Cazzeggiando

Stamani, passeggiando con l'ombrello sulla spiaggia di Viareggio, a guardare il mare grosso, una bottiglia mi è rotolata sui piedi.

Dentro c'era un cartiglio con una storia che qui riproduco:

Io c’ero già stato, in un privè.

Con la mia amica di prima, ogni tanto ci andavamo ma non abbiamo mai cercato lo scambio.

Il massimo della nostra trasgressione era stato fare sesso in pubblico (persone che peraltro facevano lo stesso) che a lei piaceva molto.

L’ho portata al privè dopo due mesi che ci frequentavamo.

Al privè si va a mezzanotte, noi eravamo ancora famelici l’un dell’altra e la serata era frizzante.

In albergo avevamo giocato a lungo ed eravamo eccitati come ricci.

Il privè è un locale dove si va per lo scambio di coppia o per qualunque trasgressione lecita e condivisa.

Il nostro era su due piani, sotto una piccola ed affollata discoteca, dove dopo un certa ora si poteva già intuire cosa sarebbe successo poi.

Soprattutto le donne, diventavano provocanti.

Sempre più nude.

Al primo piano il privè vero e proprio:

La stanza buia, dove chiunque è autorizzato a toccare chiunque (e a smettere appena respinto),

la stanza delle coppie, dove appunto sono ammesse solo coppie, e dove si fa sesso e ci si scambia oppure si svolgono i primi approcci per poi cercare una stanza privata , che quasi sempre è aperta per consentire a chi vuole di guardare.

Nella stanza buia stava abbracciata a me, le spalle rivolte alla sala, improvvisamente mi sussurra:

“Ho due dita nella figa”

e non erano le mie.

“Mandalo via, se non vuoi”

“No, mi piace”

Pensavo che fosse un uomo solo (al privù sono ammessi anche i singoli e pagano un mucchio di soldi), ma un momento dopo una donna piccola si insinuava fra noi due, a farsi toccare ed a toccarci.

(Ci hanno detto poi che le loro due mani si incontravano fra le gambe della mia donna.)

Ho ancora la sensazione di un attimo in cui la mia donna ansimava al mio orecchio sentendo le dita dello sconosciuto dentro la sua figa e la sua donna accosciata di lato a noi, mi praticava una fellazio.

Poco dopo eravamo in una stanza libera a rotolarci in quattro.

Ed erano due ragazzi, molto più giovani di noi.

Belli, soprattutto lei.

Ho ancora in mente il momento nel quale lui prendeva la mia compagna da dietro ed io le tenevo il viso accarezzandola e sentivo le spinte dell’altro che la facevano gemere.

La ragazza era invece meno partecipe pur senza mai tirarsi indietro.

C'è un gesto che io faccio spesso, nei giochi del sesso ed è di tirare la mia compagna verso di me. Con i suoi polpacci sui miei avambracci, le mie mani sulle sue cosce, acconcio la mia compagna per meglio stendermici sopra.

Ho fatto questo con la giovane livornese e lei mi ha detto:

“Oh! un sono mi'a una ‘onigliola!”

Erano livornesi ed il dettaglio è importante solo per il loro accento, ancora oggi la frase è oggetto di battute e ci fa ridere..

C'è una regola che abbiamo sempre rispettato: il mio piacere deve essere sempre con lei, così è stato anche quella volta e forse alla giovane ‘onigliola non ha fatto piacere perché anche il suo uomo ha goduto con la mia donna.

Quando siamo usciti mi ha detto:

“che sensazione, due uomini che vengono dentro di te in pochi minuti...”

Alle cinque di mattina eravamo in albergo e dopo la doccia l’abbiamo fatto ancora.

Era una notte di gennaio.

Questo ho trovato sulla spiaggia di Viareggio.

Chi l'ha messo nella bottiglia, sconosciuto autore, voleva comunicare le sue emozioni al mondo.

Io sono semplice esecutore di una volontà non mia.