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IL BUIO DI "ROSSO MALPELO", IN UN FILM DI PASQUALE SCIMECA A SPERLINGA

Post n°36 pubblicato il 29 Luglio 2006 da savin_s
 
Foto di savin_s

Il buio, una metafora della vita che non è vita, che accomuna milioni di bambini nel mondo, sfortunati perchè non conoscono la luce, gli affetti, i giochi. A questi "figli di un Dio Minore", Pasquale Scimeca, il regista di Placido Rizzotto, dedica il suo ultimo film:"Minatori. Rosso Malpelo". Un soggetto che nasce da una novella di Giovanni Verga, dallo stesso titolo. Le riprese sono iniziate una settimana fa a Sperlinga e si concluderanno a fine agosto, quando la troupe si sposterà nella miniera abbandonata di Floristella, e nella vicina Piazza Armerina.

L'immagine delle sofferenze di un minore, sfruttato e vessato: Rosso Malpelo, appunto. Il protagonista è un ragazzino quattordicenne di Assoro, Antonio Ciurca. Con il suo volto smunto e gli occhi disubbidienti, potrebbe essere un bambino che lavora ancora oggi in miniera o vive nelle favelas brasiliane, o ancora un piccolo disperato che di notte sgattaiola dalle fogne di Bucarest, in cerca di cibo.

L'attualità e la fedeltà del testo verghiano si intrecciano, parafrasando le parole del regista, "in una fedele interpretazione della novella relativamente alla dolorosa piaga dello sfruttamento dei minori, affetti da una condizione subumana, perchè costretti a lavorare in solitudine."

Sullo sfondo, lo scenario suggestivo ed abbandonato di un entroterra siciliano, in cui il villaggio preistorico di Sperlinga, abitato fino a dieci anni fa, costellato da grotte, è la location naturale per rendere vivo un ambiente fatto di miseria ed umiliazione. Con i suoi paesaggi infiniti e le sue realtà sconosciute, la cittadina con il castello, scavato nella roccia,è la sintesi di tutti i luoghi dimora e rifugio di tante civiltà.

Il film nasce come un progetto per valorizzare i luoghi e la cultura, il mondo dei minatori con le sue mille sfaccettature, legate alla sofferenza, una sofferenza che si trasforma in ribellione. Una pellicola che si attiene al verismo verghiano, ma lo supera, per condurre la dimensione del racconto ai nostri giorni.

Non professionisti quasi tutti gli attori, scelti proprio tra la gente che conosce bene il mondo delle miniere, la sofferenza e la durezza: dal protagonista al piccolo Omar Noto, di Sutera, che vive davvero a contatto con gli animali e la natura, proprio come uno dei personaggi della novella.

Una storia che tutti conosciamo quella di Malpelo, il ragazzino che, nella Sicilia degli ultimi anni dell'ottocento, vive da solo, con la madre, dopo la morte del padre, un minatore, morto per un crollo nella miniera in cui lavorava. Lo chiamavano così perchè aveva i capelli rossi, e, secondo le credenze popolari il pelo rosso è indice di malvagità e cattiveria. Malpelo lavora anche lui in una miniera, e il buio dei cunicoli sotterranei finirà per inghiottirlo.

Dunque il passato della novella di Verga, ma anche il presente, quello di tanti ragazzini costretti a lavorare in condizioni disumane, sfruttati, privati barbaramente della loro infanzia e della loro spensieratezza. Il film di Scimeca è proprio questo, un gioco di intrecci e rimandi, tra un presente attuale e un passato non troppo lontano, una denuncia per dire basta ad una schiavitù del corpo, ma soprattutto dell'anima, quella dei bambini-adulti.

 
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