Maestra Mecala

tra clown, educazione e sogni da praticare

 

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LETTERA AD UNA BAMBINA. (CREPET)

Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni-segnali a volte sfacciati delle nostre assenze ma di attenzione. Vorrei che gli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei più saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono oltre alle regole le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire i vuoti, né pietire uno sguardo o un'ora d'amore. Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia. Adora la tua inquietudine finché avrai forza e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, sopratutto i più pavidi e vulnerabili. Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio per curiosità, rispetta anche la loro paura eccessiva. Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell'orizzonte. E tu allora porterai quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima. Paolo Crepet

 

 

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Il clown un angelico artista di atti di umanità

Post n°4 pubblicato il 24 Febbraio 2014 da charmelina78

"Il clown, nel cammino confuso dell'uomo sposta i rami che oscurano il sole, ritrova i passi che portano alla sorgente, all'anima" così scrive Lavalee interrogandosi sulla figura mistica di questo essere mezzo angelo e mezzo demone, che consapevole dei suoi passi si muove nel mondo sfiorando le anime che incontra per offrire poesia. La poesia che nasce dall'ascolto del silenzio, dalle vibrazioni della natura, dai sussurri delle lumache, dalla ricerca delle conchiglie, dall'innamorarsi delle stelle, dall'abbracciare gli alberi. Una poesia che nasce quando ci si sofferma a guardarsi in torno, a riguadagnare il tempo delle relazioni, delle emozioni. A fare atti di gentilezza, ad accarezzarsi il cuore mentre ti perdi in uno sguardo.

Non è un buffone, non è un semplice pagliaccio, ma dentro quel naso Rosso è pienamente se stesso. Un clown conosce la sacralità dei cuori che incontra perché riconosce la preziosità del suo cuore, per questo ne ha rispetto, per questo dosa i suoi passi, affinché le sue scarpe grandi siano soffici al cammino e all'incontro. 

Nel cammino di scoperta del tuo clown ti concedi atti di gentilezza, di accoglienza e carezze verso il tuo esistere, ne scoprì il potere salvifico, ne sperimenti la potenza dirompente e allora diventi il cambiamento che cerci, lo pratichi, lo offrì come atto psico magico alla vita, la tua e quella delle persone che incontri sul tuo cammino. 

Il clown sa prendersi cura del mondo, delle anime che sfiora, perché sa prendersi cura di se stesso.È responsabile dei suoi atti poiché è consapevole della forza che possiede. Sa leccarsi le ferite della vita, sa piangere e sorridere, e mentre gli altri ridono dei suoi passi lui si accoglie e cresce.

E' fuori dagli schemi perché non ha bisogno di logiche precostituite, lui si affida all'universo prezioso delle emozioni, si lascia attraversare da esse filtrandone la bontà, guarda alla sofferenza senza esorcizzarla, ma la umanizza nella cifra della solidarietà e dell'umanità.

Agli occhi dei più sembra non avere regole, non avere limiti, le sue regole sono l'amore, l'ascolto delle proprie emozioni, la consapevolezza di quanto vive e la fiducia di riporla nel mondo quando chiede aiuto, quando chiede carezze mentre le offre all'altro, quando si abbraccia perdendosi sul cuore del primo sconosciuto, quando inciampa in un sorriso accanto ad una flebo, quando sceglie l'onesta' anche se non è di moda, quando agisce per cambiare il mondo e non lo subisce, quando insegue la forza dirompente del desiderio e non vive di desiderato, quando si riappropria del tempo dell'ascolto soprattutto dell'ascolto di se stesso.

 
 
 
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Data di creazione: 25/11/2013
 

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Mi ricorda un mio post di qualche settimana fa. :)
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