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Il comunismo salvifico del capitalismo di Eric. J. Hobsbawm

Post n°59 pubblicato il 03 Aprile 2013 da ltedesco1

<<Solo la temporanea e insolita alleanza del capitalismo liberale e del comunismo, che si coalizzarono per autodifesa contro la sfida del fascismo, salvò la democrazia; infatti la vittoria sulla Germania hitleriana fu ottenuta, e poteva soltanto essere ottenuta, dall’Armata rossa. […] Senza la vittoria sovietica, oggi il mondo occidental...e (al di fuori degli Usa) sarebbe governato da una serie di regimi di stampo fascista e autoritario invece che da democrazie liberali e parlamentari>>. Così si esprimeva Eric J. Hobsbawm, recentemente scomparso, nel suo lavoro più noto, Il secolo breve 1914-1991 (Milano, Bur, 2004, ed. or. 1994, p. 19).
La rivoluzione d'ottobre, inoltre, secondo lo storico britannico, avrebbe fornito <<al capitalismo dopo la seconda guerra mondiale l'incentivo e la paura che lo portarono ad autoriformarsi: infatti, il capitalismo trasse dai principi dell'economia pianificata dei regimi socialisti, allora assai popolari, alcuni metodi per una riforma interna>> (p. 20).
Il comunismo avrebbe insomma salvato per ben due volte il capitalismo; militarmente prima ed economicamente poi.
In questa sede intendiamo volgere la nostra attenzione al primo corno del problema, perché rispetto ad esso ci sembra che Hobsbawm cada in contraddizione.
Sua convinzione, largamente condivisa dagli studi in materia, è che la ragione per cui <<la reazione di destra>> (p. 154) dopo il primo conflitto bellico prevalse nella forma del fascismo risiede nel collasso dei sistemi di potere e dei ceti dirigenti dei regimi liberali. Ma un'altra concausa dell'affermazione dei fascismi italiano e tedesco, secondo Hobsbawm, è proprio la rivoluzione di ottobre:<<l'ascesa della destra radicale - osserva - dopo la prima guerra mondiale fu indubbiamente una risposta al pericolo, anzi alla realtà, della rivoluzione sociale e dell'accresciuto potere della classe operaia e, più in particolare, fu una risposta alla Rivoluzione d'Ottobre e al leninismo. Senza questi fatti non ci sarebbe stato il fascismo, perché sebbene in un certo numero di paesi europei dalla fine dell'Ottocento si fosse registrata una presenza vociante e aggressiva dell'estrema destra demagogica, queste forze politiche erano state tenute sotto controllo, quasi sempre con facilità, fino al 1914. Sotto questo profilo gli apologeti del fascismo hanno probabilmente ragione nel sostenere che Lenin ha generato Mussolini e Hitler>> (p. 152). È pur vero che Hobsbawm subito dopo critica il Nolte di Nazionalismo e bolscevismo. La guerra civile europea 1917-1945 (Firenze, Sansoni, 1989, ed. or. 1987), reo di aver presentato i crimini nazisti come reazione alla minaccia e alla violenza comuniste ma ciò non toglie che sua convinzione è che la rivoluzione russa, assieme alla crisi del regime liberale, abbia contribuito all'ascesa del fascismo in Italia e che entrambi questi fattori, cui si aggiunse la crisi economica iniziata nel 1929, abbiano partorito poi il nazismo.
La rivoluzione di ottobre come condizione necessaria anche se non sufficiente dei fascismi europei, dunque.
Ma alla luce di questa tesi appare allora curiosa l'affermazione di Hobsbawm secondo cui il capitalismo liberale dovrebbe riconoscere al comunismo il merito di averlo salvato dal fascismo.
Sarebbe come pretendere che un uomo, salvato dal rogo della propria abitazione, ringrazi l'autore dell'incendio solo perché questi lo ha estratto dalle fiamme all'ultimo momento.

 
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