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Post n°159 pubblicato il 20 Agosto 2009 da fras810
Due amici che non si sentono da anni. Il loro rapporto era molto affiatato, si confessavano ogni minima esperienza; lei fu la prima persona con cui lui fece outing, lei gli raccontava dei problemi in famiglia. Poi un giorno un nuovo fidanzato di lei che lui non sopportava perché soffocante e un improvviso allontanamento da parte di entrambi, senza una spiegazione, senza un perché. Passano gli anni, lui le manda, con speranze di riconciliazione, sms in occasione delle feste comandate e del suo compleanno, lei risponde con sufficienza e contraccambia gli auguri di buon compleanno più per dovere che con la reale voglia di farlo. Da allora il silenzio. Lui la sogna spesso, sogna un incontro, difficile per lo più, data l’indifferenza di lei. Dopo ogni sogno lui si chiede come lei possa stare, come va la sua vita. Si è sposata? Ha dei figli? Sta sempre con quell’uomo che con la promessa di renderla felice la stava cambiando ridipingendola con dei colori che nulla avevano a che fare con la sua lucentezza originale? Poi l’ennesimo sogno – con lei che era diventata madre – e l’impellente bisogno di sentirla, di creare una possibilità di riconciliazione. Uno scambio di sms. Lui: Ciao. Dopo l’ennesimo sogno in cui ci incontravamo non potevo non chiederti come stai, come va la tua vita. Chissà se questo è ancora il suo numero di telefono. Silenzio. Dopo tre giorni senza risposta è ovvio che lei o ha cambiato numero oppure non vuole avere niente a che fare con lui. Poi d’improvviso… Lei: Sì questo è ancora il mio numero. Va tutto bene, spero lo stesso per te… sono passati anni… C’è quindi ancora una minima speranza. Lui: Sembrano secoli ormai. Tutto bene anche per me, alcune cose sono sempre uguali, altre invece subiscono importanti cambiamenti, è la vita… è bello risentirti, come è stato bello incontrare tuo fratello sulla spiaggia. Sarebbe piacevole riparlarsi… Lei: Se è destino capiterà… Chi può dirlo… Chiusura. Lei gli mostra una chiusura che in fondo lui si aspettava. In fondo gli serviva proprio questo scambio per cancellarla definitivamente dal suo cellulare… e dal suo cuore. |
Post n°158 pubblicato il 19 Agosto 2009 da fras810
C’è un evento che arriva puntuale ogni anno nel mio paese natale e porta con sé l’estate. Sopraggiunge quando le giornate sono calde ma non soffocanti e va via portandosi dietro il caos della stagione, le giornate passate sulla spiaggia, profumate di olio al cocco e creme solari, le fresche fette di cocomero e le passeggiate serali. Questo evento è destinato ai bambini ma fa sorridere anche i più grandi, i genitori che accompagnano i loro figli, le coppie di ragazzi che, mano nella mano, passano da quelle parti lasciando un sorriso, adolescenti e anziani che si lasciano sfuggire una risata di fronte a quello spettacolo. È il teatrino dei burattini. Ogni anno sempre uguale, con i suoi colori familiari - giallo e marrone -, con la vecchina dello zucchero filato vestita di tutto punto; ogni anno con le stesse rappresentazioni con Pulcinella che fa da protagonista e tutti gli altri personaggi, bizzarri e bislacchi – in particolar modo i personaggi femminili con le loro voci vagamente transessuali – che fanno da contorno offrendo agli spettatori un momento di pura e spassosa evasione. È proprio passando vicino al teatrino del burattini che quest’oggi un piacevole ricordo è affiorato nella mia mente. La memoria ha fatto un salto all’indietro, volando sulle estati dei tardi anni ottanta, quando le giornate non erano soffocanti come quelle di oggi, o almeno così sembrava a un bambino biondo di nemmeno dieci anni. Ricordo l’attesa spasmodica di quel giorno in cui, con la mano in quella di mia nonna, me ne andavo saltellando, nelle prime ore del pomeriggio, verso il teatrino dei burattini. Aspettavo quel giorno impazientemente tutto l’anno perché per me aveva il sapore di un rito, di qualcosa che contraddistingueva ogni estate, contribuendo però a renderla identica a quelle precedenti. Quel che però più mi dava adrenalina, e che forse aspettavo con maggiore apprensione (la mia preoccupazione era di ritornare a casa a mani vuote), era l’acquisto, al termine dello spettacolo, di un burattino, un personaggio tutto per me che potevo portare a casa per fargli vivere storie surreali, di quelle che io non avrei mai potuto avere. Il burattino, con le sue manine di cartone, era un regalo che mia nonna mi faceva ogni anno, quando con la sua enorme borsa nera a un braccio e il fazzoletto bianco in mano per asciugarsi il sudore dalla fronte, mi faceva vivere una giornata unica e irripetibile nel suo genere. Nel momento stesso però in cui il burattino (uno solo all’anno) finiva tra le mie mani, la mia attesa frenetica ricominciava e non vedevo l’ora che passasse un altro anno per acquistare