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Quel che i dati Istat non dicono sulla pressione fiscale

Post n°24 pubblicato il 11 Luglio 2010 da ltedesco1

L’Istat ha annunciato in questi giorni che la pressione fiscale sul Pil è salita dal 42,9% del 2008 al 43,2% del 2009. Il Presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Claudio Siciliotti, ha ribattuto che in verità a causa dell’enorme Pil sommerso, e quindi non tassato, siamo primi in Europa per carico fiscale sull’economia emersa.

Chi ha ragione? L’ultima fatica di Luca Ricolfi (Il sacco del Nord. Saggio sulla giustizia territoriale, Milano, 2010) sembra dare una risposta convincente. Ricolfi ricorda come le analisi dell’Agenzia delle entrate abbiano stimato per il periodo 2000-2004 (ultimi dati disponibili) un differenziale tra pressione fiscale sull’economia emersa e quella ufficiale di circa 9-10 punti.

Elaborando i dati Ocse e quelli presentati dai pochissimi studi che hanno fornito stime internazionali dell’economia sommersa, il docente universitario di analisi dei dati nonché editorialista della <<Stampa>> mostra come relativamente alla pressione fiscale effettiva l'Italia sia preceduta, tra i paesi Ocse, solo da Svezia e Danimarca, che la superano di circa un punto percentuale. <<La nostra pressione sull'economia regolare - precisa Ricolfi - è 7 punti sopra quella della Francia, 10 punti sopra la Spagna, 15 punti sopra la Germania, 16-17 punti sopra il Regno Unito, 20 punti sopra l'Irlanda, 27 punti sopra gli Stati Uniti>> (p. 119). Il fisco italiano, insomma, conclude ironicamente Ricolfi, <<non è il più esoso del mondo ma, con un piccolo sforzo, può farcela a diventarlo>>.

Luca Tedesco

 

 
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