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GLI STRANI GUSTI DI CERTI VECCHIETTI...

Post n°38 pubblicato il 30 Agosto 2006 da savin_s
 
Foto di savin_s

Guardate un po’ quello che succede a Gela… tra cronaca rosa e gossip …In Sicilia c’è un invasione di polacche, romene,albanesi. Belle e aitanti. E si sa! Il maschio siciliano anche avanti negli anni…beh sempre “masculu” è …e così…

GELA (Caltanissetta) — Dicono che la storia non ha rilievo penale. Ma su quest’aggettivo si sprecano i doppi sensi e le implacabili risate di chi s’affaccia fra le aiuole della villa comunale per capire se davvero i vecchietti vanno a caccia di colf, bambinaie e badanti dell’Est pronte ad arrotondare gli stipendi concedendo veloci «toccatine » a gambe, tette e chiappe.
E nella scandalosa Gela che fa sempre parlare di sé per mafia e racket un’allegra pruderie avvolge le chiacchiere di fine agosto, alimentate da un medico che per salvare uno zio novantenne, o meglio la pensione dello zio, denuncia trattative e tariffe. Più che da un moto di sfegatato moralismo o da questioni sanitarie, la pietas del nipote in camice bianco sarebbe legata alle difficoltà di tanti anziani che non riuscirebbero più ad arrivare a fine mese con la pensione per quel piacevole passatempo coltivato fra romene e polacche, albanesi e croate.
In provincia le chiacchiere gonfiano a dismisura anche gli scampoli di verità. E c’è chi prende per una bufala i dettagli sul tariffario praticato all’ombra di palme e ficus: tre euro per una pacca sul sedere, due per sfiorare le gambe, cinque per palpare un seno. Ma c’è pure chi conferma, confessa e si danna perché sui vizietti di quella villa ha già scritto un libro e un altro ne avrebbe messo in cantiere.
È lei, la scandalosa scrittrice di Gela, Silvana Grasso, professoressa di greco a liceo, autrice di libri anche per Rizzoli e Einaudi, vincitrice del premio Grinzane Cavour, spesso in tv su Raiunomattina, ad ammettere di aver trattato in prima persona con alcuni vecchietti: «Questa villa mi appartiene. E’ la mia alcova letteraria. La villa è come la città. Campeggia una sola ossessione: il sesso».
La provocazione è l’anima delle sue storie e della sua vita. Come accadde quando propose le nozze al sindaco Rosario Crocetta che della sua omosessualità non ha mai fatto mistero. Così, dopo l’ultima opera dal titolo «Disìo», che è il siculo «desiderio», la Grasso racconta il paradosso del giardino «Garibaldi»: «Io lo so che incarno per questi anziani il modello della trasgressione dell’Est. Pelle chiara, capelli rossi e occhi verdi, mi presento in abbigliamento vergognosamente allusivo, tigrato, spacchi, vita stretta, chioma slegata proprio per essere adescata ».
E la richiesta arriva: «Quando mi sento chiedere ‘Quantu vo’?’ (quanto vuoi?), non mi tiro certo indietro, io che per vivere un’esperienza letteraria mi butterei nel fuoco. E contratto...».
La prima volta c’è rimasta male, come spiega ironica: «Un vecchietto offriva 10 euro. Eh no, almeno il doppio. Stimolato, mi chiedeva "Si pulara?" che sta per ‘polacca’. E io, da filologo classico, servendomi del mio greco inutile a Gela, annullando ogni traccia di dialetto: "Sono della Bielorussia". E lui, perso: "Con 500 euro di pensione debbo pagare casa, luce...". L’ho tranquillizzato e l’ho spedito dietro gli alberi dove ancora mi aspetta...». Gli stessi tronchi scelti dalla Grasso come epilogo de «L’albero di Giuda», il libro sul sogno onirico di un protagonista in cui lei tratteggia il maschio di Gela: «Per avere l’unica erezione della vita si impicca e finalmente la corda al collo gonfia il resto... Sì, in città mi hanno odiata».
Com’è capitato al sindaco comunista stanco delle avance, adesso pronto a difendere vecchietti e straniere, come spiega Crocetta: «Sono due tragedie incrociate. La solitudine, da una parte. Il dramma di chi è sottopagato, dall’altra». Lo sa che qui e altrove c’è un boom di unioni atipiche fra pensionati e straniere di trent’anni più giovani. E se potesse spargerebbe bromuro: «Manzoni nella Pentecoste raccomandava che lo Spirito Santo placasse gli eccessivi ardori degli anziani. E le romene in Italia allora non c’erano...». Come dire che la storia è antica e non è solo una storia di Gela.
                                                                            
                                                                   Felice Cavallaro
Corriere della Sera - 29 agosto 2006

 
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