un nuovo personaggio; in fondo i bambini sono un po’ così, scalciano per ottenere quello che vogliono e nel momento stesso in cui lo ottengono orientano immediatamente la loro insoddisfazione verso qualcos’altro. Da ragazzino piuttosto strano com’ero non potevo che scegliere personaggi altrettanto “particolari”; eccezion fatta per Pulcinella, i miei occhi cadevano inesorabilmente su personaggi fantasiosi come la Fatina (che avevo obbligato a recitar la parte dell’amante del bianco-vestito personaggio partenopeo), la Morte (sotto forma di scheletro dal vestito nero) e il Diavolo. Ricordo ancora il peso delle marionette della mia infanzia, con le loro teste di creta che puntualmente cadevano a terra scheggiandosi e perdendo frammenti di colore. Le mie dita a volte facevano fatica a tenere su le marionette ma di lì a breve la creta avrebbe lasciato il posto alla plastica, regalando alle mie mani sì minori sforzi ma dando al burattino minor fascino; in fondo quelle teste realizzate a mano erano diverse l’una dall’altra e questo contribuiva ad alimentare la sensazione di possedere qualcosa di davvero unico. Oggi quei burattini non li posseggo più, vittime dell’usura e della necessità di eliminare le cose inutili. Posseggo qualcosa di più prezioso però: il ricordo dei momenti vissuti, del piacere dolce e mai infantile provato di fronte a quel regalo. |
Post n°157 pubblicato il 18 Agosto 2009 da fras810
Qual è il momento migliore per mettere in esposizione il proprio corpo? L’estate ovviamente! Ad ogni estate ci si libera degli indumenti più ingombranti e si fa libero sfoggio di pelli abbronzate, tatuaggi, pance, glutei e tutto ciò che si può non lasciare all’immaginazione. Quest’anno però qualcosa non quadra. I miei occhi vanno alla ricerca continua di due pettorali gonfi o di qualche tartaruga ben scolpita e puntualmente trovano tette malamente allenate, sederi cadenti e pancette più o meno pronunciate. Non che la cosa mi dispiaccia, non è necessario un paio di bicipiti per accendere il mio interesse; mi domando però che fine abbia fatto la smania per le masse muscolari gonfie che sembrava ossessionare, negli anni passati, uomini di ogni tipo e di ogni età. Sulle spiagge della mia città non vi era uomo o ragazzo che, fino alla scorsa estate, non sfoggiava addominali ben curati, pettorali sodi e lucidi e fondoschiena tirati. Quest’anno sembra invece che gli uomini sembrino meno attenti ai loro fisici, preferendo corpi meno statuari ma più normali. Eccezion fatta per un super modello in slip bianchi che ho circuito nell’acqua marina come uno squalo, un colosso umano in bermuda rossi che correva sulla spiaggia a mo’ di Baywatch e un sirenetto con micro costume che ben poco nascondeva, son stati pochi gli adoni che ho visto passarmi accanto questa estate. Bei volti sicuro, tagli di capelli mascolini e sexy, tatuaggi e abbronzature perfette ma a fisici, si lascia molto a desiderare. Un caloroso abbraccio a tutti i cari amici che son già rientrati dalle vacanze J |
Post n°156 pubblicato il 03 Agosto 2009 da fras810
L'idea generale era quella di regalare a Barbabietola, per il suo imminente compleanno, la Carta per Due, una tessera speciale che permette, nel comune di Roma (ma anche in altre città d'Italia), di usufruire di sconti del 50% presso diversi ristoranti, pizzerie e pub convenzionati e di godere di altre interessanti riduzioni presso cinema, teatri ed eventi in generale (es. il Golden Gala). Alla tessera il gruppetto di amici avrebbe voluto accludere inizialmente - e tanto per regalare qualcosa di divertente e per farsi due risate in compagnia - un libro di grosse dimensioni con riproduzioni di falli di dimensioni altrettanto grandi. Fras però portò tutti a ragionare sulle reazioni che Barbabietola avrebbe potuto avere e sull'importanza di regalargli qualcosa di realmente utile e che gli avrebbe evitato scheccate (dato che ogni qual volta vi era un compleanno lui, villano, aveva da ridire sulla bellezza dei regali che venivano fatti ad altri in confronto a quelli che riceveva lui). Alla fine tutti concordarono di affiancare alla Carta per Due alcune camicie marcate Brooks, la catena di negozi di vestiti presso i quali Barbabietola era solito fare acquisti. In realtà non tutti erano d'accordo su questo doppio regalo; il Nano, compagno di Barbabietola, aveva da ridire: |
Post n°155 pubblicato il 31 Luglio 2009 da fras810
- Ma come se l'è beccata l'epatite? - Kidor era al telefono con il Nano mentre Fras ascoltava attento da sotto la doccia. Quella domenica sera di giugno avevano progettato di andare a mangiare un gelato fuori. C'era stato poi il messaggio di Nano che annunciava il ricovero di Barbabietola in ospedale per epatite. Pensarono quindi che sarebbe stato meglio stargli vicino e lo invitarono a passare la serata con loro.
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