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A LAMPEDUSA: STORIE ORDINARIE DI SOGNI INFRANTI

Post n°37 pubblicato il 20 Agosto 2006 da savin_s
 
Foto di savin_s

Hanno 20, 25 anni. Alcuni non parlano neppure e dell'inferno di cui sono protagonisti capiscono ben poco. Nei loro sguardi c'è paura, disperazione, incertezza e tanta voglia di vivere. E il futuro è l'incognita più grande. Li chiamano clandestini, ma di clandestino loro hanno ben poco, solo la voglia di lottare e fuggire in cerca di una vita migliore.

A Lampedusa, dove i barconi e le carette del mare arrivano senza sosta e attraccano lente alla riva...Storie ordinarie di sogni infranti...

C'era  un bancario marocchino di 24 anni, che ha approfittato delle ferie estive per lasciare il suo paese e tentare la fortuna in Italia, tra i morti nel naufragio di venerdì notte. E ancora, tra i superstiti un palestinese che non riesce a rassegnarsi alla morte dell'amico più caro: lo ha visto sparire tra le onde. Così come un clandestino caduto in mare e, dicono i naufraghi, divorato da un pescecane. E c'è la piccola Juliette, sudanese di appena un anno, sbarcata a Lampedusa dopo un lungo viaggio con i genitori. Sono alcune delle storie raccontate dagli immigrati sopravvissuti al naufragio e da quelli arrivati sull'isola la notte scorsa. Si sono ritrovati nel Centro di permanenza temporanea e hanno trascorso ore a raccontarsi le drammatiche esperienze vissute. 

                                          

BANCARIO A 400 EURO AL MESE, CLANDESTINO IN FERIE - Aveva deciso di cambiare vita, di lasciare il suo paese, il Marocco, e il lavoro in banca, uno dei clandestini morti nel naufragio. "Non si accontentava - raccontano gli amici partiti con lui e sopravvissuti alla tragedia - voleva di più, non gli bastavano i soldi che guadagnava". Così il giovane ha deciso di partire approfittando delle ferie estive. "Dico che vado in vacanza - aveva detto ai compagni - ma spero di non tornare più". Ma il visto turistico per l'Italia non gli è stato concesso e allora il nordafricano ha deciso di raggiungere le coste siciliane partendo dalla Libia. Via terra ha raggiunto Al Zwara, e si è imbarcato. Agli scafisti ha dato duemila euro. "In banca - raccontano gli amici - ne guadagnava 400". Con pochi mesi di stipendio si è pagato un viaggio finito nelle acque di Lampedusa.

HA VISTO MORIRE L'AMICO: ORA PIANGE, NON L' HO AIUTATO - Piange disperatamente Amir, un ragazzo palestinese di ventidue anni che ha visto annegare il suo migliore amico. "Eravamo partiti insieme - ha raccontato ancora sotto choc - ci siamo sempre aiutati, ma quando ne aveva più bisogno per lui non ho potuto fare nulla. L'ho visto affondare, ma in quel momento potevo solo pensare a salvarmi".

CADUTO IN MARE, DIVORATO DA UN PESCECANE - È tragico il racconto dei clandestini che hanno assistito impotenti alla morte di un loro compagno di viaggio. "È caduto in mare - hanno detto ieri ai volontari di Medici Senza Frontiere che li attendevano dopo lo sbarco sul molo del porto di Lampedusa -: in un istante è stato divorato da un pescecane".

JULIETTE, UN ANNO; LIETO FINE NELLA TRAGEDIA - È a lieto fine, invece, la storia di Juliette, piccola sudanese di un anno arrivata a bordo di una 'carretta del marè insieme ai genitori. Sta bene nonostante i cinque giorni di navigazione, tre dei quali alla deriva senza acqua nè cibo. Avvolta in una copertina bianca sorride ai volontari di Msf che l'accompagnano al Cpt.

PENSAVANO DI NON VEDERSI PIÙ, SI RITROVANO SULLA BANCHINA - E positivo è l'epilogo della vicenda che ha unito due clandestini sudanesi. Entrambi convinti che l'altro non ce l'avesse fatta a sopravvivere al naufragio, si sono ritrovati sulla banchina del porto di Lampedusa, ciascuno soccorso da una diversa motovedetta della Guardia costiera. Quando, ormai all'alba, si sono incontrati, si sono abbracciati piangendo. "Sei vivo - ha detto uno all'altro - sia ringraziato Allah". 

                                                  

 

 

 
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