umbertide,  Deruda. Gli allievi trovati assenti dai corsi senza giustificato motivo, venivano immediatamente espulsi.

Le ACLI Perugine disponevano anche di un  periodico L'Aratro, un modesto foglio che fu anche la mia prima esperienza nel campo dell'informazione. Ma il fiore  all'occhiello di quelle eccezionale esperienza  delle ACLI fu: "La scuola Sociale e Presindacale" , frequentata con straordinariointeresse da centinaia di  quadri delle ACLI e della CISL.

Purtroppo ben presto i successi delle ACLI fecero  paura ai dirigenti della DC. Mentre i lavoratori cattolici ed il clero si impegnavano con entusiasmo per le ACLI, gli esponenti della DC provinciale si preoccupavano per una eventuale candidatura alla Camera dei Deputati di Giuseppe De Sanctis, molto apprezzato dalla gerarchia della Chiesa cattolica.   Il Dr.Giuseppe De Sanctis, Presidente delle ACLI e v.direttore dell'Ufficio Provinciale del Lavoro fu trasferito al Ministero del Lavoro al solo scopo di scongiurare  la sua candidatura  alle elezioni politiche del 1953. A nulla valsero le diffuse proteste della base .Il candidato gradito alla DC non doveva essere eletto. Fu chiamato a sacrificarsi il bravo Prof. Renzo Battistella della Presidenza Centrale ACLI. Una stagione d'oro delle ACLI di Perugia fu interrotta in questo miserevole modo!  Giuseppe De Sanctis  divenne, forse per sua fortuna, un bravo dirigente nazionale del Sindacato Dipendenti degli Uffici Provinciali del Lavoro aderente alla CISL.”

 Sempre se non ricordo male, poi ti trasferisti a Pesaro.

Nel  1955 fui ammesso alla Scuola Sindacale diFirenze e al termine del corso, all’inizio del 1956, fui inviato alla USP- CISLdi Pesaro per un periodo di sperimentazione pratica. A Pesaro, ambiente sindacale molto difficile, mi fu affidato l'incarico di organizzare i mezzadri.Giorno dopo giorno, con trepidazione  e determinazione, andai a trovare i mezzadri nelle loro abitazioni per preparare con loro le iniziative del sindacato. I mezzadri  erano in gran parte diffidenti verso la CISL e talvolta non esitavano ad allontanarmi dalle loro case per motivi ideologici. Ciò nonostante riuscii ad organizzare decine di riunioni serali, di incontri,  convegni e manifestazioni nelle frazioni enei comuni della Provincia.  Con la collaborazione  di tutta la USP riuscii ad iscrivere alla CISL centinaia di famiglie mezzadrili. Più in generale miadoperai per  accrescere l'adesione ditutto il mondo contadino alle politiche fortemente innovative di un sindacatoautonomo da tutte le forze politiche Sotto la intelligente guida di Alfio Tintil'Unione di Pesaro, seppure con pochissime risorse economiche a disposizione in confronto con  la complessità dei problemi, (riforme dei patti agrari e delle pensioni ,contrattazione articolataetc), riusciva ad elaborare progetti e a tracciare  la strada da seguire anche  alle altre organizzazioni sindacali. Il gruppo di lavoro costruito da Tinti nel quale ero inserito, operava in un clima sereno e positivo da prendere ancora oggi ad esempio. La morte improvvisa di mio padre  troncò di colpo una delle mie più esaltanti esperienze sindacali. Non potevo più restare lontano da mia madre e da mio zio ancora mezzadri ed in conflitto permanente con il proprietario del casale. Mi  sentii in colpa e chiesi, non senza rammarico, di tornare in Umbria.

Pesaro è rimasto per me un percorso breve  ma molto significativo della mia attività sindacale e della mia vita familiare.”

 

Ma l’esperienza a Pesaro fu di breve durata e quindi rientrasti a Perugia?

Nell’autunno1956 fui trasferito dalla USP-CISL di Pesaro a quella di  Perugia ed ebbi da Romei l'incarico di delegato di zona a Todi. La realtà socio- economica del Tuderte era prevalentemente costituita da una forte presenza di aziende agricole condotte a mezzadria, da numerose piccole e medie aziende industriali: la  Briziarelli a Marsciano e la Toppetti a Todi(laterizi); la Carbonari a Todi (televisori). Due grandi stabilimenti a Fratta Todina e a Marsciano lavoravano il tabacco ed occupavano migliaia di Tabacchine.

 Centinaia di aziende artigiane, completavano  il tessuto sociale ed economico e sociale del comprensorio. Quasi tutte le aziende medie e piccole, industriali, commerciali ed artigianali, eludevano le norme contrattuali dei loro dipendenti, provocando numerose vertenze di lavoro individuali. I giovani mezzadri stavano iniziando l'esodo delle campagne e cercavano lavoro senza trovarlo  in altri settori  produttivi.  La CISL si fece carico anche di questa esigenza e, attraverso  diretti contatti con il Segretariato Agricolo del Cantone di Turgovia  ( Svizzera),facilitò il trasferimento di numerosi giovani  presso aziende agricoleed industriali di  Val Vienten.

