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Post n°210 pubblicato il 22 Ottobre 2017 da greppjo
( Segue da 1 ) Nel 1958 mi sono sposato e per questo ebbi il "privilegio" di 15 giorni di permesso matrimoniale. A Todi fui sicuramente scomodo per le forze politiche ed istituzionali locali. Eppure il Vescovo seppe comprendere le motivazioni del mio impegno. Il segretario locale della DC chiese più volte a Roberto Romei il mio trasferimento, ma non fu accontentato. Soltanto nel mese di ottobre 1958, con il mio pieno gradimento, fui trasferito a Foligno.” Fu il classico promoveatur ut amoveatur? “Ho sempre ritenuto che si sia trattato di una promozione, non di una punizione. Anche perché rimasi a Foligno fino al 1962. Foligno situata al centro dell'Umbria, ("lu centru de lu munnu" secondo un detto locale), era e rimane una grande realtà economica caratterizzata dalla presenza di numerose categorie lavoratrici dell'agricoltura, industria, commercio, servizi e pubblico impiego.Come in tutte le altre Unioni Zonali,dovevo occuparmi di tutte le categorie, tranne quelle del pubblico impiego (insegnanti, ferrovieri, statali, postelegrafonici, ed altre). Durante la mia esperienza sindacale era anche qui molto significativa la presenza della mezzadria in agricoltura. La zona di Foligno contava, comunque, 2.000 lavoratori alle Grandi officine ferroviarie e circa 10.000 occupati in numerose aziende industriali di grande, media e piccola dimensione ( la Romana zuccheri, il Pastificio Pambuffetti, la Cartiera di Pale, le officine Tondi le Acque minerali della Nocera Umbra. Il mio maggiore impegno a Foligno fu assorbito dai mezzadri e dagli operai delle piccole e medie imprese. L'attività sindacale in questa zona fu inoltre caratterizzate da centinaia e centinaia di vertenze individuali dovute alla diffusa inosservanza delle norme contrattuali più elementari. Attraverso le vertenze recuperammo centinaia i milioni di lire in favore dei lavoratori e con le sole percentuali sulle somme recuperate incrementammo in modo significativo anche le insufficienti aliquote associative delsindacato. Non mancarono però le dure le reazioni di talune aziende, in particolare del Pastificio Pambuffetti, delle Officine Tondi e persino di un piccolo lanificio gestito dai Padri Francescani. Il titolare del Pastificio Gustavo Pambuffetti, che non sopportava di pagare decine di milioni di lire per la conciliazione in sede sindacale di numerose vertenze individuali, tentò persino di corrompermi.Adottando eccezionali misure cautelative per non rischiare clamorose denunzie penali, michiese di abbandonare le onerose e numerose vertenze sindacali individuali in cambio della elargizione ad personam di una indennità mensile da determinarsi. Si trattò di un rozzo ed inqualificabile tentativo di corruzione che mi lasciò profondamente turbato. Il titolare delle Officine Tondi tentò di fermarmi attraverso le vie giudiziarie: mi denunziò alla Procura della Repubblica per aver distribuito volantini della CISLall'ingresso delle sue Officine perché erano situate in un'area sulla quale in precedenza sorgeva l'aeroporto militare. Ero certo di non aver commesso alcun reato, ma fui rinviato a giudizio da un zelante Pretore di Foligno"per aver distribuito volantini in una zona militare". Conquiste del Lavoro pubblicò un articolo dal titolo " Le patate militari del Pretore di Foligno". Per aver fatto recapitare detto articolo al Pretore, fui rinviato a giudizio " per oltraggio alla Magistratura" presso il Tribunale di Rieti, insieme a Giuseppe Momoli, all'epoca direttore di Conquiste del Lavoro. L'accusa era grave. Soltanto il sopraggiungere di una amnistia del 1963 ci evitò un difficile e rischioso processo penale. Al Lanificio dei Padri Francescani, con circa 20 dipendenti quasi tutte donne iscritte alla CISL, vi furono dei licenziamenti. Le dipendenti rimasero tutte chiuse in fabbrica per difendere il loro posto di lavoro, ma dopo alcuni giorni vennero allontanate a forza. Le feci fotografare mentre venivano