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Missionari francescani del Rosario

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CHI SIAMO

 

L’ Associazione Secolare “Missionari Francescani del Rosario” si è riunita per la prima volta nel 2009 presso l’ospedale civile di Caserta. Si desiderava dar vita ad un’associazione di laici che vivesse nel mondo la missionarietà propria che scaturisce dal Battesimo, nella semplicità francescana, evangelizzando attraverso la preghiera del Rosario. Primo assistente spirituale dell'associazione è fra Rosario Perucatti ofmcap, ex cappellano dello stesso ospedale. Fra Rosario ha riunito intorno a sé volontarie e volontari ai quali ha dato mandato di recitare il santo Rosario della Madonna di Pompei insieme agli ammalati e ai loro familiari nella sala di attesa della rianimazione e nei vari reparti dell’Ospedale. Lo stesso fra Rosario ha poi dato vita ad una catechesi mariana, attraverso la Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, “Rosarium Virginis Mariae”, cui tutti erano chiamati a partecipare per acquisire una maggiore conoscenza del Rosario. Alla Missionaria dell’Immacolata Padre Kolbe Lucia Corcella, poi, è stata affidata una ulteriore catechesi sul valore ed il significato della missionarietà. È nata, infine, la tradizione di Solennizzare la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre: durante la Celebrazione Eucaristica, viene consegnato il mandato missionario a coloro che entrano a tutti gli effetti nell’Associazione. Oggi, l'“Associazione Secolare missionari francescani del Rosario”, nata dallo spontaneo desiderio di portare la parola di Dio ai fratelli, ha raggiunto una sua forma statutaria e continua ad operare anche al di fuori dell’ospedale e si offre a quanti sentono il desiderio di pregare.

 

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Il Vangelo

Post n°995 pubblicato il 01 Febbraio 2015 da mfr_caserta

Vangelo Domenica 1 Febbraio 2015
Mc 1,21-28
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Parola del Signore


Commento al Vangelo

Siamo sempre tentati di trovare altrove i nostri nemici. Gesù, con maggiore realismo, ci dice di guardare dentro la comunità: una fede solo devozionale, un'appartenenza solo esteriore, una fede solo intellettuale, ci impediscono una vera esperienza di discepolato.
L'indemoniato è simbolo di tutte le obiezioni che c'impediscono, infine, di diventare credenti. Abita nella sinagoga, partecipa alla preghiera, professa la sua fede (!); il primo esorcismo che Gesù esercita è nella comunità, tra i fratelli. Non esistono pericoli "fuori", ma "dentro" di noi, dentro le nostre scelte viviamo le contraddizioni della fede, dentro le nostre comunità abita la logica tenebrosa della divisione. L'affermazione del credente indemoniato è terribile: "Che c'entri con noi, sei venuto per rovinarci!". È demoniaca una fede che tiene il Signore lontano dalla quotidianità, che lo relega nel sacro, che sorride benevola alle pie esortazioni senza calarle nella dura quotidianità; è demoniaca una fede che vede in Dio un concorrente e che contrappone la piena riuscita della vita, con la fede: se Dio esiste io sono castrato, non posso realizzare i miei desideri; è demoniaca una fede che resta alle parole: il demone riconosce in Gesù il santo di Dio ma non aderisce la suo vangelo. Ecco tre rischi concreti e misurabili per noi discepoli che frequentiamo la sinagoga: professare la fede in un Dio che non c'entra con la nostra vita, un Dio avversario, un Dio da riconoscere solo a voce.

 

 
 
 
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