 I mezzadri anziani che rimanevano sul casale, mentre si mostravano scettici  e sfiduciati di fronte  progetti presentati dal sindacato per la riforma dei contratti agrari e per lo sviluppo economico e per l'ammodernamento dell'agricoltura, erano pronti a battersi soprattutto per le pensioni . Un atteggiamento ritenuto sbagliato e rinunciatario dal sindacato, anche se i mezzadri e i coltivatori diretti  allora erano i soli a non avere ancora diritto alla pensione.

Le Unione Zonali della CISL dovevano occuparsi di quasi tutte le categorie lavoratrici, fatta eccezione per quelle del pubblico impiego  che disponevano di autonome strutture provinciali organizzative.

 Il 5 luglio 1956 alle ore 17 un gruppetto di agrari erano riuniti in Piazza del Popolo a Todi e gridavano insulti e bestemmie all'indirizzo di Giulio Pastore. A loro dire Pastore era responsabile della vertenza del Plusvalore sul bestiame  e della perdurante agitazione nelle campagne per la riforma delle pensioni e del patti agrari. Io mi trovai ad attraversare la piazza e, mentre cercavo di reagire ai loro insulti, fui preso a calci da un agrario.

 Per domenica 8 luglio 1956 l'Unione Sindacale Provinciale di Perugia organizzò una grande manifestazione di protesta .La Confederazione designò  a presiederla Enrico Parri, Segretario Nazionaled ella Liberterra. La cittadinanza, i lavoratori ed in particolare i mezzadri  rimasero particolarmente impressionati  da questo grave episodio, finito nelle prime pagine dei giornali locali e dell'Unità e persino nelle cronache di Radio Mosca.  Nonostante i difficili rapporti di allora tra leConfederazioni sindacali, la CGIL solidarizzò con la CISL e aderì alla manifestazione dell'8 luglio 1956.  Si era determinato un clima di tensione nell'opinione pubblica; il  comando dei carabinieri di Todi temette per l'ordine pubblico. L' Unione Sindacale Provinciale CISL di Perugia, con grande senso di responsabilità, decise di sospendere la manifestazione e di intensificare la lotta dei mezzadri.

La CISL della zona di Todi, applicando alla lettera e con assoluta intransigenza i principi dell'autonomia del sindacato e superando indicibili ostacoli e difficoltà anche interne (per il mio predecessore, ad esempio, non era facile tagliare ogni legame con le forze estranee al sindacato),  determinò la crisi  della CGIL e diventò il primo sindacato. La ragione di  tanto insperato successo fu dovuta soprattutto allo spirito di sana emulazione ed autentica condivisione solidale di un gruppo dirigente disposto a spendersi totalmente per il sindacato. Tutti eravamo in gara tra di noi per superarci reciprocamente gli uni gli altri sugli obiettivi del proselitismo. Ci sottoponemmo, entusiasti, alla faticosa raccolta del grano in motocicletta nelle case dei mezzadri ed alla certosina riscossione dell'importo tessere e quote mensili individuali presso gli iscritti delle altre categorie. Sapemmo dedicarci al sindacato senza limiti di orario, senza riposo settimanale, senza ferie e talvolta anche  senza stipendio perché credevamo nella CISL e perché eravamo sicuri che le fonti di finanziamento del vero sindacato erano soltanto quelle che provenivano dai lavoratori .

E non solo questo!. Nel 1957, per la metà del costo della riparazione di una Fiat Topolino imprestatami da un parroco per tenere una riunione di mezzadri in una lontana località di montagna, la USP mi trattenne a rate la somma di L.70.000 su uno stipendio mensile di L. 35.000. La riunione era durata fino a mezzanotte.Mentre percorrevo una strada dissestata e sassosa per tornare a  Todi, urtai una pietra e, senza accorgermene,sfondai la coppa dell'olio e fusi il motore della topolino. Tornai a piedi alle ore 3 del mattino seguente, senza cena.

 A Todi avevo trovato ospitalità in una stanza umida e senza finestre dei Frati Cappuccini: non potevo affittare una camera.

 Per tenere riunioni a Marsciano, Fratta Todina, Gualdo Cattaneo e Bastardo, viaggiavo con la moto non meno di 3 ore al giorno.

A Marsciano, dove mi recavo spesso per organizzare e tutelare le tabacchine, alle ore 6 di una fredda giornata invernale, trovai ad aspettarmi Luigi Macario, Segretario Confederale CISL. Era venuto per incoraggiare le tabacchine in sciopero."

(Segue

 
 
 
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