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C'erano una volta i sogni...

Post n°35 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da Verginello_71

E il vostro più bel sogno invece? Lo ricordate? Io si, lo ricordo benissimo anche se risale a parecchi anni fa. Breve spiegazione (o preambolo) per spiegare la causa/motivo dell'ambientazione del mio sogno: la domenica pomeriggio, tutti in compagnia, andiamo al cinema a vedere "Robin Hood - Il principe dei ladri" (quello con Kevin Costner) e la sera a casa di un amico a vedere "Willow". "Willow" è un film fantasy uscito nell'88; tra il cast figura un giovanissimo Val Kilmer. Trama classica: una strega cattiva rapisce una principessa bambina (poppante, a dire il vero) per salire al trono. Ad impedirlo, un eroico nano e un aitante furfante (Kilmer) che accetta di aiutare il nano in cambio di denaro. Pur non essendo un amante del genere fantasy, è un film che vi consiglio: davvero molto carino, a mio avviso.  Ma torniamo al sogno. Vi è mai successo di fare dei sogni che sembrano sceneggiature di film, se non addirittura film? Intendo, con una trama abbastanza definita. Ed un suo senso logico, nonostante tutto: con un inizio e una fine. A me è successo qualche volta. Ebbene, la domenica notte, dopo aver visto quei due film, ho fatto questo sogno:

Camminiamo lungo una stradina di campagna, io e mia sorella. Nel sogno, mia sorella è un'amica reale di mio fratello, Roberta. La strada si snoda come un serpente, in mezzo a immensi campi di grano, ed è costeggiata da un lungo steccato. Io sono handicappato, o ritardato. Comunque non sono autosufficiente e mia sorella si prende cura di me. Infatti, arrivano due sue amiche (in abiti da contadine, in perfetto stile medioevale) che le chiedono se vuole andare con loro al ruscello. Lei, a malincuore, risponde che non può perchè deve badare a me. Vedo le sue amiche allontanarsi lungo la strada. E sono molto triste. Non per me, per mia sorella. Non può avere una vita normale, perchè deve occuparsi di me che non lo sono. Siamo entrambi appoggiati allo steccato, guardando all'orizzonte un sole caldo che tinge i campi di grano di un oro quasi abbagliante. Lo sguardo di mia sorella pare andare oltre l'orizzonte, lontano. Io so a cosa sta pensando (o mi pare di saperlo): vorrebbe fuggire da questa vita di sacrifici e rinunce, vorrebbe poter essere libera. Di fare ed essere ciò che vuole. Io mi sento ancora più triste. E in colpa. Le chiedo se le va di raggiungere le sue amiche al ruscello. Mi prende per mano e ci incamminiamo verso il ruscello.

Sono seduto sulla riva del ruscello, inseguo con lo sguardo il volo lento di un calabrone. Mi vedo in seconda persona: sono moro, tarchiatello. Le articolazioni sono un po' sformate. Avete presente il gobbo di Notredame? Ecco, una cosa del genere. Ho lo sguardo beota e ingenuo di un bambino, intrappolato nel corpo di un adolescente (dimostro circa 12/14 anni), che sorride gaio al volo di un calabrone; mia sorella e le altre donzelle, giocano nel ruscello. C'è un cielo azzurro e limpido, mi sdraio sull'erba della riva, senza perdere di vista il calabrone. Improvvisamente, il terreno crolla sotto di me. Non ho il tempo nemmeno di urlare: cado in una specie di pozzo.

Alcune immagini, slegate tra loro, com'è tipico nei sogni.

Sono in un bellissimo palazzo. E sono diverso: ho circa vent'anni, occhi azzurri e capelli biondi. Nell'enorme sala, di fronte a me, un trono imponente. Seduta sul trono, una bellissima regina (sui vent'anni anche lei), mi spiega che il loro regno è in pericolo. E che solo io posso salvare lei ed il regno.

Non so chi siano i cattivi, nel sogno sono solo figure indistinte. Ricordano i barbari nell'iconografia classica: sporchi, brutti e cattivi.

Il sogno quì si fa confuso, pieno di tante immagini. Ma ricordo una corsa di bighe, all'interno di un anfiteatro. Stile Ben Hur, tanto per capirci. Mi difendo con una spada, cado dalla biga. Affronto in un duello corpo a corpo, un enorme personaggio: capelli lunghi e neri, barba incolta.  Ricordo una pioggia di frecce, un assalto ad una specie di torre. L'ambientazione cambia repentinamente: sono di nuovo nella sala del trono.

Ho salvato il regno, sono l'eroe. La splendida regina mi ringrazia e mi propone, come dono, di rimanere in questo "mondo" e sposarla (non so come, ma nel sogno so che si è innamorata di me. Ed io lo sono di lei.). Oppure, posso sceglire di tornare al mio mondo e di dimenticare tutta l'avventura appena vissuta. Senza pensarci un'attimo, le propongo una terza opzione. (Ecchecazzo, v'ho salvati! Venitemi incontro eh!). Scelgo di tornare al mio mondo ma chiedo di poter essere autosufficiente. Non mi importa di essere brutto e deforme, mi basta potermi arrangiare lasciando vivere a mia sorella la sua vita. La regina mi bacia sulla guancia e mi sorride. Una lacrima le scende dal viso, brilla come una perla.

Stessa scena dell'inizio: io, mia sorella, il grano, il sole, la strada, lo steccato. Camminiamo tenedoci per mano, ridiamo spensierati entrambi. Arrivano le amiche di mia sorella. "Ti va di venire giù al ruscello?". Mia sorella si gira vero di me; nel suo sguardo c'è un misto di imbarazzo, supplica e tenerezza. Io mi limito a sorriderle e ad allargare le braccia. Vedi? Ce la faccio da solo, vai ovunque il vento decida di portarti. Lei mi sorride, si gira e corre con le amiche verso il ruscello. Vedere il suo sorriso mi commuove. Piango mentre, appoggiato allo steccato, guardo all'orizzonte un sole caldo che tinge i campi di grano di un oro quasi abbagliante.

Il sogno finisce così, mi sveglio quasi subito dopo. E non mi stupisco affatto nell'accorgermi che alcune lacrime scivolano sulle mie guance.

Questo è, al momento, il sogno notturno più bello che abbia mai fatto.

 
 
 
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