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Gli “eroi” Mangano, Greganti e le confessioni, tardive, di un ex compagno

Post n°25 pubblicato il 12 Luglio 2010 da ltedesco1

<<Mangano e' stato il mio eroe. Era in carcere, ammalato. Invitato a parlare di me e Berlusconi si e' sempre rifiutato. Se si fosse inventato qualsiasi cosa gli avrebbero creduto ma ha preferito stare in carcere, morire piuttosto che accusare ingiustamente>>. Questo ha detto Dell'Utri all'indomani della sentenza di condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Sono contento. Ecco, penso, l'ennesima cosa per cui indignarsi, in modo cristallino e senza riserve, senza se e senza ma. Eppure la solidità dell'indignazione dopo alcuni attimi inizia a incrinarsi. Rivado con il pensiero a quando poco più che ventenne, iscritto al Pds, facevo in sezione con i compagni quasi giornalmente e con una certa voluttuosa e sadica eccitazione il bilancio dei socialisti e democristiani colpiti dai fendenti di Mani Pulite.

Poi, un giorno, una mazzata tremenda sembra colpire anche noi, gli antropologicamente diversi, così ci raccontavamo a noi stessi. Primo Greganti viene indagato per finanziamento illecito al partito. La convinzione dell'alterità sembra vacillare ma è solo un attimo, ché subito acquista una nuova veste, quella del silenzio imperscrutabile, impenetrabile del compagno G, da alzare come vessillo e da agitare come bandiera con tanto maggiore orgoglio quanto più vigliacca e miserevole ci appariva la prontezza dei politici degli altri partiti a vuotare il sacco al minimo tintinnar di manette. Primo Greganti, poi condannato a tre anni, novello partigiano, eroe da portare sui nostri scudi perché, come l'ex stalliere di Arcore, non parla, non tradisce...

 

Luca Tedesco

 
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