spinte fuori dai cancelli da un Padre francescano, coadiuvato da alcuni carabinieri, ma le foto furono sequestrate per ordine della A.G. . Presentai un esposto alla Procura della Repubblica perché valutasse se il sequestro delle foto comportasse un reato, ma la denuncia non ebbe alcun seguito. Nel mese di agosto del 1960, mentre mi trovavo nella zona di Castiglion del Lago per aiutare nella raccolta del grano Ugo Borscia, un collega delegato di zona, con la mia vecchia giardinetta in legno, difettosa di freni, ebbi un sinistro nel quale rimase coinvolta un'altra autovettura.L'assicurazione risarcì i danni dell'altra autovettura mentre io, per riparare la mia giardinetta in proprio, rimasi senza stipendio per un mese. Alle ore 6 di una fredda mattinata del novembre 1960 mentre incoraggiavo le raccoglitrici di ulive in sciopero nei dintorni di Foligno, mi trovai a fianco di Roberto Romei, Segretario Generale USP di Perugia. Con le lavoratrici in sciopero fui alle ore 6 di due fredde mattinate con Luigi Macario a Marsciano e con Roberto Romei a Foligno. Due gesti significativi, ma del tutto normali fra i delegati di zona e i dirigenti di base CISL nella provincia di Perugia. A Foligno ero il solo operatore a pieno tempo in una realtà caratterizzata da una forte domanda disindacato. Per coprire gli innumerevoli impegni di ogni giorno ( vertenze collettive ed individuali, scioperi, organizzazione, riunioni e convegni )facevo costantemente ricorso ad un gruppo di giovani volontari che mettevano la loro opera a disposizione del sindacato, a titolo del tutto gratuito I giovani di Foligno facevano notizia, sia come volontari nel sindacato che come vivaci animatori delle lotte per lo sviluppo economico e sociale . Buona parte del merito dei successi CISL a Foligno negli anni 59-62 era dei giovani. Forse anche per esaltare simili gesta di autentica generosità, Roberto Romei mi attribuì le funzioni di"Delegato Giovani di tutta la USP-CISL di Perugia. Accettai l'incarico con molto entusiasmo ed in poco tempo organizzai il Primo Convegno Provinciale dei Giovani svoltosi a Perugia nel 1961. La Confederazione inviò un proprio rappresentante ed io svolsi la relazione introduttiva. Ancora nel 1961,Luigi Macario, Segretario Confederale CISL, al termine di una grande manifestazione provinciale di quadri di base CISL da lui presieduta alla Sala dei Notari di Perugia, mi di prepararmi per la assunzione della responsabilità di una categoria alivello nazionale. La USP-CISL diPerugia diretta da Romei era in quegli anni un grande laboratorio di iniziative sindacali, una scuola permanente di formazione sociale e civile. Avevamo anche un simpatico periodico: Umbria sindacale. Nel 1962 partecipai ad un corso di tre mesi per la specializzazione in tecniche contrattuali alla Scuola Sindacale di Firenze . Ebbi così modo di approfondire i problemi della contrattazione articolata, della Job-Evalutation e dei premi legati agli incrementi di produttività. Al termine del corso mi furono offerte due possibilità : il trasferimento a Milano richiesto da Roberto Romei , che nel frattempo era diventato Segretario Generale della USP di Milano, oppure il trasferimento alla USP di Terni.Rinunciai per ragioni di famiglia a Milano e accettai Terni. Sono sempre rimasto molto legato a Foligno dove sono nati anche due dei miei tre figli:Veronica e Luigi Francesco. Inutile aggiungere che lasciai questa realtà con molti rimpianti.” Siccome so che sei rimasto a Terni fino al 1967 come segretario organizzativo di quella Unione sindacale, puoi raccontarci la tua esperienza di quegli anni? “A Terni città industriale, soltanto le acciaierie nel 1962 occupavano circa 4.000 operai. C'erano inoltre: la Terni Chimica di Nera Montoro, lo stabilimento di Papigno, la Terninoss , la Polymer della Montecatini, la Elettrocarbonium e la Linoleum di Narni, le acque minerali diAcquasparta, Sangemini e San Faustino. Mancava l'indotto con le seconde lavorazioni. Il tessuto socio - economico si presentava squilibrato per la mancanza