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Missionari francescani del Rosario

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CHI SIAMO

 

L’ Associazione Secolare “Missionari Francescani del Rosario” si è riunita per la prima volta nel 2009 presso l’ospedale civile di Caserta. Si desiderava dar vita ad un’associazione di laici che vivesse nel mondo la missionarietà propria che scaturisce dal Battesimo, nella semplicità francescana, evangelizzando attraverso la preghiera del Rosario. Primo assistente spirituale dell'associazione è fra Rosario Perucatti ofmcap, ex cappellano dello stesso ospedale. Fra Rosario ha riunito intorno a sé volontarie e volontari ai quali ha dato mandato di recitare il santo Rosario della Madonna di Pompei insieme agli ammalati e ai loro familiari nella sala di attesa della rianimazione e nei vari reparti dell’Ospedale. Lo stesso fra Rosario ha poi dato vita ad una catechesi mariana, attraverso la Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, “Rosarium Virginis Mariae”, cui tutti erano chiamati a partecipare per acquisire una maggiore conoscenza del Rosario. Alla Missionaria dell’Immacolata Padre Kolbe Lucia Corcella, poi, è stata affidata una ulteriore catechesi sul valore ed il significato della missionarietà. È nata, infine, la tradizione di Solennizzare la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre: durante la Celebrazione Eucaristica, viene consegnato il mandato missionario a coloro che entrano a tutti gli effetti nell’Associazione. Oggi, l'“Associazione Secolare missionari francescani del Rosario”, nata dallo spontaneo desiderio di portare la parola di Dio ai fratelli, ha raggiunto una sua forma statutaria e continua ad operare anche al di fuori dell’ospedale e si offre a quanti sentono il desiderio di pregare.

 

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Il Vangelo

Post n°1377 pubblicato il 02 Dicembre 2015 da mfr_caserta

Dal Vangelo secondo Matteo
15,29-37


In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d'Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Parola del Signor


Commento su Matteo 15,29-37

Ha compassione della folla, il Maestro. Non sono numeri, o casi clinici, non li analizza come possibili consumatori, non li ritiene delle risorse o dei problemi. Sono persone, singoli individui conosciuti ed amati. Ascolta le loro ferire, sente e condivide il loro dolore, guarisce e consola, risana e converte. Quanta grazia fluisce dalle sue parole! Quanta gioia interiore! E chiede ai suoi discepoli di imitarlo, di vedere al di là dell'apparenza, di mettersi in gioco. Ma: come fare? È un deserto, la vita, la fame di felicità è smisurata, dove riusciremo a trovare tutto il pane per colmare il cuore di chi ci sta accanto? Nella versione di Matteo il miracolo della moltiplicazione dei pani si differenzia per un particolare: sette sono i pesci donati dai discepoli, sette sono le sporte di pesce avanzato. Sette è il numero della perfezione, della pienezza: davanti alla folla che chiede, davanti al cumulo apparentemente insormontabile dei problemi che vediamo, mettiamoci completamente in gioco, totalmente in discussione. Il resto lo farà Dio. In questo tempo di avvento, travolti dalla crisi, spaventati dal futuro, siamo chiamati a non demordere, a mettere in gioco quello che siamo.

 

 
 
 
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