cazzo se sono stanco. Tornare a casa, per quanto bello, è sempre un'esperienza stancante. Prepari le vaige. Vai alla stazione. Traffico per l'aereoporto. Problemi con il biglietto. Ora poniamo che l'aereo viaggi a circa 700 km/h (dato casuale, non ho proprio idea del dato reale). Per Fertilia sono 1h10', facilmente arrotondabili in un'ora. Quindi sono 700 e passa km di strada da fare, poi finalmente a casa.
Ma volete mettere la soddisfazione? Toccare il proprio suolo natio, respirare l'aria cui si è abituati, sentire il calore del sole che ci ha riscaldato per una vita.
La vita fuori è sfibrante, uno alla fine della giornata lo sente. Più di quanto non lo senta mentre fa le cose. Uno si siede, si stende. Rilassa i muscoli, allarga la mente. E in un attimo tutta la fatica pervade il corpo, impedisce che le membra si muovano per fare qualsiasi cosa. Persino mangiare, o bere, diventa una fatica assurda, quasi impossibile. Se uno riesce, persino Ercole resterebbe allibito.
La mente è stanca, è stata in continua tensione per ogni singola ora di lezione. Se uno perde un attimo ha perso tutto, non capisce più niente. E questo stato di allerta è semplicemente estenuante.
Anche il corpo si affatica: portare di nuovo uno zaino sulle spalle, la strada a piedi, le scale, l'attraversamento della strada, l'aria sporca di smog e "aria di città". Si, perché l'aria di una città con 600.000 persone è diversissima da quella di una cittadina di 120.000 persone (a voler esagerare).
Ed è così che uno si ritrova di punto in bianco privo di forze, tenuto su solo dalla consapevolezza che, se cadesse, non avrebbe nessuno a sollevarlo.
Ma una forza, seppur lontana, che di tanto in tanto ricarica le pile, esiste.
Ganbatte-kudasai, Riccardo. Credi in loro, e finché loro crederanno in te, nessuno potrà metterti sotto. Credi in loro, perché loro crederanno in te.
Non è forse così che facciamo noi del Gurren-dan?
(N.B.: si, vorrei davvero avere qualcuno che sia come l'aniki di Simon ;__; )