di una fitta rete di piccole e medie industrie e questo già allora metteva in difficoltà le grandi aziende industriali. Un ruolo importante nelle realtà della provincia era allora svolto anche dal tradizionale settore dell'agricoltura. Terni è stata una sede gradita anche alla mia famiglia, un fatto questo molto importante se si considera che mia moglie Giuliana,insegnante nelle scuole medie, ad ogni mio trasferimento è stata suo malgrado costretta a cambiare anche la sede del suo lavoro. Il Segretario della USP-CISL dal 1961 era Gastone Rapallini che si stava adoperando per la riorganizzazione di un sindacato che si trovava obiettivamente in serie difficoltà, a causa di una precedente profonda crisi dirigenziale. Nei primi anni mi sono occupato dei lavoratori chimici e del settore terra, quest'ultimo costituito in gran parte da aziende coltivate a mezzadria. Il settore chimico, affidatomi nei primi anni, era costituito da importanti stabilimenti: Nera Montoro (concimi per l'agricoltura), Papigno ( idrocarburi), Polymer (lavorazione della plastica) Elettrocarbonium (elettrodi di carbonium) e Linoleum ( pavimentazionesintetica). Il lavoro più difficile in questo settore consisteva nella più rigorosa riaffermazione dell'autonomia del sindacato. Si doveva combattere,sia contro le politiche paternalistiche delle direzioni aziendali, sia contro la CGIL che accusava ingiustamente di servilismo i membri della C.I. della CISL. Occorrevano una qualificata formazione dei quadri e tanta iniziativa sindacale Per questo mi ccupai in particolare dell'organizzazione, ma anche della formazione e della stampa. Partendo da posizioni molto svantaggiate, ci cimentammo nella non fu facile preparazione di nuovi quadri sindacali di base e dell'intero gruppo dirigente. I positivi risultati ottenuti furono apprezzati anche dalla Segreteria Confederale CISL, tanto che nel 1964, pur continuando alavorare alla USP di Terni, fui chiamato a far parte del gruppo dei formatori confederali e come tale utilizzato in diversi corsi formativi di quadri dirigenti di base svoltisi in Val D'Aosta, in Piemonte, Campania . Dal 1962,incominciando da Postiglione, fui anche nel gruppo degli istruttori ai Campi Scuola CISL di Ortisei ,Val D'Aias e S. Marttino. La provincia di Terni degli anni 60 aveva raggiunto livelli occupazionali significativi e dal punto di vista sociale ed economico viveva un periodo di relativa apparente stabilità. Ma la CISL già segnalava le prime avvisaglie di crisi del settore chimico e si batteva per la promozione di uno sviluppo economico più equilibrato. C'erano le grandi fabbriche ma mancavano le piccole e medie imprese .Occorrevano in loco le imprese necessarie per le seconde lavorazioni del materiale prodotto dalle grandi aziende come la Terni,la Terninoss e la Polymer Montecatini. Per questo la provincia di Terni,sebbene abbondantemente industrializzata, soffriva a causa di una struttura socio- economica fortemente squilibrata.L'esatto contrario di Perugia, presa a modello da economisti come Lombardini e Lizzeri per il suo solido tessuto socio-economico fondato sulle piccole e medie imprese. La CISL affrontò per prima questo problema,chiamando alla mobilitazione per uno sviluppo più equilibrato, tutte le forze economiche, sociali e politiche della "conca Ternana". Al congresso della USP del 1965 fui il primo degli eletti.Per continuare a collaborare lealmente con Rapallini, non accettai la candidatura a Segretario Generale della USP sostenuta da un significativo gruppo di componenti il Consiglio Generale. Nel 1967 mentre ero al Campo Scuola Naz.le CISL di ValD'Aias (Valle d'Aosta), la Segreteria Confederale mi offrì la reggenza della USP CISL dell'Aquila. La notizia non fu certo bene accolta da mia moglie che si trovava al mare in una colonia di Pesaro con i miei tre figli; l'ultima arrivata, Chiara, era nata nel 1966. Io stesso che mi trovavo bene a Terni, ero impreparato di fronte all'offerta della USP dell'Aquila.Accettai non senza molte preoccupazioni e perplessità.”
