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Come tutte le industrie si adeguano al mutare dei tempi, anche quella dei giocattoli si trova inevitabilmente a fare i conti con la crisi e la recessione; e come lo fa? Lanciando ovviamente sul mercato la BAMBOLA SENZA TETTO!
Ora, non è che tutte le bambole in commercio hanno già a disposizione una villa o un castello o semplicemente una casetta con giardino come quella gran cul… ehm… fortunata di Barbie. Il concept alla base di questa nuova bambola (il cui nome è Gwen, lanciata di recente sul mercato dalla società American Girl) è proprio diverso: è quell’idea di povertà che spinge le persone a diventare degli homeless, dei senzatetto. Gwen è per l’appunto una di queste sfortunate persone, una barbona, per essere politicamente incorretti. Eccola lì infatti, con i suoi occhi grandi e languidi, in vestito bianco ed infradito.
Perbenisti e malpensanti sono subito balzati sull’attenti invocando allo scandalo! I più ottimisti vedono invece nella strategia dell’American Girl il solo intento di educare le bambine a questa forma estrema di povertà, a far capire loro che un senza tetto è una persona come tutte le altre, che necessita di cure e di affetto.
Pur vero è che guardando a questo nuovo esempio di “emancipazione” dell’industria dei giochi, i paradossi sono molti: ve la immaginate una bambola senza tetto che costa (solo) 95 dollari? O che finisce nella stanza da gioco di una bambina benestante che potrebbe anche non immaginare che al mondo esistono persone che un tetto sulla testa non ce l’hanno per davvero? A fine poi di completare il processo educativo, sarebbero le mamme disposte ad accompagnare le loro piccole presso una mensa dei poveri per conoscere i senza tetto in carne ed ossa? Quelli però non avrebbero l’odore dolce di confetto a cui siamo abituati con le bambole tradizionali dai vestiti lindi.
Sta di fatto che se le bambine non decidessero di far diventare Gwen una della famiglia, emancipandola dal suo stato di povertà, considerandola come un personaggio reale e non semplicemente come un oggetto di lusso da possedere per “moda”, Barbie continuerà a spassarsela, andando per gala e feste, sfoggiando abiti di tulle e gioielli, standosene comodamente al braccio del suo Ken plastico e snobbando apertamente una Gwen qualunque che dorme sotto la vetrina della banca dove lei è passata un pomeriggio per un prelievo da 1000 euro indispensabile per acquistare un portamonete firmato D&G.
Lancio una provocazione: perché invece di vendere bambole povere a bambine ricche non si prova a regalare bambole “normali” a bambine povere?
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