Dopo la reggenza fosti eletto segretario generale e vi rimanesti fino al 1979. Puoi raccontarmi qualcosa di quei lunghi anni all’Aquila che so che furono insieme belli e dolorosi? “All' Aquila trovai una Unione provinciale allo sbando. Gli organi collegiali Unionali erano stati sciolti dalla Confederazione, la situazione finanziaria quasi senza speranza di risanamento: 3,5 milioni di debiti accertati dall'Ufficio Ispettivo Confederale alle consegne e altre notevoli "sopravvenienze passive" emerse successivamente. Fui insediato da Angelo Fantoni, Segretario Confederale CISL, con l'incarico di Segretario Reggente dell'Unione Provinciale dell'Aquila nel mese di settembre 1967. L'Aquila, un capoluogo storico regionale d' Abruzzo contestato da Pescara, è una provincia vastissima che si estende dalla Valle Peligna al Sangro fino ad Avezzano, vuol dire ancora: il vasto territorio "Marsicano" anch'esso in conflittocon il capoluogo perché rivendicava già allora le prerogative di una provincia autonoma; il "Fucino" con le sue fertili terre emerse dal prosciugamento del lago, fallito dai Romani ed attuato dal principe Torlonia e con le sue dure lotte bracciantili degli anni 50 descritte da Ignazio Silone,la riforma fondiaria della legge Segni e la assegnazione del latifondo di Torlonia ai contadini. In una delle mie prime riunioni ad Avezzano, alcuni dei dirigenti di base della CISL mi dissero che " i cittadini di Avezzano avrebbero voluto innalzare un filo spinato sulle Rocche per separarsi totalmente dall'Aquila"! La Sit-Siemens ,la fabbrica metalmeccanica più importante della Provincia con circa 1.000 dipendenti, aveva una Commissione Interna a maggioranza UIL. La CISL, senza un iscritto, era completamente assente, dalla Sit- Siemens c dalla C.I. di fabbrica. Di nessun rilievo la presenza CISL nelle altre realtà produttive della provincia. Esisteva invece lo IAL, Istituto Addestramento Lavoratori della CISL, che gestiva corsi di preparazione professionale per termoidraulici, sarte,muratori e falegnami a Poggio Picenze ( L'Aquila), a Paterno e a Balzorano ( Avezzano) a Pratola Peligna ( Sulmona) e a Castel di Sangro. La USP-CISL, nella sede principale dell'Aquila, aveva un solo collaboratore politico a pieno tempo Dante Muzzi addetto alle vertenze ed una sola segretaria, Rita, che riceveva le telefonate. Nella sede zonale di Avezzano aveva un delegato di Zona Giorgio Ghirotto, in via di trasferimento e a Sulmona nessun collaboratore a pieno tempo.” Qui finisce purtroppo il suo racconto inedito e parziale della sua vita sindacale. Nel raccontarmi l’esperienza all’Aquila, da qualche minuto aveva però perso il suo sorriso bonario e improvvisamente il suo volto si era rabbuiato. Sapendo che eravamo entrati in un periodo di particolare sofferenza per la sua vita a causa di una sporca guerra personale che gli avevano scatenato alcuni esponenti sindacali che facevano riferimento a notabili democristiani abruzzesi, lo interruppi con queste parole. “Caro Enrico, sono le sei e mezzo ed io devo andare in quanto altrimenti perdo l’ultimo treno per tonare a casa. Visto che si è fatto tardi possiamo continuare un altro giorno?”. “Si” mi rispose subito. E riprendendo il suo solito sorriso,aggiunse :” non ti preoccupare e, se ti fidi,ti do io un passaggio fino a Termini con il mio motorino”. In meno di dieci minuti fummo alla Stazione Termini. Anche se aveva quasi ottantanni guidava il suo cinquantino come un ragazzo diciottenne e durante il breve tragitto mi promise di riprendere il racconto della sua vita sindacale all’indomani. Ma poi invece l’indomani mi disse che non se la sentiva di riprendere il racconto. Rinviammo a quando se la sarebbe sentita, ma , nonostante i miei ripetuti inviti non ci fu verso di riprendere quel racconto. Quando nel 2015 andai a trovarlo a casa ed era già non più in buona forma fisica, non me la sentii di rinnovare la richiesta di riprendere il racconto. Mi disse solo che non guidava più il motorino ed avendo io mio padre gravemente malato mi limitai ad una breve visita, che però fece molto piacere ad entrambi in quanto ci chiedemmo cristianamente perdono se qualche volta avevamo avuto delle discussioni sindacali e culturali divergenti durante i nostri anni in Cisl. Per far capire meglio ai lettori chi era Enrico Cherubini prendo pertanto a prestito la testimonianza dei figli Veronica,Luigi e Chiara. Una testimonianza pubblicata su Facebook ad integrazione del mio post di ricordo che ho scritto il diciassette sera. Ecco il ricordo integrale dei figli. "Non è facile descrivere in poche parole una figura complessa come quella di nostro padre, Enrico Cherubini. Nel rinnovare le mie condoglianze cristiane a vostra madre Giuliana e a voi, cari Veronica, Luigi e Chiara, desidero ringraziarvi per questa vostra testimonianza che , seppur in maniera essenziale, porta a conclusione quella mia intervista dell’autunno 2006. Sono sicuro che vostro padre è fiero di voi e dal Cielo vi sorride e protegge ancora di più di quello che sempre ha fatto con tanto amore nella sua vita terrena. Ivo Camerini |
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